Il Blog di Che Scuola?!

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7 Dic
2024
La pedagogia della lentezza: come metterla in pratica

Orientamento e Open Day 0-3 anni

La pedagogia della lentezza: come metterla in pratica

Scegliere la scuola dell’infanzia è un passo importante per ogni genitore. La ricerca della scuola dell'infanzia ideale è guidata dal desiderio di trovare un luogo dove il bambino possa sentirsi accolto, protetto e stimolato, un ambiente che gli permetta di esprimere la sua personalità e di sviluppare le sue potenzialità in modo sereno. È naturale desiderare per i propri figli un luogo che assecondi i loro bisogni, non solo cognitivi, ma soprattutto emotivi. In un mondo in cui spesso si corre troppo, alcuni asili e scuole dell’infanzia decidono di ridurre la velocità, per poter garantire che tutto sia orientato al benessere del bambino. In queste scuole il tempo rallenta e diventa il prezioso amico dell’infanzia, in grado di aiutare i bambini a vivere ogni esperienza lentamente e con tranquillità. L’importanza della lentezza durante l'infanzia Nel periodo dell’infanzia, il tema della lentezza assume una grande importanza. I bambini, soprattutto quelli più piccoli, non dovrebbero sperimentare la fretta. Il tempo per un bambino dovrebbe scorrere con naturalezza e rispetto dei suoi ritmi. Studi scientifici sottolineano come un ambiente sereno, dove i tempi del bambino vengono rispettati, possa sviluppare non solo il benessere emotivo, ma anche le sue capacità di apprendimento e relazione. Come ha scritto il pedagogista Loris Malaguzzi: “Ogni bambino ha cento linguaggi per raccontare il suo mondo, ma il problema è che gli viene rubato novantaquattro.” Favorire ritmi lenti non significa rallentare il progresso, ma creare le condizioni per una crescita equilibrata, in cui il bambino possa esprimere liberamente il proprio potenziale. Pratiche quotidiane negli asili per garantire il benessere Per rendere più chiaro ai genitori cosa si intende per lentezza nelle scuole dell'infanzia abbiamo chiesto alla Dott.ssa Elisa Brosio, supervisore pedagogico dell’Asilo Morelli in che modo mettono in pratica nella loro quotidianità la pedagogia della lentezza. “Presso l’Asilo Morelli tutto l’approccio educativo è orientato al benessere dei bambini e la pedagogia della lentezza guida la scelta di una routine che bilancia cura, apprendimento e scoperta”. La natura come compagna nella crescita Il nostro asilo è immerso in un piccolo e silenzioso borgo della collina torinese e questo contesto facilita un approccio basato su ritmi lenti e non frenetici. La vicinanza ai boschi e al parco Europa ci offre la possibilità di fare spesso passeggiate in natura offrendo un’esperienza educativa unica e profonda. Passeggiate, giochi all’aperto e attività creative con materiali naturali stimolano la curiosità, favoriscono l’equilibrio emotivo e insegnano il rispetto per il mondo circostante. Spazi e ambiente per i bambini Il nostro asilo ha spazi molto ampi e luminosi che accolgono e tranquillizzano i bambini poiché trasmettono sensazioni di sicurezza e comfort. Il giardino e l’orto offrono ai bambini la possibilità di esplorare in assoluta sicurezza coccinelle, farfalle, la crescita degli ortaggi. Imparano che ogni processo ha un tempo, che questo tempo va accettato e rispettato; i bambini fanno così esperienza della scoperta ma sperimentano nel contempo la capacità di aspettare e pazientare.     La scelta di Educatori empatici: l’asilo come ambiente di ascolto e cura Crediamo che gli educatori siano le figure di riferimento fondamentali nella vita dei bambini e che debbano guidarli con gioia e cura. Per questa ragione nel nostro asilo poniamo grande attenzione nella fase di selezione di educatori empatici e amorevoli che sappiano accogliere le unicità di ogni bambino per incoraggiare la manifestazione delle loro emozioni con grande pazienza e capacità di ascolto.   Creare una comunità educante per la serenità dei genitori Spesso i genitori con bambini piccoli vivono momenti di grande stress e preoccupazione. All’asilo Morelli crediamo che sia importante accogliere, non solo i bisogni dei bambini, ma anche quelli dei genitori e per questa ragione poniamo grande attenzione all’ascolto della famiglia. Organizziamo spesso momenti di aggregazione tra le famiglie e promuoviamo una relazione di fiducia e collaborazione tra tutte le figure che accompagnano i bambini nella loro crescita. Abbiamo constatato che questa connessione aiuta i genitori ad affrontare le sfide quotidiane con più leggerezza e serenità. Approfondimenti bibliografici sulla Pedagogia della Lentezza Per approfondire i temi trattati in questo articolo e scoprire ulteriori evidenze scientifiche a sostegno dell'importanza di un'educazione lenta e rispettosa dei ritmi del bambino, vi suggeriamo la consultazione delle seguenti risorse: Malaguzzi, L. I cento Linguaggi dei bambini Un classico della pedagogia dell'infanzia, che offre una visione approfondita del pensiero di Malaguzzi e del modello educativo delle scuole Reggio Emilia. Louv, R. (2005). L'ultimo bambino dei boschi Un'opera fondamentale che sottolinea l'importanza del contatto con la natura per lo sviluppo del bambino. Open day: Prenota subito il tuo posto per conoscere meglio L'Asilo Morelli Sabato 11 gennaio 2025 10:30 - 12:30 Open Day e laboratorio per i bambini ''I colori dell'inverno'' Giovedì 23 gennaio 2025 16:30 Open Day e Merenda coi bambini Per organizzare al meglio gli eventi è gradita la registrazione all' Open Day attraverso il modulo allegato. Per altre informazioni l'asilo attraverso: il numero di telefono 0116612588 oppure scrivendo una email all'indirizzo info@asilomorelli.it

