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21 Mar
2025
Quanto è facile aprire un Nido Famiglia? Ecco l'incontro che aspettavi per scoprire questa opportunità.

Eventi e Incontri Per tutte le età

Quanto è facile aprire un Nido Famiglia? Ecco l'incontro che aspettavi per scoprire questa opportunità.

La recente normativa regionale del Lazio ha riconosciuto ufficialmente i Nidi Domestici Tagesmutter come una realtà educativa strutturata. Il Modello organizzativo degli Asili Nido Domestici offre un’alternativa ai servizi tradizionali per l’infanzia, permettendo di creare ambienti educativi a misura di bambino in un contesto familiare. Per i Laureati e le Laureate in Scienze dell'Educazione, si apre così una possibilità concreta di intraprendere un percorso professionale che coniuga autonomia lavorativa e qualità educativa. Per le Durante il Career Day Scienze della Formazione, che si terrà il 3 aprile presso l’Università Roma Tre, sarà possibile approfondire questa opportunità, conoscere le organizzazioni che operano nel settore e scoprire quali passi compiere per avviare un’attività in questo ambito. Cos'è un Nido Domestico? Un Nido Domestico, conosciuto anche con il nome di asilo nido famiglia, è un servizio educativo organizzato in un ambiente domestico, progettato per accogliere un piccolo gruppo di bambini. Si tratta di uno spazio sicuro, accogliente e armonioso, dove l’educatrice ha il pieno controllo su ogni aspetto organizzativo e pedagogico. Grazie alla dimensione ridotta del gruppo, questo modello permette di instaurare relazioni significative con bambini e famiglie, offrendo un’esperienza educativa di qualità e su misura. Perché avviare un Nido Domestico Tagesmutter? Che vantaggi offre? Autonomia lavorativa Gestire la propria attività significa poter decidere in autonomia ogni aspetto sia educativo che organizzativo Maggiore gratificazione Poche famiglie da accogliere permette di instaurare relazioni più intime con i bambini e le famiglie, in un ambiente meno impegnativo rispetto ai grandi asili Realizzazione personale Gestire un asilo in autonomia vuol dire dare vita a un progetto che rispecchia completamente la filosofia educativa cdi chi lo gestisce Bilanciamento vita-lavoro Lavorare in un ambiente domestico permette maggiore flessibilità , con tempi e modalità che si adattano meglio alle esigenze personali. L'impatto sociale dei Nidi Domestici Il modello del Nido Domestico non solo offre un'opportunità lavorativa alle educatrici, ma ha anche un forte impatto sociale poiché aiuta le famiglie a conciliare lavoro e cura dei figli, offrendo un servizio più flessibile e personalizzato e coprire aree del territorio in cui non ci sono asili nido, come i piccoli comuni. Il Supporto dell’Associazione Scarabocchiando Nonostante i numerosi vantaggi che questa opportunità offre, poche educatrici affrontano questa sfida; perché? Talvolta spaventa la burocrazia e la contabilità che devono essere gestite, i documenti da produrre, e le relazioni con istituzioni e famiglie. Proprio per venire incontro a queste esigenze è nata l’Associazione Scarabocchiando, che ad oggi ha aiutato oltre 200 educatrici ad avviare il proprio nido famiglia in tutta Italia. L’associazione Scarabocchiando offre: Formazione dedicata L'associazione organizza e coordina dei corsi che coprono tutti gli aspetti necessari, dalla pedagogia alla burocrazia, non solo in fase di avviamento ma durante tutto il percorso lavorativo. Consulenza continua Viene garantito un supporto pratico costante per affrontare con serenità gli aspetti amministrativi, fiscali e assicurativi. Una rete di professionisti Far parte della Rete Scarabocchiando permette di far parte di una comunità che condivide esperienze e offre supporto reciproco. Assistenza nei primi passi L'associazione permette assiste le nuove strutture nella fase di avviamento dell’attività in modo professionale. L'Associazione collabora con le amministrazioni locali per favorire la nascita di nuovi nidi domestici, facilitando la creazione di servizi educativi sostenibili. Career Day Scienze della Formazione L’evento Career Day Scienze della Formazione, organizzato da DiSCo Lazio nell’ambito del progetto Porta Futuro Lazio, in collaborazione con l’Università Roma Tre e il Dipartimento di Scienze della Formazione, è un'opportunità concreta per scoprire con l'associazione Scarabocchiando il mondo dei Nidi Domestici Tagesmutter. 📅 Giovedì 3 aprile 2025 🕘 Dalle 9:30 alle 15:00 📍 Dipartimento di Scienze della Formazione, via Principe Amedeo 182b, Roma Dopo l’incontro inaugurale in Aula Magna, i partecipanti potranno confrontarsi direttamente con organizzazioni e associazioni del settore, conoscere le opportunità professionali disponibili e sostenere colloqui conoscitivi con i referenti delle risorse umane. A chi è rivolto l'incontro? Laureate in Scienze dell'Educazione e Formazione (classe L-19) che vogliono conoscere nuove opportunità professionali nel settore dell’educazione Educatrici interessate a una maggiore autonomia lavorativa desiderose di avviare un’attività in un contesto familiare Chi desidera intraprendere un percorso imprenditoriale nel settore educativo con il supporto di associazioni specializzate. Chi troverai all'evento? Educatrici testimonial che racconteranno la loro esperienza personale a cui potrai rivolgere le tue domande e verificare la fattibilità di questa esperienza. Il team organizzativo di Scarabocchiando: Katiuscia, Elisa e Paolo per spiegare nel concreto il percorso necessario per avviare il tuo Nido Come partecipare La partecipazione all'evento è gratuita ma, per organizzare al meglio l'incontro, ti suggeriamo di informarci delle tua presenza. Dopo la compilazione riceverai: 📩 Le informazioni per partecipare e raggiungerci 🎓 Materiali gratuiti e risorse utili 🎈 Se entrerai a far parte della rete Scarabocchiando a casa di... riceverai una consulenza personalizzata con il team esperti Contattaci ora! Antonella Giostra

