Il Blog di Che Scuola?!

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7 Dic
2024
La pedagogia della lentezza: come metterla in pratica

Orientamento e Open Day 0-3 anni

La pedagogia della lentezza: come metterla in pratica

Scegliere la scuola dell’infanzia è un passo importante per ogni genitore. La ricerca della scuola dell'infanzia ideale è guidata dal desiderio di trovare un luogo dove il bambino possa sentirsi accolto, protetto e stimolato, un ambiente che gli permetta di esprimere la sua personalità e di sviluppare le sue potenzialità in modo sereno. È naturale desiderare per i propri figli un luogo che assecondi i loro bisogni, non solo cognitivi, ma soprattutto emotivi. In un mondo in cui spesso si corre troppo, alcuni asili e scuole dell’infanzia decidono di ridurre la velocità, per poter garantire che tutto sia orientato al benessere del bambino. In queste scuole il tempo rallenta e diventa il prezioso amico dell’infanzia, in grado di aiutare i bambini a vivere ogni esperienza lentamente e con tranquillità. L’importanza della lentezza durante l'infanzia Nel periodo dell’infanzia, il tema della lentezza assume una grande importanza. I bambini, soprattutto quelli più piccoli, non dovrebbero sperimentare la fretta. Il tempo per un bambino dovrebbe scorrere con naturalezza e rispetto dei suoi ritmi. Studi scientifici sottolineano come un ambiente sereno, dove i tempi del bambino vengono rispettati, possa sviluppare non solo il benessere emotivo, ma anche le sue capacità di apprendimento e relazione. Come ha scritto il pedagogista Loris Malaguzzi: “Ogni bambino ha cento linguaggi per raccontare il suo mondo, ma il problema è che gli viene rubato novantaquattro.” Favorire ritmi lenti non significa rallentare il progresso, ma creare le condizioni per una crescita equilibrata, in cui il bambino possa esprimere liberamente il proprio potenziale. Pratiche quotidiane negli asili per garantire il benessere Per rendere più chiaro ai genitori cosa si intende per lentezza nelle scuole dell'infanzia abbiamo chiesto alla Dott.ssa Elisa Brosio, supervisore pedagogico dell’Asilo Morelli in che modo mettono in pratica nella loro quotidianità la pedagogia della lentezza. “Presso l’Asilo Morelli tutto l’approccio educativo è orientato al benessere dei bambini e la pedagogia della lentezza guida la scelta di una routine che bilancia cura, apprendimento e scoperta”. La natura come compagna nella crescita Il nostro asilo è immerso in un piccolo e silenzioso borgo della collina torinese e questo contesto facilita un approccio basato su ritmi lenti e non frenetici. La vicinanza ai boschi e al parco Europa ci offre la possibilità di fare spesso passeggiate in natura offrendo un’esperienza educativa unica e profonda. Passeggiate, giochi all’aperto e attività creative con materiali naturali stimolano la curiosità, favoriscono l’equilibrio emotivo e insegnano il rispetto per il mondo circostante. Spazi e ambiente per i bambini Il nostro asilo ha spazi molto ampi e luminosi che accolgono e tranquillizzano i bambini poiché trasmettono sensazioni di sicurezza e comfort. Il giardino e l’orto offrono ai bambini la possibilità di esplorare in assoluta sicurezza coccinelle, farfalle, la crescita degli ortaggi. Imparano che ogni processo ha un tempo, che questo tempo va accettato e rispettato; i bambini fanno così esperienza della scoperta ma sperimentano nel contempo la capacità di aspettare e pazientare.     La scelta di Educatori empatici: l’asilo come ambiente di ascolto e cura Crediamo che gli educatori siano le figure di riferimento fondamentali nella vita dei bambini e che debbano guidarli con gioia e cura. Per questa ragione nel nostro asilo poniamo grande attenzione nella fase di selezione di educatori empatici e amorevoli che sappiano accogliere le unicità di ogni bambino per incoraggiare la manifestazione delle loro emozioni con grande pazienza e capacità di ascolto.   Creare una comunità educante per la serenità dei genitori Spesso i genitori con bambini piccoli vivono momenti di grande stress e preoccupazione. All’asilo Morelli crediamo che sia importante accogliere, non solo i bisogni dei bambini, ma anche quelli dei genitori e per questa ragione poniamo grande attenzione all’ascolto della famiglia. Organizziamo spesso momenti di aggregazione tra le famiglie e promuoviamo una relazione di fiducia e collaborazione tra tutte le figure che accompagnano i bambini nella loro crescita. Abbiamo constatato che questa connessione aiuta i genitori ad affrontare le sfide quotidiane con più leggerezza e serenità. Approfondimenti bibliografici sulla Pedagogia della Lentezza Per approfondire i temi trattati in questo articolo e scoprire ulteriori evidenze scientifiche a sostegno dell'importanza di un'educazione lenta e rispettosa dei ritmi del bambino, vi suggeriamo la consultazione delle seguenti risorse: Malaguzzi, L. I cento Linguaggi dei bambini Un classico della pedagogia dell'infanzia, che offre una visione approfondita del pensiero di Malaguzzi e del modello educativo delle scuole Reggio Emilia. Louv, R. (2005). L'ultimo bambino dei boschi Un'opera fondamentale che sottolinea l'importanza del contatto con la natura per lo sviluppo del bambino. Open day: Prenota subito il tuo posto per conoscere meglio L'Asilo Morelli Sabato 11 gennaio 2025 10:30 - 12:30 Open Day e laboratorio per i bambini ''I colori dell'inverno'' Giovedì 23 gennaio 2025 16:30 Open Day e Merenda coi bambini Per organizzare al meglio gli eventi è gradita la registrazione all' Open Day attraverso il modulo allegato. Per altre informazioni l'asilo attraverso: il numero di telefono 0116612588 oppure scrivendo una email all'indirizzo info@asilomorelli.it

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2 Dic
2024
Cosa sono le Scuole Parentali

