27 Gennaio 2023
In moltissime scuole di vario ordine e grado, durante la giornata del 27 Gennaio "Giorno della Memoria", vengono proiettati film o contenuti dedicati alle vittime dell'Olocausto.
Come parlare di argomenti così forti e delicati ai nostri bambini e ragazzi ?
È meglio proteggerli, oppure fargli sapere cosa accade intorno a loro? E se scegliamo questa seconda opzione, come possiamo presentare argomenti di grande impatto emotivo, nel modo più delicato possibile, accompagnandoli nel processo di elaborazione e comprensione, per non incorrere in traumi?
Per rispondere a questa domanda abbiamo chiesto alla Dott.ssa Silvia Spinelli, Psicoterapeuta specializzata in età dello Sviluppo.
Ecco alcuni consigli per insegnanti e genitori
È certamente importante parlare di tutti gli accadimenti che fanno parte della nostra storia ma quando alcuni di questi sono accompagnati da video, immagini, racconti di vita di persone con nomi e foto, occorre farlo in modo pertinente all’età degli studenti.
Ogni bambino è differente: ci sono quelli che rimangono profondamente turbati, ci sono quelli che, pur commuovendosi, riescono poi ad assimilare il messaggio e a captarne l’essenza, e poi ci possono essere quelli che, per difesa, sembra si facciano scivolare tutto addosso con indifferenza.
Ma è davvero così? La capacità di elaborazione delle emozioni e degli stati d’animo è soggettiva: sicuramente è un meccanismo influenzato dal temperamento individuale, ma anche dal lessico emotivo che si utilizza a casa. In un contesto familiare in cui ci si confronta spesso sulle emozioni, la comprensione di tematiche così spinose è certamente meno complessa.
Quando si vuole far riflettere i più piccoli su questioni impattanti, come la morte, le malattie, fatti drammatici del passato o attuali, come la guerra, è fondamentale innanzitutto che gli insegnanti informino per tempo i genitori, affinché essi possano segnalare eventuali perplessità, per poi valutare consapevolmente come agire con il proprio figlio; se un genitore è conscio di avere un bambino molto sensibile, può decidere di prepararlo prima.
È indispensabile che gli insegnanti lascino libertà di movimento ai loro alunni, rassicurandoli di potersi sedere di fianco a loro, per esempio, nel momento in cui dovessero sentirsi troppo scossi, o di poter uscire dalla classe per decomprimere la tensione.
Bisogna dare spazio alla rielaborazione di ciò che si è visto: “Cosa ne pensate?”, “Come state?”, “Perché secondo voi sono successe queste cose?”, “Come possiamo fare perché non accadano più?”, insomma, consentire che emergano sensazioni e sentimenti, senza giudizio e negazione, evitare di minimizzare nel caso in cui qualcuno particolarmente empatico pianga, e riconoscere l’autenticità di quella reazione.
Mai dare per scontato che i ragazzi più grandi tollerino meglio questi contenuti: sebbene siano emotivamente più strutturati, prepariamoli sempre prima, dando anche a loro la possibilità di scegliere se continuare a osservare quel contenuto, garantendo piena libertà nella gestione dello spazio, a seconda del sentire personale. Alcuni possono chiedere di uscire dall’aula, per esempio, ed è giusto concedere che si autoregolino come ritengono più opportuno.
Ma è davvero giusto mostrare immagini o video che potrebbero urtare la loro sensibilità? Non ho la risposta a questa domanda, perché non mi occupo di temi etici, intesi in questo senso, ma da psicologa posso dirvi che la negazione non è mai un bene: fare finta che un fenomeno non esista, allo scopo di proteggere, anche se a fin di bene, non è mai una buona idea.
Sono piccoli ma si accorgono di ciò che gli succede intorno, quindi molto meglio prevenire e fornire loro una spiegazione guidata e adatta alla loro età; in secondo luogo è più semplice comprendere con l’aiuto di un adulto a fianco, che non magari trovarsi a vedere da soli un documentario a casa su Netflix, che potrebbe far emergere dubbi e perplessità irrisolti.
Le tappe di sviluppo per l’elaborazione delle emozioni non sono uguali per tutti.
Anche agli adulti può capitare talvolta di faticare osservando immagini o ascoltando storie che riportano a fatti violenti.
Condividete e create una buona alleanza con gli insegnanti, e insieme guidate i giovani e i bambini verso il processo di elaborazione, tramite strumenti adatti quali l’ascolto empatico, l’accoglienza delle emozioni e non la repressione delle stesse, favorendone l’espressione, per poi lasciarle andare. In questo modo si eviterà che questo tornado emotivo li travolga, limitando sofferenza, preoccupazione o pensieri tristi.
Avvisateli che il 27 gennaio in classe probabilmente si parlerà di questo argomento e siate pronti ad ascoltarli quando torneranno a casa.
Ecco il link ad un video riassuntivo
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