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17 Mar
2025
Giornata Mondiale della Poesia

Generiche Per tutte le età

Giornata Mondiale della Poesia

La poesia come strumento didattico: educare al pensiero e alle emozioni La poesia, spesso definita come "sommo prodotto di civiltà" e strumento educativo, rappresenta un'opportunità straordinaria per la crescita culturale ed emotiva dei bambini e dei ragazzi. In occasione della Giornata Mondiale della Poesia, è importante riflettere sul ruolo che la parola poetica può avere nel contesto scolastico, dalla scuola primaria fino alle fasi più avanzate dell'istruzione. Valore formativo della poesia La poesia ha un valore formativo profondo e trasversale che coinvolge diverse dimensioni dell’apprendimento e dello sviluppo personale. "La poesia è il più efficace acceleratore mentale. Leggerla e scriverla offrono lo strumento di conoscenza più rapido ed economico che io conosca" Iosif Brodskij, Conversazioni Sviluppo della sensibilità linguistica e creativa La poesia permette di esplorare le potenzialità del linguaggio in modo giocoso e profondo. fin dalla prima infanzia, attraverso rime, ritmi e metafore, si coltivano le capacità di espressione e si impara a dare forma ai pensieri via via con maggiore raffinatezza e originalità. Educazione emotiva e gestione delle emozioni Leggere e scrivere poesie aiuta a riconoscere e a esprimere le proprie emozioni, sviluppando empatia e auto-consapevolezza. La poesia diventa uno strumento per elaborare sentimenti complessi, trasformandoli in parole e immagini. Stimolo al pensiero critico L’interpretazione dei testi poetici aiuta i ragazzi a sviluppare il pensiero critico, poiché li stimola a cogliere significati nascosti, a confrontare punti di vista e a trovare connessioni tra parole e realtà. La poesia inoltre stimola il pensiero alla ricerca di soluzioni creative. Educazione alla bellezza e alla contemplazione La poesia insegna a osservare il mondo con occhi nuovi, a coglierne la bellezza e le sfumature. Aiuta a rallentare, a riflettere, a fermarsi sulle parole e sul loro significato profondo, competenza essenziale in una società dominata dalla velocità e spesso dalla superficialità comunicativa. Strumento di comprensione interculturale La poesia è un linguaggio che permea le differenti culture e linguaggi. Permette di avvicinarsi ad altre tradizioni, di esplorare diverse visioni del mondo e di favorire la comprensione tra culture diverse, sviluppando un atteggiamento di apertura, rispetto e arricchimento. Motivazione alla lettura e al piacere del testo scritto L’approccio alla poesia può trasformarsi in una porta d’accesso alla lettura, avvicinando anche i ragazzi meno inclini ai libri. La brevità e al contempo l'intensità dei testi poetici possono risultare un meraviglioso approccio all'accrescimento di competenze linguistiche e intellettive che aprono orizzonti esplorativi immaginativi nei ragazzi Poesia e apprendimento nei diversi livelli scolastici Poesia e apprendimento nella scuola primaria Fin dai primi anni di scuola, la poesia può essere utilizzata per sviluppare sensibilità linguistica, creatività e capacità espressive. Attraverso la lettura e la memorizzazione di testi poetici, i bambini affinano la loro capacità di ascolto, migliorano la pronuncia e il ritmo del linguaggio e imparano a giocare con le parole. Le poesie brevi e le filastrocche aiutano inoltre a potenziare la memoria e a stimolare l’immaginazione. La poesia nella scuola secondaria: pensiero critico ed emozioni Nella scuola secondaria, la poesia assume un ruolo ancora più profondo: diventa uno strumento per sviluppare il pensiero critico e la capacità di interpretare il mondo. Leggere e analizzare poesie permette agli studenti di riflettere su temi universali come l'amore, la libertà, la giustizia e il dolore, favorendo una maggiore consapevolezza delle proprie emozioni e di quelle altrui. Inoltre, la scrittura poetica offre ai ragazzi un mezzo per esprimere se stessi e dare voce alle proprie esperienze. La poesia e il pensiero divergente Un aspetto fondamentale dell’insegnamento della poesia