Nuovi Scenari Educativi Per tutte le età

Cosa sono le Scuole Parentali

Le scuole parentali e i progetti educativi a gestione familiare stanno crescendo in numero sempre di più alto. L’interesse sempre maggiore verso questa alternativa educativa nasce in virtù della partecipazione diretta dei genitori che queste realtà prevedono attraverso un patto educativo scuola-famiglia chiaro e condiviso.  Talvolta, soprattutto nelle piccole realtà, il ruolo dei genitori può andare oltre la condivisione di intenti educativi prevedendo, per esempio, la partecipazione attiva nella gestione dei servizi e nell’organizzazione interna. La suddivisione di compiti e responsabilità nella gestione della scuola dei propri figli rende i genitori attivi e partecipi in luoghi in cui generalmente sono solo spettatori. Andare nella scuoletta di tuo figlio e partecipare con altri genitori alla pulizia dei locali, alla scelta del menù o riparando la lampadina rotta, ripaga delle ore che non hai passato con lui e ti rende parte del suo ambiente di crescita anche quando non ci sei. La realtà delle scuole parentali permette di riscoprire il valore della comunità e della condivisione permettendo di trasmettere ai bambini anche attraverso l’esempio. Sempre più educatori credono nell’importanza di un’alleanza scuola-famiglia poiché supporta la crescita sana dei bambini e, per tale ragione, vale la pena impegnarsi nella ricerca di un percorso educativo condiviso, anche se non sempre risulta semplice e di immediata attuazione. Le scuole parentali presenti a Torino Nella sola città di Torino sono presenti almeno quattro realtà educative a gestione parentale, e decine sono quelle nei comuni limitrofi. Questo numero tende a crescere sempre di più proprio in virtù della risposta che le scuole parentali permettono di dare ai genitori che vogliono partecipare attivamente alle scelte educative dei propri figli.  Nell’ottica di orientare le tante famiglie che cercano questo tipo di realtà “Che Scuola” presenta un breve elenco delle scuole parentali e progetti educativi presenti nelle vicinanze della città di Torino. Ricordiamo, inoltre, che attraverso il nostro motore di ricerca sarà possibile individuare facilmente anche quelle che nasceranno in futuro.   Che Scuola!? si augura, come nel nostro manifesto esplicitato, di essere di supporto alle famiglie e a “tutte” le realtà educative che mirano a crescere i bambini in uno spirito di collaborazione e unità di intenti. Ecco l’elenco dei contatti. La Casa delle Meraviglie Progetto Educativo 2-3 anni, 3-6 anni, 6-11 anni Parco della Maddalena, Moncalieri Sito-web Email: casadellemeraviglietorino@gmail.com Tel 39 3285428753 La Vita al Centro Micronido, Giardino d’Infanzia, Istruzione parentale Elementare e Media Strada del Nobile 86/92 Torino    Profilo Che Scuola Email retevitaalcentro@gmail.com Tel 011 450 6456 Tel 373 7161926 Crescendo – Pedagogia Waldorf Progetti educativi a gestione parentale 6-10 anni e 10 – 14 anni Corso Casale 246, 10132 Torino sito web tel 39 3714189356 Scuola San Martino  Infanzia 3-5 anni, ludoteca Via Villar 25, Torino, zona Borgo Vittoria https://www.sanmartino.education/ Email memore.sara@gmail.com Tel 32930028 Una Balena Nel Bosco Progetto di libera immersione in Natura 2-6 anni Rivoli Pagina Facebook Email uabalenanelbosco@gmail.com Tel 389 427 3541 Malacatù Ambiente Educativo Progetto educativo a gestione parentale 6-10 anni, Pavarolo (TO) Educazione diffusa in Torino Pagina Facebook Email malacatu.edu@gmail.com Tel 340 583 5823 L’officina Sul Po Progetti di pedagogia nel bosco 0-2 anni e 3-6 anni Via Diaz 19 San Mauro Torinese Pagina Facebook Email educazione@lofficinasulpo.it Tel 328 549 5472 Il Chicco di Grano, Pedagogia Steiner-Waldorf Progetti educativi a gestione parentale 3-6 anni e 6-10 anni Via Arnaldo da Brescia 22 - 10134 Torino Email: segreteria@chiccodigrano.it Pagina Facebook Tel 011 414 3554 Tel 3315271399 Arcadia Progetto Educativo  Progetto educativi parentale 1-3 anni e 3-6 anni Piossasco Pagina Facebook Email arcadiaprogettoeducativo@gmail.com Tel 340 464 9848 A Modo Mio Progetto Educativo In Outdoor Progetto educativo in outdoor dai 6 -10 anni e 11-13 anni. Strada Gran Turna, Giaveno Pagina Facebook Tel 3357561198 Montessori In Pratica – Val di Susa  Progetto educativi parentale 1-3 anni e 3-6 anni Almese, Druento, San mauro Pagina Facebook Email montessoriinpratica@gmail.com Tel 333 756 1780  Polo Educativo Montessori Progetti educativi 2-6 anni, 6-11 anni, 11- 14 anni Via Vittoria Nenni 90,Rivalta Email info.poloeducativo@gmail.com Tel 331 280 2146 Tel 379 122 2086 La Bottega delle Ranocchie Progetti educativi a gestione parentale 0-3 anni e 3-6 anni  Lungo Po Abellonio 9 Moncalieri  sio web pagina Facebook Tel 373 708 57 64 Gli gnomi dei Kiwi Progetti educativi a gestione parentale 0-3 anni, 3-6 anni, 6-10 anni Via Bassino 27 Abbadia di Pinerolo sito web pagina Facebook Email glignomi.deikiwi@gmail.com Tel 3338950575 Scuoletta Montessori Progetti educativi a gestione parentale 3-6 anni, 6-10 anni, 10-13 anni  Strada Stupinigi 104 – Orbassano sito web pagina Facebook Email associazione@scuolettamontessori.it Tel 0110269835  Il Bosco dei Marmocchi & Natura Nostra Maestra Asilo nel bosco dai 2 ai 5 anni, Scuoletta nel Bosco dai 6 agli 11 anni Strada Trognani 15, Druento sito web Email naturanostramaestra.info@gmail.com Tel 3474009367 Liberi Tutti! Imparare in Natura Laboratori in Natura per crescere ed imparare Tutor e sostegno, Primi Voli 2 – 5 anni, Volpi Primaria 6-10 anni, Superior 11-13 anni Poirino Pagina Facebook Email liberituttiscuolafamigliare@gmail.com Tel 349 435 3159 Santa Clelia Progetto educativo 6-10 anni Regione Rossana 7, Mazzè, Torino Email radicipersognare@virgilio.it Tel 3387022261 La Tana sulla Luna Progetto di Educazione Parentale 2-6 anni Pagina Facebook Strada Galassa 12, Cumiana, Torino Email latanasullaluna@gmail.com Tel 399 6684781 Tel 347 47187286 La casa del Cuore Casa dei Bambini Montessori 3-6 anni  Via Tetti Grella 180 Vinovo (To) Tel. 39 328 971 1380 Email: casadelcuore.montessori@gmail.com La Casa di Ghitin Casa dei Bambini Montessori 3-6 anni Via Rivalta 9 Rivoli (To) Tel. 3519144930 Email: casadighitin.montessori@gmail.com La tana nell’albero Casa dei Bambini Montessori 3-6 anni Via Cascina Romana 66 Rivalta di Torino Email:info.poloeducativo@gmail.com Tel. 3312802146 La Masera  Progetto pedagogia in natura età 4-13 anni. Via Carpanea, 8_ San Raffaele Cimena (To) Sito web La Masera Progetto 6-11 anni email lamasera.info@gmail.com Cell 371 364 4168 Antonella Giostra