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2 Dic
2024
Cosa sono le Scuole Parentali

Nuovi Scenari Educativi Per tutte le età

Cosa sono le Scuole Parentali

Le scuole parentali e i progetti educativi a gestione familiare stanno crescendo in numero sempre di più alto. L’interesse sempre maggiore verso questa alternativa educativa nasce in virtù della partecipazione diretta dei genitori che queste realtà prevedono attraverso un patto educativo scuola-famiglia chiaro e condiviso.  Talvolta, soprattutto nelle piccole realtà, il ruolo dei genitori può andare oltre la condivisione di intenti educativi prevedendo, per esempio, la partecipazione attiva nella gestione dei servizi e nell’organizzazione interna. La suddivisione di compiti e responsabilità nella gestione della scuola dei propri figli rende i genitori attivi e partecipi in luoghi in cui generalmente sono solo spettatori. Andare nella scuoletta di tuo figlio e partecipare con altri genitori alla pulizia dei locali, alla scelta del menù o riparando la lampadina rotta, ripaga delle ore che non hai passato con lui e ti rende parte del suo ambiente di crescita anche quando non ci sei. La realtà delle scuole parentali permette di riscoprire il valore della comunità e della condivisione permettendo di trasmettere ai bambini anche attraverso l’esempio. Sempre più educatori credono nell’importanza di un’alleanza scuola-famiglia poiché supporta la crescita sana dei bambini e, per tale ragione, vale la pena impegnarsi nella ricerca di un percorso educativo condiviso, anche se non sempre risulta semplice e di immediata attuazione. Le scuole parentali presenti a Torino Nella sola città di Torino sono presenti almeno quattro realtà educative a gestione parentale, e decine sono quelle nei comuni limitrofi. Questo numero tende a crescere sempre di più proprio in virtù della risposta che le scuole parentali permettono di dare ai genitori che vogliono partecipare attivamente alle scelte educative dei propri figli.  Nell’ottica di orientare le tante famiglie che cercano questo tipo di realtà “Che Scuola” presenta un breve elenco delle scuole parentali e progetti educativi presenti nelle vicinanze della città di Torino. Ricordiamo, inoltre, che attraverso il nostro motore di ricerca sarà possibile individuare facilmente anche quelle che nasceranno in futuro.   Che Scuola!? si augura, come nel nostro manifesto esplicitato, di essere di supporto alle famiglie e a “tutte” le realtà educative che mirano a crescere i bambini in uno spirito di collaborazione e unità di intenti. Ecco l’elenco dei contatti. La Casa delle Meraviglie Progetto Educativo 2-3 anni, 3-6 anni, 6-11 anni Parco della Maddalena, Moncalieri Sito-web Email: casadellemeraviglietorino@gmail.com Tel 39 3285428753 La Vita al Centro Micronido, Giardino d’Infanzia, Istruzione parentale Elementare e Media Strada del Nobile 86/92 Torino    Profilo Che Scuola Email retevitaalcentro@gmail.com Tel 011 450 6456 Tel 373 7161926 Crescendo – Pedagogia Waldorf Progetti educativi a gestione parentale 6-10 anni e 10 – 14 anni Corso Casale 246, 10132 Torino sito web tel 39 3714189356 Scuola San Martino  Infanzia 3-5 anni, ludoteca Via Villar 25, Torino, zona Borgo Vittoria https://www.sanmartino.education/ Email memore.sara@gmail.com Tel 32930028 Una Balena Nel Bosco Progetto di libera immersione in Natura 2-6 anni Rivoli Pagina Facebook Email uabalenanelbosco@gmail.com Tel 389 427 3541 Malacatù Ambiente Educativo Progetto educativo a gestione parentale 6-10 anni, Pavarolo (TO) Educazione diffusa in Torino Pagina Facebook Email malacatu.edu@gmail.com Tel 340 583 5823 L’officina Sul Po Progetti di pedagogia nel bosco 0-2 anni e 3-6 anni Via Diaz 19 San Mauro Torinese Pagina Facebook Email educazione@lofficinasulpo.it Tel 328 549 5472 Il Chicco di Grano, Pedagogia Steiner-Waldorf Progetti educativi a gestione parentale 3-6 anni e 6-10 anni Via Arnaldo da Brescia 22 - 10134 Torino Email: segreteria@chiccodigrano.it Pagina Facebook Tel 011 414 3554 Tel 3315271399 Arcadia Progetto Educativo  Progetto educativi parentale 1-3 anni e 3-6 anni Piossasco Pagina Facebook Email arcadiaprogettoeducativo@gmail.com Tel 340 464 9848 A Modo Mio Progetto Educativo In Outdoor Progetto educativo in outdoor dai 6 -10 anni e 11-13 anni. Strada Gran Turna, Giaveno Pagina Facebook Tel 3357561198 Montessori In Pratica – Val di Susa  Progetto educativi parentale 1-3 anni e 3-6 anni Almese, Druento, San mauro Pagina Facebook Email montessoriinpratica@gmail.com Tel 333 756 1780  Polo Educativo Montessori Progetti educativi 2-6 anni, 6-11 anni, 11- 14 anni Via Vittoria Nenni 90,Rivalta Email info.poloeducativo@gmail.com Tel 331 280 2146 Tel 379 122 2086 La Bottega delle Ranocchie Progetti educativi a gestione parentale 0-3 anni e 3-6 anni  Lungo Po Abellonio 9 Moncalieri  sio web pagina Facebook Tel 373 708 57 64 Gli gnomi dei Kiwi Progetti educativi a gestione parentale 0-3 anni, 3-6 anni, 6-10 anni Via Bassino 27 Abbadia di Pinerolo sito web pagina Facebook Email glignomi.deikiwi@gmail.com Tel 3338950575 Scuoletta Montessori Progetti educativi a gestione parentale 3-6 anni, 6-10 anni, 10-13 anni  Strada Stupinigi 104 – Orbassano sito web pagina Facebook Email associazione@scuolettamontessori.it Tel 0110269835  Il Bosco dei Marmocchi & Natura Nostra Maestra Asilo nel bosco dai 2 ai 5 anni, Scuoletta nel Bosco dai 6 agli 11 anni Strada Trognani 15, Druento sito web Email naturanostramaestra.info@gmail.com Tel 3474009367 Liberi Tutti! Imparare in Natura Laboratori in Natura per crescere ed imparare Tutor e sostegno, Primi Voli 2 – 5 anni, Volpi Primaria 6-10 anni, Superior 11-13 anni Poirino Pagina Facebook Email liberituttiscuolafamigliare@gmail.com Tel 349 435 3159 Santa Clelia Progetto educativo 6-10 anni Regione Rossana 7, Mazzè, Torino Email radicipersognare@virgilio.it Tel 3387022261 La Tana sulla Luna Progetto di Educazione Parentale 2-6 anni Pagina Facebook Strada Galassa 12, Cumiana, Torino Email latanasullaluna@gmail.com Tel 399 6684781 Tel 347 47187286 La casa del Cuore Casa dei Bambini Montessori 3-6 anni  Via Tetti Grella 180 Vinovo (To) Tel. 39 328 971 1380 Email: casadelcuore.montessori@gmail.com La Casa di Ghitin Casa dei Bambini Montessori 3-6 anni Via Rivalta 9 Rivoli (To) Tel. 3519144930 Email: casadighitin.montessori@gmail.com La tana nell’albero Casa dei Bambini Montessori 3-6 anni Via Cascina Romana 66 Rivalta di Torino Email:info.poloeducativo@gmail.com Tel. 3312802146 La Masera  Progetto pedagogia in natura età 4-13 anni. Via Carpanea, 8_ San Raffaele Cimena (To) Sito web La Masera Progetto 6-11 anni email lamasera.info@gmail.com Cell 371 364 4168 Antonella Giostra