è la sua capacità di stimolare il pensiero divergente, ossia la capacità di trovare soluzioni nuove e creative ai problemi. La poesia incoraggia a vedere il mondo da prospettive inusuali, a giocare con le immagini e i significati, ad andare oltre le convenzioni del linguaggio e del pensiero. Poesia e gestione dei conflitti La poesia è anche un potente strumento per la gestione dei conflitti e delle emozioni. Scrivere e leggere versi aiuta gli studenti a elaborare sentimenti complessi, a comprendere il punto di vista degli altri e a sviluppare empatia. Può essere utilizzata in classe come pratica di educazione emotiva, aiutando bambini e ragazzi a dare nome alle proprie emozioni e a esprimerle in modo sano e costruttivo. Pasolini e l’insegnamento della poesia Pasolini aveva un’idea rivoluzionaria e profondamente moderna dell’insegnamento della poesia: non una disciplina scolastica rigida e distante, ma un’esperienza viva, capace di coinvolgere i ragazzi in prima persona. La poesia deve essere «il più alto mezzo di comunicazione in una società e come il più certo modo di chiarificazione». Per conciliare la curiosità con il gioco, nel suo "Poesia nella scuola" Pasolini suggerisce di cominciare con i poeti viventi, con coloro «che usano una lingua viva non solo come lessico ma proprio come concezione dell’uso espressivo e come scelta dei sentimenti da esprimersi». Il suo suggerimento di partire dai poeti contemporanei è ancora oggi una strategia didattica efficace per avvicinane gli studenti a una lingua che sentono vicina, rendendo la poesia accessibile e stimolante. L’idea di far loro “toccare con mano il laboratorio poetico” significa trasformare la lezione in un’esperienza creativa e partecipativa. Scrivere poesie, sperimentare con le parole, ascoltare testi letti dagli autori stessi può essere un modo per abbattere le barriere tra i ragazzi e l'uso della parola, portando li a percepire la potenza del linguaggio. Questa visione della poesia come “il più alto mezzo di comunicazione” è anche un invito a usarla per esplorare le emozioni e la società, dando ai ragazzi una voce autentica e uno spazio di espressione. Conclusione Seguendo l’esempio di Pier Paolo Pasolini, che ha concepito la poesia come un atto di autenticità e di formazione culturale, la scuola ha il compito di valorizzare la parola poetica come strumento educativo. Insegnare la poesia non significa solo trasmettere la conoscenza della metrica o delle figure retoriche, ma soprattutto fornire ai giovani strumenti per leggere il mondo con occhi nuovi, per pensare in modo autonomo e per comprendere la complessità delle emozioni umane. Nella Giornata Mondiale della Poesia, celebriamo dunque non solo la bellezza dei versi, ma anche la loro intrinseca forza educativa, empatica e creativa! Bibliografia e Spunti Respirare Meglio un articolo meraviglioso di Alessandro d'Avenia L'educazione come poesia, poesia come educazione un testo sull'esperienza di Pasolini come insegnante Educare alla poesia: un modo per dar voce alle emozioni" L'importanza di insegnare la poesia attraverso laboratori di scrittura, l'uso di metafore e il ricorso al mito per esplorare le emozioni. "La Poesia è servita" - Propone un laboratorio di poesia che si concentra sulla costruzione di competenze e capacità critiche attraverso attività e situazioni coinvolgenti. "I bambini e la poesia: due mondi che si assomigliano" Esplora la naturale affinità tra il linguaggio dei bambini e quello della poesia, sottolineando come entrambi siano caratterizzati dal gioco con le parole e i suoni. "La poesia a scuola" - Una tesi di Laurea che esplora l'importanza di una pratica didattica che avvicini gli studenti alla poesia. "Poesia da banchi o poesia da vivere?" L'atto poetico è legato alla libertà e al mistero e il ruolo dell'insegnante è quello di favorirne l'esplorazione. I draghi locopei. Imparare l'italiano con i giochi di parole Scritto da Ersilia Zamponi, questo saggio propone un approccio ludico all'insegnamento dell'italiano attraverso giochi di parole, stimolando la creatività e l'interesse dei ragazzi per la lingua e la poesia