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12 Nov
2024
L’Autunno e le Sue Ricorrenze: le Lanterne di San Martino

Eventi e Incontri Per tutte le età

L’Autunno e le Sue Ricorrenze: le Lanterne di San Martino

Nel cuore dell’autunno la natura si trasforma: le giornate si accorciano inesorabilmente, le foglie cambiano colore prima di cadere, lasciando i rami spogli. Tutto si prepara alla quiete invernale. La natura si addormenta esteriormente e la terra si sveglia nel sottosuolo, accogliendo nel suo grembo quei semi che daranno nuova vita nella primavera futura. Allo stesso modo l’essere umano non gode più di quella solarità sognante estiva; l’oscurità e il freddo lo costringono a ritirarsi nella propria interiorità per coltivare una luce nuova, una luce interiore. Il ritmo delle stagioni ricorda che, nonostante le sfide, possiamo sempre trovare un’opportunità di rinnovamento. La Storia di San Martino San Martino è vissuto nel IV secolo dopo Cristo; di origini romane, figlio di un tribuno della legione, nacque nell’odierna Ungheria e trascorse l’infanzia a Pavia. Divenne poi militare, inviato in Gallia. Così il narratore Jacob Streit immagina il momento che, secondo la tradizione, cambiò la sua vita: “Cavalcava alla volta della città di Amiens, soffiava un vento gelido, ed era troppo freddo persino per i corvi in volo nell’aria. Le ultime rigide foglie d’autunno turbinavano via dagli alberi quasi spogli. D’improvviso, dinanzi a sé, ai margini della strada, Martino scorse una figura. Era poco vestita e si appoggiava a una grande pietra per trovare riparo dal vento. Il mendicante alzò una mano implorante e mormorò parole che il vento disperse e guardò con occhi grandi verso Martino. Allora egli si tolse il mantello dalle spalle, sguainò la spada e tagliò dall’alto in basso il mantello in due. Porse la metà al mendicante che vi avvolse le sue membra tremanti, pieno di riconoscenza. Martino si gettò l’altra metà sulle spalle. Continuò a cavalcare verso la città per trovare albergo”, affrontando pioggia battente e forte vento. Poco dopo le nubi si diradarono, la pioggia cessò e l’aria divenne mite; il sole fece capolino tra le nubi, come se fosse un giorno d’estate.  La notte seguente, il cavaliere fece un sogno in cui vide Cristo vestito con la metà del suo mantello. Al risveglio, per sua grande meraviglia, si accorse che il mantello era integro. Questo sogno non solo segnò un momento di profonda trasformazione per Martino, ma anche la scoperta del legame tra la sua generosità e la luce interiore.  Origini della Festa Originariamente celebrata in Francia, la festa di San Martino, che cade l'11 novembre, segnava la fine dei lavori nei campi, si diffuse nel corso dei secoli in tutta Europa. Le tradizioni legate a San Martino sono variegate, specialmente in Germania e Scandinavia, dove la ricorrenza è celebrata con un grande falò chiamato “Martinsfeuer”. Nelle notti che precedono l’11 novembre, adulti e bambini partecipano a processioni, portando lanterne e intonando canti dedicati a San Martino dirigendosi verso la piazza principale, dove il grande falò viene acceso. Dopo la "Laternenumzug", la processione notturna, le lanterne di carta vengono appese a dei rami e i partecipanti recitano filastrocche propiziatorie. Ogni partecipante riporta a casa la propria lanterna, da accendere ogni giorno fino al periodo dell’Avvento, poiché si crede che essa porti prosperità, gioia e fortuna. Come si Festeggia San Martino nelle Scuole Waldorf Nei giorni che precedono la festa di San Martino le scuole Waldorf organizzano attività per trasmettere ai bambini l'importanza di questi valori attraverso storie, canti e laboratori. Nei giardini d’infanzia e nelle prime classi delle scuole, si respira un’atmosfera di attesa e vivace entusiasmo. I bambini, guidati dai loro insegnanti, si immergono in attività di preparazione. La storia di San Martino viene raccontata, poi recitata e cantata dagli allievi stessi, un racconto che non solo narra le sue gesta, ma trasmette anche valori di generosità e condivisione. Mentre le parole prendono vita, i piccoli si lasciano ispirare e coinvolgere, immaginando l’eroico gesto del santo che condivide il suo mantello con il povero. Contemporaneamente nelle classi dei più grandi si avviano le preparazioni culinarie, si impastano biscotti o pane arricchito con uvetta e mandorle, ingredienti che non solo rendono il pane delizioso, ma simboleggiano anche il calore e l’abbondanza della stagione. Le mani si muovono con entusiasmo, creando prelibatezze da condividere.  Altrettanto importante è la creazione delle lanterne, un'attività che stimola la creatività, utilizzando materiali diversi e adatti a ogni fascia d’età: dall’asilo fino all’VIII, si assemblano e si decorano le poetiche lanterne che illumineranno la sera della festa. Tali attività, ricche di significato, contribuiscono a rendere i preparativi di San Martino un momento speciale di apprendimento e crescita collettiva. Queste festività offrono momenti di riflessione volte a rafforzare i legami tra le persone, L’accensione dei lumini e delle lanterne simboleggia la speranza, invita a contemplare e valorizzare gli aspetti positivi della propria esistenza e della propria persona.  Francesca Merlo

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31 Mag
2024
I benefici dell'Asilo Nido per lo Sviluppo Infantile