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12 Nov
2024
L’Autunno e le Sue Ricorrenze: le Lanterne di San Martino

Eventi e Incontri Per tutte le età

L’Autunno e le Sue Ricorrenze: le Lanterne di San Martino

Nel cuore dell’autunno la natura si trasforma: le giornate si accorciano inesorabilmente, le foglie cambiano colore prima di cadere, lasciando i rami spogli. Tutto si prepara alla quiete invernale. La natura si addormenta esteriormente e la terra si sveglia nel sottosuolo, accogliendo nel suo grembo quei semi che daranno nuova vita nella primavera futura. Allo stesso modo l’essere umano non gode più di quella solarità sognante estiva; l’oscurità e il freddo lo costringono a ritirarsi nella propria interiorità per coltivare una luce nuova, una luce interiore. Il ritmo delle stagioni ricorda che, nonostante le sfide, possiamo sempre trovare un’opportunità di rinnovamento. La Storia di San Martino San Martino è vissuto nel IV secolo dopo Cristo; di origini romane, figlio di un tribuno della legione, nacque nell’odierna Ungheria e trascorse l’infanzia a Pavia. Divenne poi militare, inviato in Gallia. Così il narratore Jacob Streit immagina il momento che, secondo la tradizione, cambiò la sua vita: “Cavalcava alla volta della città di Amiens, soffiava un vento gelido, ed era troppo freddo persino per i corvi in volo nell’aria. Le ultime rigide foglie d’autunno turbinavano via dagli alberi quasi spogli. D’improvviso, dinanzi a sé, ai margini della strada, Martino scorse una figura. Era poco vestita e si appoggiava a una grande pietra per trovare riparo dal vento. Il mendicante alzò una mano implorante e mormorò parole che il vento disperse e guardò con occhi grandi verso Martino. Allora egli si tolse il mantello dalle spalle, sguainò la spada e tagliò dall’alto in basso il mantello in due. Porse la metà al mendicante che vi avvolse le sue membra tremanti, pieno di riconoscenza. Martino si gettò l’altra metà sulle spalle. Continuò a cavalcare verso la città per trovare albergo”, affrontando pioggia battente e forte vento. Poco dopo le nubi si diradarono, la pioggia cessò e l’aria divenne mite; il sole fece capolino tra le nubi, come se fosse un giorno d’estate.  La notte seguente, il cavaliere fece un sogno in cui vide Cristo vestito con la metà del suo mantello. Al risveglio, per sua grande meraviglia, si accorse che il mantello era integro. Questo sogno non solo segnò un momento di profonda trasformazione per Martino, ma anche la scoperta del legame tra la sua generosità e la luce interiore.  Origini della Festa Originariamente celebrata in Francia, la festa di San Martino, che cade l'11 novembre, segnava la fine dei lavori nei campi, si diffuse nel corso dei secoli in tutta Europa. Le tradizioni legate a San Martino sono variegate, specialmente in Germania e Scandinavia, dove la ricorrenza è celebrata con un grande falò chiamato “Martinsfeuer”. Nelle notti che precedono l’11 novembre, adulti e bambini partecipano a processioni, portando lanterne e intonando canti dedicati a San Martino dirigendosi verso la piazza principale, dove il grande falò viene acceso. Dopo la "Laternenumzug", la processione notturna, le lanterne di carta vengono appese a dei rami e i partecipanti recitano filastrocche propiziatorie. Ogni partecipante riporta a casa la propria lanterna, da accendere ogni giorno fino al periodo dell’Avvento, poiché si crede che essa porti prosperità, gioia e fortuna. Come si Festeggia San Martino nelle Scuole Waldorf Nei giorni che precedono la festa di San Martino le scuole Waldorf organizzano attività per trasmettere ai bambini l'importanza di questi valori attraverso storie, canti e laboratori. Nei giardini d’infanzia e nelle prime classi delle scuole, si respira un’atmosfera di attesa e vivace entusiasmo. I bambini, guidati dai loro insegnanti, si immergono in attività di preparazione. La storia di San Martino viene raccontata, poi recitata e cantata dagli allievi stessi, un racconto che non solo narra le sue gesta, ma trasmette anche valori di generosità e condivisione. Mentre le parole prendono vita, i piccoli si lasciano ispirare e coinvolgere, immaginando l’eroico gesto del santo che condivide il suo mantello con il povero. Contemporaneamente nelle classi dei più grandi si avviano le preparazioni culinarie, si impastano biscotti o pane arricchito con uvetta e mandorle, ingredienti che non solo rendono il pane delizioso, ma simboleggiano anche il calore e l’abbondanza della stagione. Le mani si muovono con entusiasmo, creando prelibatezze da condividere.  Altrettanto importante è la creazione delle lanterne, un'attività che stimola la creatività, utilizzando materiali diversi e adatti a ogni fascia d’età: dall’asilo fino all’VIII, si assemblano e si decorano le poetiche lanterne che illumineranno la sera della festa. Tali attività, ricche di significato, contribuiscono a rendere i preparativi di San Martino un momento speciale di apprendimento e crescita collettiva. Queste festività offrono momenti di riflessione volte a rafforzare i legami tra le persone, L’accensione dei lumini e delle lanterne simboleggia la speranza, invita a contemplare e valorizzare gli aspetti positivi della propria esistenza e della propria persona.  Francesca Merlo