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13 Mar
2025
Giornata Internazionale della Matematica: Il 14 Marzo è il PiGreco Day

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Giornata Internazionale della Matematica: Il 14 Marzo è il PiGreco Day

PiGreco Day: La celebrazione di una costante eterna Questa data è stata scelta in onore del π (pi greco), poiché 3,14 sono le prime tre cifre del pi greco. La data infatti, nel formato anglosassone, si scrive 3.14 (3 indica  marzo terzo mese dell'anno e 14 il giorno), richiamando così le prime cifre della costante matematica π (pi greco). La celebrazione nasce nel 1988 per iniziativa del fisico americano Larry Shaw, che organizzò il primo evento presso il San Francisco Exploratorium . La prima celebrazione prevedeva un corteo circolare attorno all’edificio e la distribuzione di torte alla frutta decorate con le cifre decimali di π, giocando sulla pronuncia inglese di "π" (pi) e "pie".  Nel corso degli anni, la ricorrenza si è diffusa in tutto il mondo e, nel 2017, il MIUR ha ufficialmente introdotto il Pi Day anche in Italia. Il contributo di Archimede Non si può parlare di π senza menzionare Archimede di Siracusa: vissuto nel III secolo a.C., sviluppò un metodo per calcolare il valore di π approssimato con straordinaria precisione, basato sui poligoni inscritti e circoscritti a un cerchio per calcolarne il perimetro. Aumentando progressivamente il numero dei lati, riuscì a ottenere un intervallo compreso tra 3,1408 e 3,1429.Questo procedimento anticipava concetti fondamentali del calcolo infinitesimale. L’eredità di Archimede dimostra come la ricerca su π sia stata, fin dall’antichità, un motore per lo sviluppo della matematica. Il Pi Day, dunque, non è solo una celebrazione simbolica, ma un riconoscimento ai grandi matematici che hanno contribuito a svelare i misteri di questa costante, rendendo la matematica una disciplina sempre più raffinata e fondamentale per la comprensione del mondo Matematica: Un Linguaggio Universale, ma con Metodi Diversi La matematica è considerata un linguaggio universale, capace di superare le barriere culturali e geografiche; tuttavia, il modo in cui viene insegnata e appresa varia enormemente, influenzato dalla lingua, dall’approccio pedagogico e dalla visione educativa di ciascuna cultura. In occasione della Giornata della Matematica, è interessante esplorare come diversi approcci – dai metodi tradizionali a quelli innovativi, dall’Oriente all’Occidente – plasmino la comprensione e il rapporto con questa disciplina. Ogni sistema educativo offre una prospettiva unica: quali sono le differenze principali tra questi approcci?  Il Metodo Singapore: Un Approccio Tridimensionale alla Matematica Il Metodo Singapore è un approccio pedagogico che mira a costruire una comprensione profonda dei concetti matematici, seguendo un percorso articolato in tre fasi principali: Fase Concreta Gli studenti manipolano oggetti fisici, come blocchi, per rappresentare e comprendere i concetti matematici in modo tangibile. Questo stadio permette di instaurare una connessione diretta e sensoriale con i numeri e le operazioni. Fase Pittorica Successivamente, gli studenti utilizzano immagini e diagrammi per visualizzare i concetti appresi. L’uso di rappresentazioni visive aiuta a rendere più chiari e accessibili i concetti astratti, facilitando la transizione dalla concretezza alla comprensione simbolica. Fase Astratta Gli studenti passano a utilizzare simboli, numeri e notazioni matematiche tradizionali per esprimere i concetti, completando così il processo di astrazione. L’approccio asiatico: disciplina e ripetizione Il metodo giapponese del “Lesson Study”, in cui gli insegnanti collaborano per perfezionare continuamente le lezioni e sviluppare strategie di insegnamento più efficaci. La cultura dell’impegno e della perseveranza è alla base di questo approccio. Il modello finlandese: meno stress, più comprensione La Finlandia, famosa per il suo sistema educativo innovativo, adotta un metodo completamente diverso.  La matematica viene insegnata in un ambiente rilassato, con meno compiti e meno ore di lezione rispetto ad altri paesi.  L’attenzione è posta sulla comprensione profonda dei concetti, attraverso il problem-solving e l’apprendimento cooperativo.  