Genitorialità e Educazione

I benefici dell'Asilo Nido per lo Sviluppo Infantile

Importanza dell'asilo nido dei primi tre anni di vita I primi tre anni di vita del bambino, dal punto di vista neurologico e sensoriale, è in assoluto il periodo più importante per costruzione delle basi del suo futuro. L'evoluzione del concetto di asilo nido Inizialmente il nido si configurava come un servizio sorto per sopperire alla mancanza delle madri impegnate a lavoro ed aveva dunque come primo referente la famiglia. Oggi, invece, lo sguardo del nido non è più rivolto nello specifico alla madre, ma si è spostato sul bambino: il reale fruitore. La ricerca scientifica sulle potenzialità del nido Molteplici risultano essere gli studi che riflettono infatti sulle potenzialità del nido e sugli elementi positivi che riguardano la possibilità di valorizzare e rafforzare le specificità del bambino e delle sue capacità attraverso la frequenza dello stesso (CFR Capparucci M.L. Pedagogia del nido e valutazione delle qualità, Roma CISU 2011). La ricerca che si è sviluppata a partire da Bowlby e dai primi studi di etologia umana ha evidenziato come il bambino, fin dai primi giorni di vita, possa essere considerato un partner attivo e competente nel gioco interattivo e relazionale. I benefici della socializzazione precoce La possibilità di socializzazione precoce tra bambini vista sia sotto un aspetto socio-emotivo, che sotto gli aspetti di potenzialità cognitive derivanti dallo scambio tra coetanei, mostra risultati migliori nella scoperta di 'soluzioni intelligenti' rispetto a quanto il bambino sia in grado di fare da solo. Il superamento dell'egocentrismo e lo sviluppo delle interazioni Pertanto un luogo e operatori che gli consentano di fare esperienza di queste capacità risulta essere un'opportunità da cogliere. Avviene, così, nel tempo, un superamento del concetto di egocentrismo sviluppato da Piaget e, attraverso la ricerca, è possibile parlare di un bambino in grado di adattare in modo precoce il proprio comportamento e il proprio linguaggio a quello dei partner della stessa età. Il ruolo del gioco negli asili nido L'asilo nido si presenta come l'ambiente ideale per la promozione di scambi articolati e costruttivi tra bambini: da una fase iniziale di scoperta del corpo dell'altro, al gioco senza apparente collaborazione che prevede un'imitazione reciproca, fino allo sviluppo del gioco cooperativo. Supporto e autonomia negli asili nido All'interno del nido viene garantita ad ogni bambino la possibilità di prendere parte a relazioni di scambio, la possibilità di agire liberamente e in autonomia, anche se con la guida dell'educatore, ma sempre in un ambiente sicuro, protetto e che lo fa sentire atteso e accolto. Crescita e sviluppo negli asili nido Il nido permette ai bambini di assumere iniziative autonome, di esplorare facendo da soli, e di contare sull'appoggio dell'insegnante nel momento del bisogno. Questo porta il piccolo a sviluppare una crescita più matura e più stabile. In conclusione: " L'Ambiente del Nido offre un terreno fertile per il pieno sviluppo delle potenzialità infantili, abbracciando un approccio che favorisce sia lo sviluppo cognitivo che quello sociale, creando una base solida per il futuro del bambino" Azzurra Scolaro Educatrice e Blogger Approfondimenti Documento base Orientamenti nazionali per i servizi educativi per l'infanzia.pdf (istruzione.it) Perché mandare i bambini al nido – Percorsi Formativi 06 Pedagogia del nido e valutazione della qualità - M. Letizia Capparucci - Libro - CISU - | IBS L'autonomia dei bambini dell'asilo nido - Nostrofiglio.it La zona di sviluppo prossimale nel bambini - di Silvia Spinelli (youtube.com)

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3 Mag
2024
Affidare il bimbo ai Nonni o portarlo all'Asilo Nido?

Genitorialità e Educazione

Affidare il bimbo ai Nonni o portarlo all'Asilo Nido?