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26 Giu
2023
Come affrontare i compiti durante le vacanze estive con serenità e motivazione

Didattica e Apprendimento

Come affrontare i compiti durante le vacanze estive con serenità e motivazione

Il periodo estivo è atteso da tutti, adulti e ragazzi, come un momento di relax e divertimento, ma i compiti possono creare un senso di dovere che a volte può influire sulla tranquillità delle vacanze.  Quindi: come affrontare i compiti durante le vacanze estive? È possibile affrontare questa sfida in modo positivo, mantenendo la serenità e la motivazione.  Ecco alcuni consigli pratici 1. Limitate il tempo dedicato ai compiti E importante stabilire dei limiti temporali per i compiti durante le vacanze. Non permettete che il momento dei compiti si prolunghi per troppe ore, poiché ciò può rendere l'attività pesante e frustrante per tutti. Individuate con vostro figlio un periodo specifico della giornata da dedicare ai compiti e assicuratevi di segnalare chiaramente l'inizio e la fine di questa attività. Ad esempio, potete stabilire che ogni mattina si dedicheranno un'ora ai compiti, in modo da avere anche il resto della giornata libero per le attività ricreative. 2. Sostenete attivamente il processo Quando vostro figlio si trova in una fase di stanchezza o mancanza di motivazione per affrontare i compiti, è importante essere attivi nel sostenerlo. Proponete delle attività che stimolino il cervello e preparino la mente all'impegno dei compiti. Ad esempio, potete giocare insieme a giochi che richiedono attenzione sostenuta, come il memory o il fantascatti. Questi giochi non solo aiutano ad allenare le capacità cognitive, ma rendono anche il momento dei compiti più stimolante e interessante. 3. Utilizzare strategie di attivazione Per rendere l'esecuzione dei compiti più piacevole, potete utilizzare delle strategie di attivazione. Una di queste strategie consiste nel proporre un gioco attivatore delle capacità cognitive prima di iniziare i compiti. Potete, ad esempio, chiedere a vostro figlio di cercare oggetti nascosti o risolvere enigmi. Questo approccio crea una transizione divertente tra l'attività di gioco e l'inizio dei compiti, suscitando curiosità e attenzione. Inoltre, potete utilizzare delle attività che coinvolgono il movimento, come fare stretching o una breve passeggiata all'aria aperta, per rinvigorire la mente prima di iniziare i compiti. 4. Mantenete un atteggiamento positivo Uno degli aspetti cruciali nell'affrontare i compiti durante le vacanze è mantenere un atteggiamento positivo. Aiutate i vostri figli a sviluppare una mentalità di sfida verso sè stessi, incoraggiandoli a vedere i compiti come un'opportunità di sviluppare una mentalità di crescita. È importante aiutare i vostri figli a sviluppare una mentalità di crescita riguardo ai compiti. Insegnate loro che possono assumere un atteggiamento di sfida verso sé stessi e vedere i compiti come un'occasione per migliorare. Spiegate loro che attraverso lo sforzo e la perseveranza, possono superare le difficoltà e progredire nelle proprie capacità. Incoraggiateli a vedere i compiti come una sfida personale e a trovare piacere nel superare le prove che si presentano loro. 5. Coinvolgimento attivo dei genitori Come genitori, potete svolgere un ruolo attivo nel supportare i vostri figli durante i compiti. Tuttavia, è importante fare un passo indietro e consentire loro di affrontare autonomamente le sfide: offrite sostegno e guida senza svolgere i compiti al posto loro. Ad esempio, potete suggerire strategie per affrontare un problema, ma lasciate che siano loro a seguire il processo di risoluzione. In questo modo, incoraggiate l'autonomia e la responsabilità, promuovendo una maggiore motivazione e soddisfazione nel completamento dei compiti. 6. Rendete il processo piacevole Cercate di rendere il processo dei compiti più piacevole e stimolante. Trovate modi creativi per rendere le attività più interessanti, ad esempio, utilizzando materiali colorati, creando delle sfide o premiando i progressi raggiunti. Inoltre, incoraggiate i vostri figli a porre domande e a esprimere le proprie opinioni riguardo ai compiti. In questo modo, stimolate la loro curiosità e li coinvolgete attivamente nel processo di apprendimento. Conclusione Affrontare i compiti durante le vacanze estive può essere un'esperienza positiva se si adottano le giuste strategie. Limitare il tempo dedicato ai compiti, sostenere attivamente il processo, utilizzare strategie di attivazione, sviluppare una mentalità di crescita e coinvolgere attivamente i genitori sono passi fondamentali per rendere i compiti meno pesanti e più gratificanti.  Ricordate che l'obiettivo principale è favorire la formazione del carattere dei vostri figli, insegnando loro l'importanza dello sforzo, della perseveranza e della motivazione nel raggiungimento dei propri obiettivi. Auguro a tutti voi buone vacanze e un periodo di studio sereno e motivante per i vostri figli! Dott.ssa Silvia Spinelli