Gli errori non sono visti come fallimenti, ma come opportunità per migliorare, e gli insegnanti hanno grande libertà di personalizzare l’insegnamento in base alle esigenze degli studenti. L’approccio Waldorf: creatività e immaginazione Nelle scuole Steiner-Waldorf, la matematica viene introdotta in modo artistico e narrativo. Nei primi anni, i concetti matematici sono presentati attraverso storie, musica, movimento e disegno, aiutando gli studenti a sviluppare un legame intuitivo con i numeri. Ad esempio, le quattro operazioni possono essere raccontate come personaggi con caratteristiche diverse: il moltiplicatore è il costruttore, il divisore è il distributore, e così via. L’obiettivo è creare un’esperienza che renda la matematica meno astratta e più vicina alla vita quotidiana, senza l’uso della tecnologia nei primi anni di apprendimento. Il metodo Montessori: imparare con le mani L’approccio Montessori è basato su un concetto chiave: il bambino impara meglio quando può toccare e sperimentare. La matematica non viene insegnata in modo teorico, ma attraverso materiali manipolativi, come le perle dorate per il sistema decimale o le aste numeriche per il conteggio. In questo modo, i bambini sviluppano un’intuizione naturale sui numeri e sulle operazioni, prima ancora di scriverle su un foglio. L’autoapprendimento e la libertà di esplorazione sono alla base di questo metodo, che si adatta al ritmo di ogni studente. Reggio Emilia: matematica come esperienza quotidiana Il metodo Reggio Emilia considera la matematica una parte naturale dell’esperienza del bambino. Attraverso progetti interdisciplinari, i bambini esplorano concetti matematici in modo pratico e collaborativo. Ad esempio, misurano materiali per costruire una torre, classificano oggetti per forma e colore o scoprono i numeri attraverso il gioco. L’attenzione è posta sul pensiero critico e sulla documentazione dell’apprendimento, per rendere ogni bambino consapevole del proprio processo di scoperta. Come Cambia l’Insegnamento della Matematica nelle Diverse Culture? Matematica e Cultura: Un Linguaggio Universale con Infinite Interpretazioni La matematica è considerata il linguaggio universale per eccellenza, una disciplina che trascende confini geografici e differenze linguistiche. Tuttavia, il modo in cui viene insegnata e compresa varia profondamente da cultura a cultura. Le radici storiche, il sistema educativo e persino la lingua influenzano la relazione di una società con i numeri e la logica. Matematica in Oriente: La Potenza della Struttura In paesi come Cina, Corea e Giappone, l’insegnamento della matematica è basato sulla pratica intensiva e sulla ripetizione. Gli studenti imparano a padroneggiare i concetti attraverso esercizi quotidiani e un forte allenamento nella risoluzione dei problemi. L’insegnamento si basa su ripetizione, esercizi rigorosi e problem-solving intensivo. La pratica costante è ritenuta essenziale per padroneggiare i concetti, con un’enfasi particolare sulla velocità e sulla precisione nei calcoli. In molti paesi dell’Asia orientale la matematica è una disciplina fondamentale per il progresso e il successo individuale. Un altro aspetto interessante è il ruolo della lingua cinese, che ha un sistema numerico più intuitivo rispetto a molte lingue occidentali. I numeri seguono una struttura logica e regolare, facilitando la comprensione del sistema decimale già in età precoce.  In Giappone, invece, l’approccio è più collaborativo e riflessivo. Con il metodo del Lesson Study, gli insegnanti lavorano insieme per affinare il modo in cui i concetti vengono presentati agli studenti, incoraggiando la scoperta autonoma e la discussione in classe. Matematica nel Mondo Arabo: Un Patrimonio Storico Il mondo arabo ha dato contributi fondamentali alla matematica, con figure come Al-Khwarizmi, il padre dell’algebra, e allo sviluppo del sistema numerico indo-arabico che usiamo ancora oggi.  L’insegnamento della matematica è profondamente radicato nella logica formale e nell’astrazione, un’eredità che deriva dall’enfasi storica sulla geometria, sull’astronomia e sull'algebra. Nei paesi del Medio Oriente, il sistema educativo tende a enfatizzare l’importanza della teoria e della dimostrazione.  Matematica in Africa: Tra Tradizione e Innovazione In molte culture africane, la matematica è stata storicamente insegnata attraverso metodi pratici come il conteggio sulle dita, sulle conchiglie o attraverso strumenti di calcolo artigianale legati alla vita quotidiana.  La numerazione e il calcolo per esempio si sviluppano attraverso il commercio, la misurazione dei terreni agricoli e i sistemi di tassazione.  