Il momento della scelta è arrivato perché la mamma e il papà devono tornare al lavoro. La domanda è lì da mesi che aspetta una risposta: “E’ meglio che il mio bambino vada al nido, o che stia a casa tra le cure amorevoli dei nonni?“.   Con questo articolo vogliamo fornire alcuni spunti di riflessione augurandoci che possano aiutare i genitori a facilitare la scelta. Prima di ogni altra posso affermare, lo dico come mamma e come maestra, che ogni genitore in cuor suo, osservando il suo bambino è capace di trovare la giusta soluzione. Ascoltarsi e fidarsi delle proprie intuizioni è sempre la cosa migliore. Non ci sono mai ricette, ma solo suggerimenti e osservazioni che possono fornire spunti per decidere più serenamente. Ogni situazione è un caso a se stante e per questo desideriamo dare qualche input per stimolare l’ascolto del vostro ”io” per fare la scelta migliore. Detto ciò possiamo esaminare alcuni aspetti; vantaggi e svantaggi dell’ingresso al nido o del rimanere a casa con i nonni. Nido o Nonni? Perché scegliere il Nido Il nido è un valido sostegno come proseguimento e accompagnamento della crescita di ogni bambino. E’ il primo ingresso in “società” e come tale va ben valutato. Il nido deve essere un luogo della cura e dell’accoglienza, un proseguimento delle braccia materne. Vivere insieme ad altri, condividere spazi e giochi stimola i bambini nello sviluppo psicomotorio implementa il linguaggio, facilita l’acquisizione di competenze pratiche e relazionali. “Condividere” al nido significa innanzi tutto imparare lentamente ad ampliare la propria sfera affettiva, riconoscere nuove figure di riferimento di cui potersi fidare. Si impara che non tutto è mio e che è necessario scendere a patti, che i miei bisogni sono fondamentali come quelli degli altri. Imparo a ricevere e a dare limiti. Al nido si da molta importanza alle “routine”, vestirsi e svestirsi, la toilette, il cibo, la nanna, si trova un modo per vivere in una piccola comunità: tutti importantissimi momenti di crescita. Avere un contesto ben organizzato e metodico in questo senso può aiutare i bambini ad entrare più facilmente nel ritmo sonno-veglia, nel controllo degli sfinteri, nella dimestichezza con il cibo. Tra genitori e nido nasce un patto di alleanza, uno scambio continuo, una fiducia reciproca, la famiglia si sente supportata nelle scelte educative. Importante però è scegliere un nido che abbia i presupposti per coltivare questa alleanza e che abbia caratteristiche adeguate. Le figure di riferimento sono infatti fondamentali nei primi anni di vita del bambino, e per questo è importante scegliere un luogo e persone che vi trasmettano passione, dedizione e competenza. Anche l’ambiente è importante: il bambino nei primi anni di vita è un organo di senso, conosce il mondo tramite i sensi e tutto si imprime con maggior intensità. Gli aspetti importanti da osservare nella scelta del luogo sono: i colori, i suoni, gli odori, i materiali, i giochi, la possibilità di stare all’aperto. E’ Importante che i bambini abbiano spazio per muoversi e che questo aspetto non venga sottovalutato. La possibilità che i bambini nei primi tre anni possano stare a terra, gattonare, fare giochi di movimento, stare molto all’aperto è fondamentale per una crescita armonica dell’organismo, per irrobustire lo scheletro, per non incorrere in problemi posturali nello sviluppo. E’ importante che il contesto educativo sia il più attento possibile ad ogni singolo bambino e i piccoli gruppi possono facilitare questo processo. Alcune domande da porre al nido per riuscire a selezionarlo al meglio le trovate in un nostro articolo precedente open day al nido. Quando il Nido non è un vantaggio? Il nido ha solo aspetti positivi? La risposta è no! Come sempre dipende dal bambino e dalla famiglia. Per alcuni bambini il fatto di trovarsi insieme ad altri, stare a nuovi ritmi, nuove figure di riferimento, può essere fonte di stress e dunque prematuro. Il nido è comunque un luogo promiscuo ed è indubbio che ci si ammala di più. Per alcuni bambini il tempo del distacco dai genitori costituisce una grossa difficoltà e non sempre è pronto a fare questo passaggio nel momento in cui gli adulti lo richiedono. Per altri c’è bisogno di un lungo periodo di assestamento. In questi casi si può pensare a dei passaggi graduali. Per esempio andare a prendere i bambini dopo pranzo ed aspettare ad inserire la nanna pomeridiana al nido, oppure frequentare il nido solo tre volte alla settimana. Nido o nonni? Perché scegliere i nonni. Talvolta, è più rassicurante rimanere a casa, con i propri ritmi e abitudini, “digerendo” gradualmente il distacco dalla figura primaria di riferimento. Anche per noi genitori può essere presto lasciare il nostro bambino nelle mani di un “estraneo” se pur competente (anche se estraneo lo sarà solo per poco). E’ importante ascoltarsi e chiedersi prima di tutto cosa ci tranquillizza maggiormente. Qual è la situazione dove ci sentiamo meglio. Questa sarà la soluzione giusta anche per il nostro bambino che sente e riconosce i nostri stati d’animo. Nel mio lavoro di maestra mi è capitato di constatare insieme ad alcune famiglie che l’inserimento al nido era faticoso e vissuto con ansia principalmente da loro stessi. In questi casi il bambino difficilmente si inserisce al nido. Non c’è fretta, con serenità si può rimandare l’inserimento al momento in cui tutto il nucleo è pronto. I nonni sono un grande dono: un rapporto di amore speciale che va coltivato in tutte le sue parti e che accompagna la crescita dei bambino. Il loro è un sostegno è un aiuto, ma non possono sostituire il ruolo genitoriale e neppure quello scolastico. Certamente nei primi anni di vita i nonni possono essere una valida alternativa la dove i ruoli sono chiari e i rapporti sereni. A volte sento mamme che si lamentano perché i nonni non seguono le loro istruzioni nello stare con i nipoti. Questo può essere un problema nel rapporto intergenerazionale. I genitori giustamente stabiliscono regole, priorità, atteggiamenti da mantenere con i figli e chiedono ai nonni di rispettarle. Non possiamo tuttavia chiedere ai nonni di portare i bambini sempre fuori se non se la sentono o di “non dargliele sempre vinte”; il coinvolgimento affettivo dei nonni è alto, loro sono già stati genitori, hanno allevato figli avendone la piena responsabilità. Non sempre, dunque, dare regole è il loro compito. Dai nonni si ha quella coccola in più, con i nonni è sempre festa, comprano il regalo speciale che noi mai avremmo acquistato e tutto questo è meraviglioso se rimane nella sfera dello straordinario. Quando affidiamo per un lungo tempo i piccoli ai nonni nei primi anni di vita, è bene che ci sia una buona intesa con la famiglia d’origine. E’ bene che i ruoli siano chiari, che concordiamo sul modello educativo e che ci sia un buon dialogo, una possibilità di confronto costante.   Luisella Piazza – Consulente Pedagogica

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6 Giu
2023
Educazione e Nuove Tecnologie: a Collegno nasce il Patto Digitale