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8 Feb
2023
MemoCamp Tour: per imparare ad amare lo studio

Didattica e Apprendimento

MemoCamp Tour: per imparare ad amare lo studio

Le difficoltà degli studenti di oggi. “Mio figlio ha difficoltà ad apprendere”. “Mia figlia non ha le motivazioni per studiare”. “I nostri figli passano troppe ore sui libri”.  In oltre 20 anni di attività, Matteo Salvo ha sentito tante volte queste frasi da parte di genitori esasperati per il rendimento scolastico dei propri ragazzi. La risposta è ormai un dogma: “Se il ragazzo o la ragazza ha difficoltà a scuola non è colpa sua e neppure dei genitori. Semplicemente, nessuno ha insegnato loro il giusto metodo per imparare”. Matteo Salvo e la sua Storia Matteo Salvo è un ricercatore, divulgatore ed esperto di tecniche di memoria e di apprendimento. Insieme al suo team Matteo Salvo aiuta quotidianamente studenti attraverso un metodo di studio targato MindPerformance. “Imparare studiando meno, meglio e divertendosi” è possibile ed è diventata la regola per Matteo Salvo, autore, ricercatore, divulgatore ed esperto di tecniche di memoria e di apprendimento. Attraverso MindPerformance, l’azienda che ha fondato a Torino, Matteo Salvo e il suo team aiutano quotidianamente professionisti, privati e studenti. Cosa sono i MemoCamp I MemoCamp sono corsi della durata di una settimana riservati a ragazzi dai 10 ai 17 anni, suddivisi in fasce d'età (9-11, 12-14, 14-17). Durante le giornate ai ragazzi viene trasmesso il metodo di studio MindPerformance e gli studenti acquisiscono alcune importanti competenze a supporto dell'apprendimento come: imparare a suddividere il tempo, gestire l'emotività e curare l'esposizione orale. La giornata tipo prevede, oltre allo studio, anche diversi momenti di svago che garantiscono ai ragazzi di socializzare e vivere la settimana con leggerezza. L'accogliente struttura che ospita il MemoCamp si trova in provincia di Asti e permette di arricchire le giornate di momenti spensierati in piscina, giri a cavallo e provare altri sport. Grazie ai MemoCamp estivi e ai tutoring delle passate stagioni, migliaia di ragazzi hanno migliorato il loro rendimento scolastico, ma soprattutto hanno imparato ad amare lo studio, ribaltando quell’immagine negativa che spesso viene trasmessa loro dalla società. Il tutto attraverso l’insegnamento del giusto metodo di studio. Memo Tour: perché partecipare Il metodo di studio targato MindPerformance sarà l’argomento principale di cui si parlerà in quattro incontri che l’azienda ha organizzato a febbraio in altrettante località italiane.  Un'occasione per incontrarsi di persona, per parlare dei problemi con lo studio che i ragazzi si trovano ad affrontare a scuola e a casa.  Chi è interessato a partecipare ma non potrà organizzarsi nelle date previste potrà approfittare di un incontro Online il 14 marzo. Ecco il programma dettagliato degli incontri, il primo dei quali si terrà a Borgaro Torinese. Date del MemoTour Torino 20/02/2023, Hotel Atlantic, Via Lanzo 163, Borgaro Torinese (TO) 18:30-20:30 Padova 21/02/2023, Hotel FourPoints by Sheraton, Corso Argentina 5, Padova 18:30-20:30 Milano 22/02/2023, Una Hotel Via G. Keplero 12, Pero (MI) 18:30-20:30 Bologna 28/02/2023, Zan Hotel & Meeting, via Saliceto 8, Bentivoglio (BO) 18:30-20:30 ONLINE 14/03/2023, Collegamento su Zoom 18:30-20:30 Si tratta di incontri di 2 ore, dalle 18:30 alle 20:30. Bambini e ragazzi entrano gratuitamente.