Un caso affascinante è il sistema numerico dello Yoruba, in Nigeria, che utilizza un conteggio vigesimale (basato su 20 anziché su 10 ossia decimale). Questo tipo di struttura mostra come il concetto di numero possa essere costruito in modi molto diversi a seconda della cultura. Matematica nelle Culture Indigene delle Americhe Le popolazioni indigene delle Americhe hanno sviluppato sistemi matematici altamente sofisticati, spesso legati all’astronomia e all’architettura. I Maya, ad esempio, possedevano un sistema numerico vigesimale avanzato e utilizzavano il concetto di zero già nel I secolo d.C., ben prima di molte altre civiltà. Nelle culture indigene contemporanee, la matematica viene ancora trasmessa attraverso la narrazione orale, l’arte e le pratiche comunitarie.  Ad esempio, in alcune comunità andine, la misurazione dei campi e la gestione delle risorse idriche si basano su calcoli tramandati di generazione in generazione senza l’uso della scrittura. Molti educatori nelle Americhe cercano di valorizzare questi modi di pensare la matematica, integrandoli con l’insegnamento scolastico per rendere la disciplina più significativa e radicata nella cultura locale. Matematica in Occidente: Tra Tradizione e Sperimentazione Nei paesi occidentali, l’insegnamento della matematica ha attraversato molte trasformazioni. Storicamente, il modello dominante è stato quello deduttivo e astratto, basato su regole, teoremi e dimostrazioni formali. Tuttavia, negli ultimi decenni, si è assistito a un’ondata di innovazioni pedagogiche che hanno reso l’apprendimento più esperienziale e interdisciplinare. In Europa, come abbiamo evidenziato prima, si sono diffusi modelli come il metodo finlandese, che promuove un apprendimento più rilassato e interattivo, o i metodi Montessori e Waldorf, che utilizzano approcci per rendere la matematica più concreta e intuitiva. Negli Stati Uniti, invece, c’è una forte enfasi sulla gamification e sull’uso della tecnologia, con piattaforme digitali che aiutano gli studenti a sviluppare competenze matematiche attraverso giochi e simulazioni. Anche la lingua gioca un ruolo importante: in alcune lingue europee, come il francese e l’inglese, la struttura dei numeri è meno intuitiva rispetto a lingue come il cinese, rendendo il calcolo mentale più complesso per i bambini. Conclusione: le mille sfaccettature della Matematica  La matematica, come ogni altro campo del sapere, non è una disciplina monolitica, ma un universo ricco di sfaccettature e di prospettive diverse. Ogni cultura, ogni approccio pedagogico sviluppa una visione unica  di come comprendere e vivere i numeri, il ragionamento e la logica. Osservare le diverse culture matematiche del mondo ci ricorda che non esiste un unico modo per apprendere questa disciplina. La bellezza della matematica sta proprio in questa diversità, nel modo in cui ogni cultura contribuisce a colorare il quadro complesso di questa materia, lontano da un’omologazione globale. Nel Pi-greco Day dovremmo quindi celebrare le differenze di metodo che sono una potente risorsa per l'insegnamento. La vera ricchezza sta nella varietà di modi in cui gli studenti possono avvicinarsi a questa disciplina, trovando il loro percorso unico tra le diverse tradizioni e metodologie. La matematica potrà rivelare tutta la sua bellezza abbracciandone la complessità e la varietà,  senza costringerla  a un'unica forma. Il Pi Day  è un'opportunità per riflettere sul ruolo cruciale della matematica e sull'importanza di π, una costante che compare in ambiti fondamentali della scienza, dalla geometria alla fisica, dall’ingegneria all’informatica. Per chi vuole approfondire Piday.org Sito web ufficiale del Pi Day, gestito da appassionati di matematica. Offre una vasta gamma di risorse, tra cui la storia del pi greco, attività educative, idee per celebrazioni e collegamenti a eventi in tutto il mondo. È la fonte principale per informazioni aggiornate sul Pi Day. Pday.it Sito ufficiale del PiGreco Day organizzato dal Ministero dell'Istruzione. Exploratorium Un rinomato museo di scienza, arte e percezione a San Francisco. L'Exploratorium è noto per il suo approccio pratico all'apprendimento e ha un ruolo significativo nella promozione del Pi Day. Guida dell'Exploratorium per celebrare il Pi Day. Questa pagina offre idee creative e attività educative per esplorare il pi greco, rendendolo un'ottima risorsa per insegnanti e appassionati. Libro "Tutti in festa con Pi Greco" di Anna Cerasoli per l'educazione matematica dei più piccoli e anche per gli adulti interessati a scoprire fascino e utilità della matematica e la sua costante presenza nella vita quotidiana. Una guida pratica, con dei semplici passi, per la celebrazione del Pi greco. Articolo della rivista Studio, che approfondisce la storia dello zero, strettamente collegata alla storia della matematica e dei numeri, che sono la base per il Pi greco. Evento  21 Marzo 2025 ore 16:00 La matematica nelle scuole superiori Waldorf a cura di G. CappellaniVia Morazzo 4/4, Bologna Francesca Merlo

