Giovedì 1 giugno: Giornata Mondiale dei Genitori

1 Giugno 2023



Oggi è la Giornata Mondiale dei Genitori e Che Scuola ha chiesto alla Dott.ssa Silvia Spinelli un contenuto speciale per l'occasione: un super vademecum da tenere sempre a mente per onorare il nostro ruolo di educatori e accompagnatori nella crescita dei nostri figli.


Il ruolo del genitore racchiude in sé “lavori” diversi, ma tutti egualmente importanti, per aiutare i figli a crescere in modo sano e consapevole.


Per lavori si intende il fatto che, noi genitori, dobbiamo essere capaci, a seconda delle varie situazioni, di indossare diversi “cappelli del mestiere” che servono per acquisire punti di vista diversi, utili ad aiutare i nostri bambini o i nostri ragazzi, soprattutto per quelle situazioni in cui non siamo stati o non possiamo essere presenti, come a scuola, alla materna o al nido.


Vediamo quali solo questi cappelli.



Il primo cappello del mestiere che dobbiamo mettere per aiutare i nostri bambini o i nostri ragazzi è quello dell'Investigatore.


Cosa vuol dire mettere il cappello dell'investigatore?


Vuol dire che quando i nostri figli hanno una difficoltà, un problema, gli succede qualcosa, la prima cosa che dobbiamo fare è trasformarci in Agatha Christie o Miss Marple o il tenente Colombo!



Dobbiamo quindi iniziare a capire, entrare in un assetto non giudicante; quello del giudice è proprio l'unico lavoro che va tolto dal mondo della genitorialità!


Invece l'investigatore cerca di capire che cosa è successo, quali sono gli antecedenti, torna sulla scena del crimine, indaga se sono successe delle cose a scuola, cerca di capire che cosa è successo quando un bambino manifesta un disagio.


Capita spesso per esempio con la scuola, un pessimo incastro tra alcune tipologie di bambino e alcune tipologie di insegnamento.


Per esempio: se il bambino è molto motorio, fa molta fatica a regolare i suoi movimenti e finisce ad esempio in una scuola d'infanzia dove si fanno molte attività a tavolino e poche attività motorie, ecco che può avvenire un crash.


Quindi investighiamo, andiamo con la lente di ingrandimento nell’ambiente in cui è immerso il bambino o la bambina e facciamoci delle domande:


  • “è giusto per il mio bambino?”
  • “che cosa è successo prima?”
  • “che cosa è successo dopo?”
  • “come ha reagito Tizio, come ha reagito Caio?”


Facciamo i nostri “interrogatori”, trasformiamoci in buoni investigatori per allargare la visuale e il campo della situazione.


Il secondo lavoro è collegato a questo primo ma è un po' diverso ed è quello dello Scienziato.

Noi dobbiamo sapere ricordare che tutto ha un motivo.



Mentre l'investigatore lo immaginiamo di più come una persona che raccoglie dati soprattutto sull'ambiente e sulle interazioni che il nostro bambino ha avuto con vari personaggi dell'ambiente e interroga i vari testimoni, lo scienziato cerca di capire antecedenti e conseguenze soprattutto dell’interiorità del bambino, come se cercasse di vedere quello che c'è sotto la punta dell'iceberg, il meccanismo biologico neuronale scientifico che c'è alla base di alcuni comportamenti.


“Il mio bambino si comporta in un certo modo”, ok indosso il cappello dello scienziato e analizzo:


  • “ha dormito abbastanza?”
  • “ha mangiato adeguatamente?”
  • “non si sente bene?”
  • analizziamo che cosa c’è in campo di lui o di lei, che è difficile
  • domandiamoci: “ha qualche frustrazione?” oppure “l'ambiente familiare o scolastico in cui è inserito, porta qualche tensione?”


Ricordiamo sempre che dire “fa così senza motivo!” non esiste.


Il senza motivo non esiste perché noi siamo esseri mossi sempre da quelli che si chiamano sistemi motivazionali cioè le cose che ci muovono e ci spingono sono sempre qualche cosa che ci vuole portare a un obiettivo, un obiettivo che è soprattutto di salute e di sicurezza, di raggiungere delle cose che sono importanti per noi, da adulti, e di contatto con delle figure di riferimento, per i bambini.


I sistemi motivazionali agiscono e quindi dobbiamo chiederci, come dei bravi scienziati, che cosa c’è in campo in quel momento, perché sta succedendo una certa cosa:


  • c'è l'interazione con l'ambiente del mio bambino,
  • c'è il temperamento individuale del mio bambino,
  • ci sono degli aspetti fisiologici e/o neuronali (il mio bambino fa così perché è molto stanco, perché è molto piccolo, gli ho fatto troppe richieste o gli ho parlato troppo, il mio bambino è così perché è stato tante ore in un ambiente rumoroso, etc.).


Come l'investigatore parla, capisce, sente e ascolta, fa dei collegamenti, così lo scienziato fa degli esperimenti e si alternano tutti questi lavori-cappello di un genitore, che cerca di capire cosa c'è sotto quel comportamento.


Il terzo e ultimo lavoro che un genitore deve mettere in campo è quello dell'Avvocato.


Attenzione perché non significa fare i genitori che difendono i figli a oltranza, anche quando sono indifendibili, anche quando sono maleducati.


Ma, se abbiamo fatto bene i primi due lavori, quindi se abbiamo investigato sia l'ambiente e sia le motivazioni fisiologiche e neurologiche alla base di un certo comportamento, chi starà dalla parte del nostro bambino se non noi genitori?



Indossare il cappello dell’avvocato non significa altro che assumersi il compito di spiegare al di fuori di noi.


Raccontiamo la situazione ai nonni, la raccontiamo all'insegnante, la raccontiamo all'allenatore e portiamo avanti i diritti del nostro bambino a star bene, a essere

immerso in un ambiente sereno.


Tutto ciò è un elemento molto importante per l'alleanza educativa, non dobbiamo entrare a gamba tesa nei servizi educativi e iniziare a dettare ordini e sentenze, questo non è un avvocato ma un giudice, e come detto prima, il giudice è l’unico cappello che un genitore non deve mai indossare.



Per concludere il tema dedicato alla “giornata mondiale del genitore” ricordiamoci che una mamma, un papà, conosce il suo bambino da 9 mesi prima che venga al mondo.


Un genitore vive, respira, annusa il proprio bambino e bambina tutti i giorni della sua vita e quindi è in grado di notare e cogliere dei malesseri o delle particolarità che probabilmente nessun altro potrà cogliere del proprio figlio e figlia.


Potete fidarvi di voi, diventare dei bravi avvocati, non avvocati pazzi, ma avvocati che stanno dalla parte del vostro cliente, in quel caso il vostro bambino, cercando di far capire agli altri quali sono stati gli antecedenti e le motivazioni, che cosa succede dentro il bambino in modo da portare avanti e difendere la sua causa e di portarla nel miglior modo possibile sotto gli occhi di tutti, per regalargli una crescita sana e consapevole.


Buona genitorialità da Che Scuola e Silvia Spinelli