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29 Set
2022
E se l'ansia per la matematica fosse contagiosa?

Didattica e Apprendimento

E se l'ansia per la matematica fosse contagiosa?

Sentiamo sempre più parlare di quanto emozionarsi sia fondamentale per aiutare i bambini a ricordare ciò che imparano in classe, e di come una relazione solida con l’insegnante aiuti nella buona riuscita del lavoro insieme. Nei dialoghi sull’apprendimento, tuttavia, ancora troppo poco viene detto sul ruolo dei genitori quando si tratta di fare i compiti, e in particolare di come farli insieme e col sorriso aiuti a sviluppare nei bambini un atteggiamento di fiducia e curiosità verso le piccole sfide che li attendono. Spesso si pensa che le competenze vengano ereditate, come una sorta di dono: se sei bravo in matematica lo sarà anche tuo figlio mentre, se non lo sei, difficile sperare che lui possa esserlo! Lo stesso per il senso del ritmo, le abilità manuali o lo sport. Cosa mostrano le ricerche sull'ansia per la matematica Le ricerche dimostrano come il canale di trasmissione del sapere non sia necessariamente genetico, quanto emotivo: più il mediatore dell’apprendimento è a proprio agio nello svolgimento di un compito, e comunica sensazioni positive a riguardo, quanto più il bambino che lo osserva potrà nutrirsi di questo clima di ottimismo per apprendere con serenità il nuovo. Una ricerca americana ha mostrato come l’ansia per la matematica sia ‘’trasmissibile’’ e possa diventare un ostacolo nell’apprendimento della materia stessa. I risultati dello studio parlano chiaro: più i genitori sono a disagio con la matematica, più lo saranno i loro figli. Ma attenzione! La matofobia non è genetica, e si trasmette solo quando i genitori si impongono di assistere i figli nei compiti nonostante il disagio viscerale che sentono nel farli! La ricerca dimostra che, quegli stessi bambini, lasciati soli, hanno prestazioni del tutto simili ai coetanei, nonostante le ansie pregresse di mamma o papà. Riassumendo: Odi la matematica? Non l’hai mai capita? Passare il pomeriggio a svolgere e correggere, sottrazioni e moltiplicazioni per te è una tortura? Lascia stare! Per evitare che l'ansia per la matematica diventi un cruccio anche per i tuoi bambini, evita di assisterli personalmente durante i compiti. Abbi fiducia sul fatto che possano farcela da soli o, al massimo, chiedi supporto ad adulto appassionato che riesca a comunicare loro tranquillità e una buona dose di curiosità. Quanto detto non si limita solo alla matematica e la regola per ogni insegnamento rimane sempre la stessa: là dove possibile, limitiamoci a insegnare ciò che ci appassiona, poiché le emozioni che trasmetteremo sono più fertili e veritiere di qualsiasi verbalizzazione.         Antonella Giostra & Raffaella Gagliardi  

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1 Giu
2022
Lo Sviluppo del Linguaggio nel Bambino