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19 Feb
2025
Plusdotazione: un talento da Scoprire e Valorizzare

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Plusdotazione: un talento da Scoprire e Valorizzare

Tuo figlio è super curioso, impara argomenti che sono difficili per gli altri con estrema facilità rispetto ai suoi coetanei ma poi ha difficoltà a scuola? Hai mai sentito parlare di "plusdotazione" o "giftedness" ? Questi termini si riferiscono a bambini con capacità cognitive superiori alla media. Ma cosa significa esattamente? E quali sono i rischi di una mancata identificazione? Cos'è la Plusdotazione? L’intelligenza non ha una definizione univoca e quella cognitiva si misura con i test che danno come risultato un Quoziente intellettivo (QI o IQ). Una intelligenza nella norma è indicata da un QI compreso tra 85 e 115. Sopra il 115 abbiamo l’Alto Potenziale Cognitivo (APC) Sopra il 130 si parla di APC di livello 2, 3 o 4, ossia di Plusdotazione/Giftedness. Va specificato che il solo valore del QI spesso non basta: è come sapere il peso di una persona senza considerare il sesso, l’età, quanto è alta, l’indice di massa grassa, magra e muscolare. Il clinico dovrebbe analizzare gli indici che compongono il QI e immergere tali valori nell’unicità di funzionamento mentale complessivo di quella persona, in modo da trasformare i date bidimensionali numerici, in una visione 3D. La velocità neuronale quasi doppia rispetto ai normotipici e le capacità maggiori in alcuni ambiti rispetto ai coetanei, non sono sufficienti a descrivere l’intelligenza di un bambino plusdotato. Oltre alla dimensione quantitativa (sintetizzabile con la misurazione QI, si devono considerare anche gli aspetti qualitativi. Siamo di fronte a sensibilità diverse che hanno come conseguenza una diversa rappresentazione del mondo. Diversi modelli teorici hanno cercato di definire la plusdotazione. Uno dei più influenti è il modello dei tre anelli di Renzulli (1978), che identifica tre caratteristiche interconnesse nella plusdotazione: abilità intellettuale superiore alla media, creatività e impegno nel compito. Renzulli, J. S. (1978). What makes giftedness? Reexamining a definition. Phi Delta Kappan, 60(3), 180-184. Come riconoscere un bambino plusdotato? Non esiste un unico identikit che ci possa far riconoscere un bambino plusdotato. La plusdotazione non equivale quasi mai ad “andare bene a scuola”. Il bambino plusdotato ha le abilità cognitive per andare bene, ma non sempre le applica. Perché? Molteplici sono le variabili in gioco. Alcuni elementi osservativi che possono aiutarci ad intercettare la plusdotazione sono: - un vocabolario ampio ed un linguaggio molto sviluppato; - processi di ragionamento precoci ed avanzati; - una memoria eccellente (elephant memory); - ampi interessi e forte curiosità; - pensiero creativo e fuori dagli schemi (definito “pensiero arborescente”) - forte empatia; - tendenza alla leadership; - capacità di elaborazione visiva elevate, - forte impegno in situazioni sfidanti - elevato senso della giustizia È importante sottolineare che questi segnali non sono sempre presenti in tutti i bambini plusdotati e che la plusdotazione può manifestarsi in modi diversi. Il Plusdotato in classe In classe esite una vasta gamma di personaggi dietro ai quali può nascondersi una plusdotazione: - lo specialista, lo specialista che fa bene solo ciò che gli interessa. Può essere descritto da frasi come “È bravo ma non si impegna!” “È intelligente ma potrebbe fare di più”. - il famelico di conoscenza con una insaziabile sete di curiosità: “Alza sempre la mano, vuole sempre dire la sua e non lascia spazio ai compagni” - il collezionista di note: “Fa bene gli esercizi, ma poi disturba, si alza, e parla” - la “bambina sulle nuvole” (tendenzialmente sono femmine), con il corpo in classe ma la mente altrove - il “polemico” che contrasta le ingiustizie percepite e/o si imbatte in sfide di “braccio di ferro cognitivo” con gli insegnanti. Ecc. Quali sono i rischi di una mancata identificazione della Plusdotazione? La mancata identificazione della plusdotazione può comportare diverse problematiche per il bambino, sia a scuola che nella vita sociale: - Noia e demotivazione a scuola: Se il bambino non trova stimoli adeguati, può annoiarsi e perdere interesse per l'apprendimento. - Difficoltà relazionali: Il bambino può sentirsi diverso dai coetanei e avere difficoltà a socializzare. - Bassa autostima: Se il bambino non si sente compreso e valorizzato, può sviluppare una bassa autostima - Abbandono scolastico: In alcuni casi, la frustrazione e la mancanza di supporto possono