Genitorialità e Educazione

Educazione e Nuove Tecnologie: a Collegno nasce il Patto Digitale

Sempre più genitori e insegnanti sono preoccupati e attenti riguardo l’uso delle nuove tecnologie da parte dei giovani.  Uno degli interventi più pratici e concreti che possono essere messi in atto è quello di costituire un patto digitale.  Ne parliamo in questa intervista con la Dott.ssa Silvia Di Paola, Psicologa Scolastica e promotrice del patto digitale per la città di Collegno. Dott.ssa Di Paola le abbiamo chiesto questa intervista poiché giovedì 8 giugno a Collegno verrà presentato alla cittadinanza il primo patto digitale della provincia di Torino e vorremmo chiedere a lei, in quanto promotrice del progetto, di spiegare meglio in cosa consiste un patto digitale.   I patti digitali sono accordi informali tra famiglie, istituzioni, associazioni ed educatori che, uniti dal pensiero di promuovere l’uso sicuro e consapevole della tecnologia, scelgono di seguire nella quotidianità delle regole pratiche e condivise.  I patti digitali nascono generalmente da gruppi informali di genitori che confrontandosi cercano le soluzioni per superare la pressione sociale che anticipa l’utilizzo del digitale da parte dei piccoli.  Queste famiglie si supportano a vicenda e stabiliscono regole condivise per l’educazione digitale dei propri figli per fare in modo che l’uso di smartphone, internet e videogiochi siano adatti alla loro età.  Perché i patti digitali portino frutti concreti è tuttavia necessario coinvolgere anche soggetti esterni alle famiglie e coinvolti nell’educazione dei giovani come scuole, pediatri, società sportive e tutti i contesti educativi.  Può farci alcuni esempi di regole contenute in un patto digitale?  Tra le regole più comuni contenute in patto digitale vi sono: - l'età di consegna dello smartphone personale  - regole per l’utilizzo dei diversi dispositivi (quando e per quanto tempo, accesso a siti web e social...) - partecipazione con i figli a momenti di educazione digitale.  La sua scelta di promuovere l’iniziativa del patto digitale è legata in qualche modo alla sua esperienza professionale di Psicologa Scolastica? Si, lavoro da circa 10 anni nelle scuole di ogni ordine e grado, dall’infanzia alle superiori, gestendo sportelli d’ascolto e progetti di educazione alla salute. Negli ultimi anni però ho potuto constatare come gli schermi siano diventati una presenza costante e sempre più invadente fin dalla tenera età. Ho imparato a chiedere ai ragazzi quante ore passano al giorno connessi e ho stimato che alle scuole medie ci si aggira sulle 3/4 ore al giorno per arrivare alle 5/6 ore alle superiori e in alcuni casi anche fino a 12!  E sono sempre più frequenti i disturbi dell'attenzione, ansia e attacchi di panico, ritiro sociale, disturbi alimentari e vere e proprie dipendenze da social fino a preoccupanti disturbi dissociativi.  Sulla base della sua esperienza personale quali sono le ripercussioni di un uso scorretto di smartphone e social da parte dei giovani?  Questo è un tema davvero ampio e complesso che non permette di essere esaustivi con poche righe; tuttavia possiamo ricordare che dai dati scientifici emerge come l’introduzione troppo precoce di queste tecnologie interferisce con il processo di crescita cognitiva, affettiva e relazionale. Le ricerche scientifiche mostrano che l’utilizzo prolungato dei sistemi digitali ha effetti dannosi di vario genere:  -disturbi del benessere, disturbi dell'alimentazione e del riposo notturno; -problemi legati all'apprendimento come: difficoltà di concentrazione; disturbi dell'attenzione e diminuzione della creatività; -conseguenze psicologiche come traumi legati alla visione di contenuti per adulti e ansia; -rischi concreti di essere vittime di insulti e offese online, cyberbullismo, emulazione di sfide estreme promosse online. Anche se lei è la promotrice del patto digitale di Collegno questo è stato redatto ed è portato avanti da un gruppo informale di cittadini chiamato ‘’Famiglie in rete’’. Può raccontarci brevemente la storia del gruppo e da chi è costituito? Quali sono gli obiettivi del gruppo nel breve e nel lungo termine? Ho sentito parlare per la prima volta di patti digitali a settembre 2022 durante un seminario per genitori e scoperto come alcuni gruppi di genitori condividono regole comuni e si sostengono con l’obiettivo di creare benessere digitale. Ho iniziato ad informarmi entrando in contatto con varie realtà già strutturate, come l'Associazione MEC in Friuli, Aspettando lo Smartphone a Milano e il progetto Patti Digitali. A partire dalle esperienze già consolidate in altri territori ho creato così un gruppo Telegram e chiesto adesione a chi era interessato e in poco tempo si è creato un gruppo di circa 80 persone che comprende prevalentemente genitori ma a cui appartengono anche insegnanti psicologi, educatori e pedagogisti.  Abbiamo iniziato a confrontarci tra di noi, con un pensiero critico, scambiandoci informazioni, materiali, articoli scientifici e link di seminari sul tema del digitale e minori. Abbiamo creato una base di conoscenza comune per poi incontrarci di persona ed iniziare a lavorare concretamente sulle regole che ci sentivamo di poter sostenere ciascuno all’interno delle proprie famiglie. è nato in questo modo il patto digitale "Famiglie in Rete''. Tra i nostri obiettivi c’è quello di creare momenti formativi sia per genitori che per ragazzi, organizzando anche gite detox per le famiglie così da creare momenti relazionali tra noi e per i ragazzi affinché possano conoscersi e non sentirsi soli ed esclusi, ma parte attiva del progetto.  Abbiamo deciso di iniziare a proporlo nel comune di Collegno ma l’idea futura è di promuoverlo anche in altri comuni e altre province del Piemonte. In Friuli l’associazione MEC ha portato avanti il progetto “Custodi digitali” che vede la collaborazione di tutta la comunità educante (genitori, insegnanti e pediatri) coesi e alleati per il benessere digitale. I cittadini che concordano con il patto cosa devono fare per aderire?  Bisogna collegarsi al seguente link e firmare il patto. Quali sono i vostri contatti per chi intende seguirvi? Pagina Facebook Pagina Istagram  Bibliografia essenziale L'innovazione tecnologica nella scuola: come coltivare un'innovazione tecnologica sostenibile ed efficace. Antonio Calvani Educazione digitale familiare dalla nascita. Marco Grollo et al. Too much screen time changes children's brains, study from Cincinnati Children's finds

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1 Giu
2023
Giovedì 1 giugno: Giornata Mondiale dei Genitori