Didattica e Apprendimento

Lo Sviluppo del Linguaggio nel Bambino

Le principali tappe di sviluppo del linguaggio nel Bambino Oggi parleremo di comunicazione, esaminando le principali tappe di sviluppo del linguaggio nel bambino e i relativi indicatori. Ma partiamo dalle basi. Cos'è il linguaggio? Il linguaggio è un sistema di segni convenzionali del vissuto del bambino e usati in un contesto appropriato. “Imparare a comunicare” significa apprendere: • un sistema di gesti, suoni e parole, • un sistema sintattico e grammaticale, • essere motivati ad usare il linguaggio, usarlo nel contesto appropriato: quando e dove parlare, di che cosa, a chi e in che modo. Ogni bambino è unico : cresce ed impara a comunicare sviluppando caratteristiche individuali differenti. È molto importante rispettare queste diversità, evitando di creare aspettative o di fare richieste non adeguate ad un determinato momento della sua crescita. In questi casi, infatti, si può rischiare di esporre il bambino a insuccessi imprevedibili che potrebbero minare la sua autostima. Allo stesso tempo, però, sarebbe meglio evitare di porsi all'estremo opposto. In nome dell'individualità e della variabilità del ritmo di sviluppo, non ci si occupa di difficoltà del linguaggio aspettando fiduciosamente un miglioramento (il classico "non si preoccupi, parlerà" di chi è poco informato!). Le differenze individuali sono consistenti e possono riguardare sia lo stile di acquisizione e di sviluppo dei suoni della lingua, del lessico, della formazione di frasi, del modo di raccontare episodi e storie, sia della fluenza, cioè la velocità e l’assenza di interruzioni nel parlare. Pur rispettando le caratteristiche evolutive del singolo bambino, è quindi importante fare attenzione ad alcuni indicatori dello sviluppo linguistico, che si articola in 3 fasi principali. Vediamo insieme quali sono le tappe evolutive fondamentali del linguaggio, dalla nascita del bambino fino ai 4 anni. 1. Fase prelinguistica: sviluppo fonologico e vocale Nelle prime settimane di vita il bambino comunica tramite il pianto. E’ un sistema di segnalazione e ne esistono diversi tipi. Uno di questi è il pianto di " irritazione-richiamo", che il bambino utilizza per richiamare l’attenzione dell'adulto a partire dalla terza settimana di vita. In una fase più avanzata compaiono la risata prolungata, le imitazioni e le produzioni di suoni prevalentemente vocalici e consolanti prolungati, corrispondenti in genere ad uno stato di benessere del bambino quando interagisce con il genitore. In questa fase i bambini si mostrano anche capaci di associare le vocalizzazioni con i contorni dei visi. Durante l’allattamento la mandibola si apre e si chiude ritmicamente, ed è proprio da questa base neuromuscolare legata alla nutrizione che il bambino acquisisce gli schemi motori e articolatori. All’età di circa sei mesi, comincia ad apparire il "babbling o lallazione ": il bambino produce in ogni vocalizzazione una serie di sillabe del tipo consonante-vocale (esempio: “pa-pa-pa” oppure “ba-ba-ba”), che si ripetono nelle prime fasi in modo identico, e successivamente variano (esempio: “pa-pe-pe” oppure “ba-pa-ma”), in cui la consonante rimane la stessa. Il babbling viene utilizzato in giochi di imitazione con la madre o altri adulti di riferimento, ma serve soprattutto a far capire al bambino che la comunicazione è a due vie, e che è un interlocutore molto gradito. Inoltre in questo modo riceve un feedback che lo informa sulla differenza tra la sua produzione e quella dell'adulto. In questa fase può essere interessante per i genitori conoscere alcuni consigli pratici per incoraggiare la lallazione nel bambino. Si arriva così alle "proto parole o quasi-parole", che il bambino utilizza per comunicare un certo significato all'interno di un determinato contesto. Si tratta di espressioni non ancora fonologicamente corrette, come ad esempio "baba” per indicare l’acqua. Successivamente, intorno al primo anno di vita, il bambino sperimenta la produzione delle prime parole. Nei primi 3 mesi vita: comunica attraverso il pianto A 3 mesi: - emette i suoni per il piacere di ascoltarli (“canta”) - ascolta e volta la testa o gli occhi verso la fonte sonora e la guarda A 6-7 mesi: - fase della lallazione: consonante più vocale (papapa, dadada...) - controlla i suoni che emette 2. Le prime parole e lo sviluppo del lessico I bambini cominciano a produrre le prime parole ad un’età che varia tra gli 11 e i 13 mesi. In genere indicano persone, oggetti e azioni molto familiari (“no”, “ao” per ciao, “pu” per non c'è più) che corrispondono a contesti ristretti e specifici. In questa fase il bambino fa ancora un uso non referenziale delle parole, per cui “mao” sarà solo ed esclusivamente il gatto che ha in casa e non quello della vicina. La tappa seguente riguarda il processo di astrazione e di decontestualizzazione del linguaggio. Durante questa fase il bambino comprende che le parole sono simboli che rappresentano oggetti ed eventi, per cui tutti i gatti in qualunque situazione si chiamano “mao”. È qui che inizia l’uso referenziale del linguaggio, che riguarda anche l'aspetto della comprensione. La capacità di comprensione del bambino, infatti, predice l'ampiezza del vocabolario che egli produrrà in età successiva. In breve, più parole comprende in un dato momento, tanto più parole produrrà in un momento successivo. Tra i 16 e 20 mesi si verifica la cosiddetta "esplosione del vocabolario, ovvero si registra un forte incremento del numero di parole prodotte. Il bambino sembra scoprire che ogni cosa ha il suo nome e che se non lo si conosce si può chiedere a qualcuno. Al di sotto delle 50 parole il vocabolario del bambino è composto per la maggior parte di nomi, mentre quando si superano le 100 parole cominciano ad emergere i verbi, gli aggettivi ed altri elementi, come preposizioni ed avverbi. Dai 12 ai 20 mesi: - abbandona i gesti per le parole - usa le parole anche in assenza dell’oggetto o della persona (decontestualizzazione) - inizia ad usare i verbi, accompagnando le proprie azioni 3. Sviluppo delle frasi e della grammatica Intorno ai 24 mesi il vocabolario di un bambino è formato da almeno 50 parole. Con un adeguato incremento del vocabolario, il bambino passa da un linguaggio formato dalla parola-frase o olofrase, composta dalla parola singola, alla combinazione di almeno due parole in una frase. A 36 mesi pronuncia tutti i fonemi (lettere) ad eccezione della “r” e dei gruppi consonantici. In questa tappa il bambino inizia a sviluppare anche la grammatica Le regole della grammatica comprendono da un lato gli aspetti morfologici, dall'altro la sintassi della lingua. I primi hanno a che fare con l'acquisizione di quel pezzetto di parola (prefissi e suffissi) che serve per esprimere il singolare o il plurale, il maschile o il femminile, il passato o il futuro dei verbi. Con sintassi, invece, si fa riferimento alle regole che permettono di costruire frasi complesse, come ad esempio le frasi passive, e di unire due o più frasi per costruire un discorso. Lo sviluppo grammaticale è strettamente correlato allo sviluppo lessicale e tale correlazione risulta molto più forte di quella tra lo sviluppo della grammatica e l’età del bambino. Le tappe evolutive sono indicative, ma sono utili per capire se lo sviluppo è adeguato per l’età oppure se sono presenti dei segnali che necessitano di monitoraggio. Fare particolare attenzione: Se nei primi mesi: sente bene, reagendo a stimoli sonori cerca con il suo sguardo di entrare in comunicazione con gli altri Se entro i 2 anni: il vocabolario, a parte “mamma” o “papà”, conta poche altre parole il linguaggio è prevalentemente inintelligibile non associa almeno 2 parole per formare le frasi Se entro i 3 anni: il linguaggio è ancora poco comprensibile, soprattutto alle persone che sono al di fuori del nucleo familiare usa pochi verbi e nessun articolo o preposizione usa poco il plurale raramente costruisce frasi Se entro i 4 anni: il linguaggio non è completamente comprensibile racconta semplici eventi con difficoltà Potenziare il linguaggio, anche leggendo e raccontando delle storie, può aiutare i bambini ad avere un atteggiamento positivo verso i libri e successivamente, l’apprendimento della lettura e della scrittura, saranno più facili. DOTT.SSA DANIELA DI FRANCO Logopedista - Biologa  

