Didattica e Apprendimento

Valutazione Scolastica: Oltre i Voti, Dentro l’Apprendimento

9 Giugno 2025

Valutare davvero: oltre i Voti, dentro la Crescita





Nel panorama pedagocico-educativo di oggi, parlare di valutazione scolastica significa entrare in un campo di tensione tra norme, abitudini e verità scomode.Nella scuola statale italiana, i giudizi seguono griglie ministeriali, criteri standardizzati, rubriche e indicatori. Apparentemente oggettivi.


Ma dietro quei numeri e quelle frasi fatte, quanto cogliamo davvero dell’evoluzione di un bambino? di un fanciullo? di un ragazzo?


In metodi pedagogici alternativi  la valutazione cambia volto: è narrativa, osservativa, profondamente relazionale


Ma non per questo è "morbida". Anzi: implica un lavoro più profondo, impegnativo, che coinvolge mente, cuore e coscienza educativa.


Valutare non è Assegnare un Voto. È Dire: Ti Vedo!


Chi valuta cosa? Come? E soprattutto: perché?


Spesso la valutazione è ridotta a un atto burocratico, rassicurante per gli adulti, ma poco significativo per chi apprende.

È tempo di chiederci: stiamo valutando l’apprendimento o solo l’esecuzione?

Stiamo leggendo i progressi o semplicemente “correggendo gli errori”?


Insegnanti e Studenti: Ruoli da Ripensare


In un modello statico, l’insegnante "giudica" e lo studente "subisce". In un approccio evolutivo, entrambi sono parte attiva del processo di apprendimento/valutativo:


Osservare, ascoltare, documentare, riflettere


Valutare diventa così un atto di responsabilità condivisa, dove:


  • l’adulto smette di rifugiarsi in formule preconfezionate


  • l'allievo non viene ridotto a una media aritmetica


  • la parola scritta diventa ponte tra vissuto e crescita


Strumenti: non solo Compiti e Verifiche


Valutare significa documentare il pensiero, dare forma all’invisibile.



  • Osservazioni sistematiche


  • Portfolio individuali


  • Autovalutazioni e diari di bordo


  • Colloqui riflessivi


  • Narrazioni autentiche (e non solo giudizi generici come "partecipa con interesse")


Ogni strumento, se usato con consapevolezza, può illuminare l’unicità del percorso di apprendimento.


Valutare è un Atto di Cura


Valutare, nel senso più autentico, non è mai un gesto neutro. È un atto di sguardo, di presenza, di scelta. Significa decidere che cosa osservare, che cosa nominare, che cosa restituire a uno studente sul proprio cammino di crescita e di apprendimento


Ogni volta che come educatori, maestri, docenti valutiamo uno studente diciamo qualcosa di lui: qualcosa che gli appartiene, qualcosa su cui lavorare, qualcosa da affinare; qualcosa su cui riflettere e rivedere, o forse da lasciare sedimentare per riprenderla più avanti.


Valutare, allora, non è un punto fermo: è un invito a proseguire, a riguardarsi con occhi nuovi, a non interrompere il dialogo con sé stessi e con chi accompagna il cammino.


Per questo non basta un numero o una sigla burocratica.


La valutazione vera richiede tempo, ascolto, consapevolezza.


È un gesto che plasma relazioni, identità, visioni dell’apprendere e, in fondo, la fiducia che ognuno ripone in sé stesso.


Le realtà scolastiche spesso riducono la valutazione a misura, controllo e rendimento. La vera sfida della scuola di oggi è restituire profondità, autenticità e significato alla valutazione.


Non si tratta di abolire ogni criterio, ma di scegliere consapevolmente cosa misurare e perché.


Una buona valutazione non punta a classificare gli studenti, ma a leggere il loro percorso, a coglierne le direzioni, le fatiche, le potenzialità.

Non chiude un processo: lo apre. Non dice soltanto quanto hai fatto, ma come lo hai fatto e dove puoi spingerti ad andare.


E se la valutazione non servisse a giudicare, ma a riconoscere?

Se fosse il momento in cui uno studente si sente visto non per quello che sa ripetere, ma per ciò che sta diventando?


Francesca Merlo