Genitorialità e Educazione

Giovedì 1 giugno: Giornata Mondiale dei Genitori

Oggi è la Giornata Mondiale dei Genitori e Che Scuola ha chiesto alla Dott.ssa Silvia Spinelli un contenuto speciale per l'occasione: un super vademecum da tenere sempre a mente per onorare il nostro ruolo di educatori e accompagnatori nella crescita dei nostri figli. Il ruolo del genitore racchiude in sé “lavori” diversi, ma tutti egualmente importanti, per aiutare i figli a crescere in modo sano e consapevole. Per lavori si intende il fatto che, noi genitori, dobbiamo essere capaci, a seconda delle varie situazioni, di indossare diversi “cappelli del mestiere” che servono per acquisire punti di vista diversi, utili ad aiutare i nostri bambini o i nostri ragazzi, soprattutto per quelle situazioni in cui non siamo stati o non possiamo essere presenti, come a scuola, alla materna o al nido. Vediamo quali solo questi cappelli. Il primo cappello del mestiere che dobbiamo mettere per aiutare i nostri bambini o i nostri ragazzi è quello dell'Investigatore. Cosa vuol dire mettere il cappello dell'investigatore? Vuol dire che quando i nostri figli hanno una difficoltà, un problema, gli succede qualcosa, la prima cosa che dobbiamo fare è trasformarci in Agatha Christie o Miss Marple o il tenente Colombo! Dobbiamo quindi iniziare a capire, entrare in un assetto non giudicante; quello del giudice è proprio l'unico lavoro che va tolto dal mondo della genitorialità! Invece l'investigatore cerca di capire che cosa è successo, quali sono gli antecedenti, torna sulla scena del crimine, indaga se sono successe delle cose a scuola, cerca di capire che cosa è successo quando un bambino manifesta un disagio. Capita spesso per esempio con la scuola, un pessimo incastro tra alcune tipologie di bambino e alcune tipologie di insegnamento. Per esempio: se il bambino è molto motorio, fa molta fatica a regolare i suoi movimenti e finisce ad esempio in una scuola d'infanzia dove si fanno molte attività a tavolino e poche attività motorie, ecco che può avvenire un crash. Quindi investighiamo, andiamo con la lente di ingrandimento nell’ambiente in cui è immerso il bambino o la bambina e facciamoci delle domande: “è giusto per il mio bambino?” “che cosa è successo prima?” “che cosa è successo dopo?” “come ha reagito Tizio, come ha reagito Caio?” Facciamo i nostri “interrogatori”, trasformiamoci in buoni investigatori per allargare la visuale e il campo della situazione. Il secondo lavoro è collegato a questo primo ma è un po' diverso ed è quello dello Scienziato. Noi dobbiamo sapere ricordare che tutto ha un motivo. Mentre l'investigatore lo immaginiamo di più come una persona che raccoglie dati soprattutto sull'ambiente e sulle interazioni che il nostro bambino ha avuto con vari personaggi dell'ambiente e interroga i vari testimoni, lo scienziato cerca di capire antecedenti e conseguenze soprattutto dell’interiorità del bambino, come se cercasse di vedere quello che c'è sotto la punta dell'iceberg, il meccanismo biologico neuronale scientifico che c'è alla base di alcuni comportamenti. “Il mio bambino si comporta in un certo modo”, ok indosso il cappello dello scienziato e analizzo: “ha dormito abbastanza?” “ha mangiato adeguatamente?” “non si sente bene?” analizziamo che cosa c’è in campo di lui o di lei, che è difficile domandiamoci: “ha qualche frustrazione?” oppure “l'ambiente familiare o scolastico in cui è inserito, porta qualche tensione?” Ricordiamo sempre che dire “fa così senza motivo!” non esiste. Il senza motivo non esiste perché noi siamo esseri mossi sempre da quelli che si chiamano sistemi motivazionali cioè le cose che ci muovono e ci spingono sono sempre qualche cosa che ci vuole portare a un obiettivo, un obiettivo che è soprattutto di salute e di sicurezza, di raggiungere delle cose che sono importanti per noi, da adulti, e di contatto con delle figure di riferimento, per i bambini. I sistemi motivazionali agiscono e quindi dobbiamo chiederci, come dei bravi scienziati, che cosa c’è in campo in quel momento, perché sta succedendo una certa cosa: c'è l'interazione con l'ambiente del mio bambino, c'è il temperamento individuale del mio bambino, ci sono degli aspetti fisiologici e/o neuronali (il mio bambino fa così perché è molto stanco, perché è molto piccolo, gli ho fatto troppe richieste o gli ho parlato troppo, il mio bambino è così perché è stato tante ore in un ambiente rumoroso, etc.). Come l'investigatore parla, capisce, sente e ascolta, fa dei collegamenti, così lo scienziato fa degli esperimenti e si alternano tutti questi lavori-cappello di un genitore, che cerca di capire cosa c'è sotto quel comportamento. Il terzo e ultimo lavoro che un genitore deve mettere in campo è quello dell'Avvocato. Attenzione perché non significa fare i genitori che difendono i figli a oltranza, anche quando sono indifendibili, anche quando sono maleducati. Ma, se abbiamo fatto bene i primi due lavori, quindi se abbiamo investigato sia l'ambiente e sia le motivazioni fisiologiche e neurologiche alla base di un certo comportamento, chi starà dalla parte del nostro bambino se non noi genitori? Indossare il cappello dell’avvocato non significa altro che assumersi il compito di spiegare al di fuori di noi. Raccontiamo la situazione ai nonni, la raccontiamo all'insegnante, la raccontiamo all'allenatore e portiamo avanti i diritti del nostro bambino a star bene, a essere immerso in un ambiente sereno. Tutto ciò è un elemento molto importante per l'alleanza educativa, non dobbiamo entrare a gamba tesa nei servizi educativi e iniziare a dettare ordini e sentenze, questo non è un avvocato ma un giudice, e come detto prima, il giudice è l’unico cappello che un genitore non deve mai indossare. Per concludere il tema dedicato alla “giornata mondiale del genitore” ricordiamoci che una mamma, un papà, conosce il suo bambino da 9 mesi prima che venga al mondo. Un genitore vive, respira, annusa il proprio bambino e bambina tutti i giorni della sua vita e quindi è in grado di notare e cogliere dei malesseri o delle particolarità che probabilmente nessun altro potrà cogliere del proprio figlio e figlia. Potete fidarvi di voi, diventare dei bravi avvocati, non avvocati pazzi, ma avvocati che stanno dalla parte del vostro cliente, in quel caso il vostro bambino, cercando di far capire agli altri quali sono stati gli antecedenti e le motivazioni, che cosa succede dentro il bambino in modo da portare avanti e difendere la sua causa e di portarla nel miglior modo possibile sotto gli occhi di tutti, per regalargli una crescita sana e consapevole. Buona genitorialità da Che Scuola e Silvia Spinelli

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27 Gen
2023
Giorno della Memoria: come parlarne ai bambini?

Genitorialità e Educazione

Giorno della Memoria: come parlarne ai bambini?