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28 Apr
2022
Come avviene l'apprendimento della Lettura e della Scrittura

Didattica e Apprendimento

Come avviene l'apprendimento della Lettura e della Scrittura

L’apprendimento della lettura e della scrittura segue tre percorsi di fondamentale importanza concatenati fra loro. Il primo sviluppa nel bambino le competenze visuo-percettive, il secondo l’aspetto grafo-motorio-prassico e il terzo le abilità linguistiche. Sebbene siano tanti gli esercizi propedeutici rivolti allo sviluppo dei primi due punti, sono decisamente inferiori quelli dedicati alla sfera linguistica. Occorre ricordare, però, che la scrittura non è una semplice operazione grafica, ma implica anche la capacità di saper analizzare la parola come sequenza di suoni-fonemi (grafemi).  Le ricerche di molti autori hanno dimostrato che “le conoscenze linguistiche" giocano un ruolo centrale nel determinare le modalità e l'efficienza dell'apprendimento. Il bambino apprende la lettura attraverso un processo attivo di manipolazione e di trasformazione del proprio linguaggio orale, prima di acquisire il codice scritto” E’ stata dimostrata l’importanza del lavoro sui fonemi, nel determinare le modalità e l’efficienza dell’apprendimento della letto-scrittura e più precisamente della metafonologia, cioè “sui suoni che compongono le parole, cioè la consapevolezza fonologica, l’individuazione e la manipolazione dei fonemi nelle parole”. Le attività di incremento linguistico mirano al potenziamento della discriminazione tra “significato” e significante”, cioè al primo passaggio per l’acquisizione del codice alfabetico: riconoscimento della forma delle parole (lunghezza delle parole e somiglianza fonetica) differenziazione della sillaba e dei fonemi iniziali automatizzazione dei processi acquisiti con giochi Molti giochi, che fanno parte della tradizione ludica italiana, possono contribuire a potenziare le abilità linguistiche e metafonologiche, allenando anche la velocità, il ritmo e la fluidità del linguaggio.  I giochi di parole sono numerosi: conte, canti e filastrocche con ritmi variabili; canzoncine abbinate ai gesti; filastrocche con cambio di vocale, ad esempio: “Garibaldi fu ferito, fu ferito ad una gamba…”, può diventare “Ghiribildi fi firiti, fi firiti id ini ghimbi…”; giochi in rima; scioglilingua; alfabeti segreti, come ad esempio: l’alfabeto farfallino, con il quale la parola “musica” si traduce in “mufusificafa”; telefono senza fili; ricerca di parole, partendo da un stessa lettera iniziale: “città, animali, fiori, frutta e cose”. Tutti questi giochi portano inconsapevolmente il bambino a riflettere sull'aspetto formale fonologico delle parole delle frasi anche indipendentemente dal loro significato La metafonologia è il ponte tra il linguaggio orale e quello scritto La consapevolezza fonologica è associata a buone capacità di lettura, e richiede buone competenze di tipo attentivo e percettivo, di pianificazione, di controllo e di memoria di lavoro. Lo sviluppo della metafonologia è graduale nella crescita del bambino e si sviluppa con il linguaggio; ha un’accelerazione rapida nel passaggio tra scuola dell’infanzia e il primo ciclo della scuola primaria. La metafonologia gioca sicuramente un ruolo importante nelle proposte didattiche, ma è decisiva per guidare gli allievi a delle riflessioni sulla natura dell’ortografia italiana sia per bambini italiani, ma soprattutto per gli alunni stranieri. Un lavoro fonologico è consigliabile per tutti i bambini, ma in particolar modo per chi presenta difficoltà di linguaggio e come prevenzione delle difficoltà della letto-scrittura. L’acquisizione dei prerequisiti, necessari per affrontare successivamente la lettura e la scrittura, non segue per tutti i bambini gli stessi percorsi e ancor meno gli stessi tempi. Si consiglia, in caso di dubbi, soprattutto nell’ottica della prevenzione, un controllo presso le figure professionali più idonee (neuropsichiatri infantili, logopedisti e foniatri), al fine di individuare eventuali segnali di debolezza linguistica e metafonologica. I programmi di allenamento metafonologici sono adatti ai bambini dell’ultimo anno della scuola d’infanzia, al fine di potenziare le loro competenze fonologiche e metafonologiche e quelli del primo anno della scuola primaria, durante le prime fasi dell’apprendimento della scrittura. A tal fine, possono essere inseriti nei “Progetti di Continuità” fra i due cicli.   Dott.ssa Daniela Di Franco Logopedista

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