In moltissime scuole di vario ordine e grado, durante la giornata del 27 Gennaio "Giorno della Memoria", vengono proiettati film o contenuti dedicati alle vittime dell'Olocausto. Come parlare di argomenti così forti e delicati ai nostri bambini e ragazzi ? È meglio proteggerli, oppure fargli sapere cosa accade intorno a loro? E se scegliamo questa seconda opzione, come possiamo presentare argomenti di grande impatto emotivo, nel modo più delicato possibile, accompagnandoli nel processo di elaborazione e comprensione, per non incorrere in traumi? Per rispondere a questa domanda abbiamo chiesto alla Dott.ssa Silvia Spinelli, Psicoterapeuta specializzata in età dello Sviluppo. Ecco alcuni consigli per insegnanti e genitori Consigli per gli Insegnanti  È certamente importante parlare di tutti gli accadimenti che fanno parte della nostra storia ma quando alcuni di questi sono accompagnati da video, immagini, racconti di vita di persone con nomi e foto, occorre farlo in modo pertinente all’età degli studenti. Sui contenuti delicati non c’è una regola generale.  Ogni bambino è differente: ci sono quelli che rimangono profondamente turbati, ci sono quelli che, pur commuovendosi, riescono poi ad assimilare il messaggio e a captarne l’essenza, e poi ci possono essere quelli che, per difesa, sembra si facciano scivolare tutto addosso con indifferenza. Ma è davvero così? La capacità di elaborazione delle emozioni e degli stati d’animo è soggettiva: sicuramente è un meccanismo influenzato dal temperamento individuale, ma anche dal lessico emotivo che si utilizza a casa. In un contesto familiare in cui ci si confronta spesso sulle emozioni, la comprensione di tematiche così spinose è certamente meno complessa. Quando si vuole far riflettere i più piccoli su questioni impattanti, come la morte, le malattie, fatti drammatici del passato o attuali, come la guerra, è fondamentale innanzitutto che gli insegnanti informino per tempo i genitori, affinché essi possano segnalare eventuali perplessità, per poi valutare consapevolmente come agire con il proprio figlio; se un genitore è conscio di avere un bambino molto sensibile, può decidere di prepararlo prima. È indispensabile che gli insegnanti lascino libertà di movimento ai loro alunni, rassicurandoli di potersi sedere di fianco a loro, per esempio, nel momento in cui dovessero sentirsi troppo scossi, o di poter uscire dalla classe per decomprimere la tensione.  Bisogna dare spazio alla rielaborazione di ciò che si è visto: “Cosa ne pensate?”, “Come state?”, “Perché secondo voi sono successe queste cose?”, “Come possiamo fare perché non accadano più?”, insomma, consentire che emergano sensazioni e sentimenti, senza giudizio e negazione, evitare di minimizzare nel caso in cui qualcuno particolarmente empatico pianga, e riconoscere l’autenticità di quella reazione. Mai dare per scontato che i ragazzi più grandi tollerino meglio questi contenuti: sebbene siano emotivamente più strutturati, prepariamoli sempre prima, dando anche a loro la possibilità di scegliere se continuare a osservare quel contenuto, garantendo piena libertà nella gestione dello spazio, a seconda del sentire personale. Alcuni possono chiedere di uscire dall’aula, per esempio, ed è giusto concedere che si autoregolino come ritengono più opportuno. Ma è davvero giusto mostrare immagini o video che potrebbero urtare la loro sensibilità? Non ho la risposta a questa domanda, perché non mi occupo di temi etici, intesi in questo senso, ma da psicologa posso dirvi che la negazione non è mai un bene: fare finta che un fenomeno non esista, allo scopo di proteggere, anche se a fin di bene, non è mai una buona idea. Sono piccoli ma si accorgono di ciò che gli succede intorno, quindi molto meglio prevenire e fornire loro una spiegazione guidata e adatta alla loro età; in secondo luogo è più semplice comprendere con l’aiuto di un adulto a fianco, che non magari trovarsi a vedere da soli un documentario a casa su Netflix, che potrebbe far emergere dubbi e perplessità irrisolti.  Le tappe di sviluppo per l’elaborazione delle emozioni non sono uguali per tutti. Anche agli adulti può capitare talvolta di faticare osservando immagini o ascoltando storie che riportano a fatti violenti. Consigli per gli i Genitori  Condividete e create una buona alleanza con gli insegnanti, e insieme guidate i giovani e i bambini verso il processo di elaborazione, tramite strumenti adatti quali l’ascolto empatico, l’accoglienza delle emozioni e non la repressione delle stesse, favorendone l’espressione, per poi lasciarle andare. In questo modo si eviterà che questo tornado emotivo li travolga, limitando sofferenza, preoccupazione o pensieri tristi. Avvisateli che il 27 gennaio in classe probabilmente si parlerà di questo argomento e siate pronti ad ascoltarli quando torneranno a casa. Ecco il link ad un video riassuntivo Silvia Spinelli

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19 Gen
2023
Essere Genitori nell'era di Internet

Genitorialità e Educazione

Essere Genitori nell'era di Internet

Un tema estremamente attuale e spesso fonte di dubbi e preoccupazioni per i genitori di bambini e adolescenti, nonché per le figure educative, è l’uso di internet in generale. Come essere genitori e insegnanti nell’era di internet? Come proteggere i ragazzi dai pericoli? Quali sono i modi più funzionali per intervenire nella gestione delle tecnologie? Non possiamo negare che il digitale sia una grossa opportunità, ma occorre riflettere sull’importanza del ruolo educativo di genitori e insegnanti per favorirne un uso intelligente e consapevole. Innanzitutto, è necessario avere presente che cosa significa essere adolescenti, come cambia il modo di sentire, comunicare e relazionarsi in questa fase di vita, e quali sono i loro bisogni. Dopo di che è necessario che noi adulti per primi ad essere informati e conoscere il web, il suo funzionamento e tutte le sue sfaccettature, nel bene e nel male. Ma prima di ogni cosa, dobbiamo essere consapevoli che l’uso che i ragazzi fanno del web ha molto a che fare con il contesto relazionale e affettivo entro cui sono inseriti. Numerose ricerche mostrano come la qualità della relazione adulto-adolescente, il coinvolgimento affettivo, un ambiente relazionale attento e sintonizzato sulle emozioni e sui bisogni dei ragazzi, una buona comunicazione e fiducia reciproca, siano gli elementi che più di tutti influenzano l’uso costruttivo del web. L’idea quindi deve essere quella di costruire una “base sicura” digitale, che veda i genitori e tutte le figure educative come solidi punti di riferimento, anche per ciò che riguarda il mondo del web. Cosa può fare la famiglia? I consigli di Che Scuola per i genitori sono sempre gli stessi: informarsi partendo da fonti autorevoli, confrontarsi e riflettere in famiglia per farsi una propria idea, ascoltare professionisti del settore e approfittare di ogni occasione possibile per far crescere una propria cultura dell’educazione. Un’occasione da non perdere è l’incontro in presenza organizzato dalla Dott.ssa Francesca Bordone, Psicologa specializzata in Età Evolutiva e Genitorialità, rivolto a insegnanti e genitori al fine di confrontarsi su questi aspetti e condividere informazioni, dubbi, timori e possibili modalità d’intervento. Titolo dell’evento  “Genitori Connessi: come gestire l’uso dei social network in adolescenza” Dove  AKUADRO Sport - Via XXV Aprile 154 - Nichelino (TO) Quando Venerdì 3 Febbraio alle 20:45 Cosa può fare una scuola? L'argomento sull'uso del digitale può essere sviluppato anche per i ragazzi che non attraversano la fase dell'adolescenza e, considerando che i mezzi di comunicazione moderni vengono usati sempre più precocemente dai nostri ragazzi, sarebbe opportuno che non solo scuole secondarie di secondo grado ma anche scuole primarie e scuole secondarie di primo grado incentivassero il dialogo e il confronto su questo tema di concerto con le famiglie. Le scuole interessate ad approfondire l’argomento possono organizzare un evento di confronto con insegnanti e genitori contattando la Dott.ssa Francesca Bordone. Altre azioni possibili ? Per i genitori e gli insegnanti che volessero approfondire gli argomenti sull’uso dei sistemi digitali da parte degli adolescenti di seguito sono riportati alcuni link utili da consultare  https://www.unicef.it/pubblicazioni/i-diritti-dei-minorenni-in-relazione-all-ambiente-digitale/ https://www.minorionline.com/ https://www.minori.gov.it/sites/default/files/accesso_sicuro_a_internet.pdf https://www.minori.gov.it/it/ricerca-guidata?f%5B0%5D=taxonomy_vocabulary_20%3A544

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