portare all'abbandono scolastico. La plsudotazione può essere una cornice che restituisce nuovi significati al “quadro”: in altre parole permette di rileggere alcuni comportamenti, atteggiamenti, disagi, da un altro punto di vista. Tale rilettura degli elementi osservativi ci permette di calibrare strumenti di intervento mirati e rispettosi delle peculiarità di funzionamento cognitivo e mentale. Sappiamo che adulti plusdotati sono stati sicuramente bambini plusdotati, ma non tutti i bambini plusdotati diventano adulti plusdotati. L’intelligenza è come una pianta: va curata e fatta crescere. Un QI non è per sempre: occorre prendersene cura, alimentarlo in modo nutriente e sano e rispettando la corretta esposizione alla luce. Uno studio di Winner (1997) ha evidenziato come i bambini plusdotati che non vengono identificati e supportati adeguatamente possono andare incontro a problemi di adattamento sociale ed emotivo. Riferimento: Winner, E. (1997). Gifted children: Myths and realities. Basic Books.   Cosa fare se si sospetta una plusdotazione? Se si sospetta che il proprio figlio possa essere plusdotato, è consigliabile rivolgersi a un professionista qualificato per una valutazione cognitiva. Da un punto di vista clinico si evidenzia che la plusdotazione non è una diagnosi (non trattandosi di un disturbo), ma una valutazione cognitiva. In quanto tale non richiede il “timbro ’ASL” (ossia non deve essere rilasciata esclusivamente da una NPI - NeuroPsichiatria Infantile) e può essere rilasciata da professionisti privati e consegnata alla Scuola. Questa valutazione può fornire informazioni preziose sul profilo cognitivo del bambino e aiutare a individuare le strategie più adeguate per supportarlo nel suo percorso di crescita; come per esempio chiedere alla scuola di attivare Piani Didattici Personalizzati che possano aiutare l’alunno. Plusdotazione e neurodiversità È importante sottolineare che la plusdotazione rientra nel concetto di neurodiversità. In sintesi: siamo tutti neurodiversi, ogni cervello funziona in modo diverso, ma l’80% circa dei cervelli funziona in modo simile e determina la “norma”. La norma è un concetto statistico che indica il comportamento a maggior frequenza (non sempre il migliore possibile). La plusdotazione si colloca fuori dalla norma, diverge rispetto ad essa, ossia rientra in quelle che sono definite “neurodivergenze”. Essa non è una categoria diagnostica e vuole essere un invito a non accontentarci del potere semplificatorio delle etichette, ma a sforzarsi di abbracciare il paradigma della complessità e  valorizzare le differenze individuali, le soggettive unicità di ogni singola persona. Questo ci permette di non "normalizzare" il bambino plusdotato e, nel rispetto delle sue specificità, di aiutarlo a sviluppare il suo pieno potenziale. Conclusioni La plusdotazione è un talento prezioso che va scoperto e valorizzato. Riconoscere i segnali, supportare il bambino nel suo percorso di crescita e promuovere una cultura dell'inclusione sono passi fondamentali per garantire che questi bambini possano esprimere il loro pieno potenziale e contribuire alla società in modo significativo. Occorre imprimere nella nostra mente che i bambini plusdotati non sono esattamente come gli altri, ma come gli altri sono bambini. Dott. Stefano Bellizzi Psicologo specializzato in Plusdotazione Per informazioni: stefano_bellizzi@hotmail.com

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8 Feb
2025
Portare inclusività in Classe: Strategie Pratiche per la Scuola di Oggi

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Portare inclusività in Classe: Strategie Pratiche per la Scuola di Oggi

Sei un insegnante che crede nell'importanza dell'inclusività? Vuoi strumenti pratici da portare in classe? La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione delle nuove generazioni e nella promozione di una cultura del rispetto e dell’uguaglianza. Il progetto "Riflessioni e Rappresentazioni" è un’opportunità unica per gli/le insegnanti delle Scuole Secondarie di Secondo Grado di approfondire tematiche cruciali come la violenza di genere e la rappresentazione delle donne nei media. Il progetto è finanziato dalla Regione Valle d’Aosta attraverso il bando per il finanziamento di progetti antiviolenza, di prevenzione e di informazione contro la violenza di genere, ai sensi della Legge Regionale 25/02/2013 n. 4. Il laboratorio è stato realizzato dalle associazioni AICE Valle D'Aosta e CREIS European Research Perché partecipare al laboratorio? Partecipando a questo laboratorio, avrai l’occasione di: Acquisire strumenti per un utilizzo consapevole del linguaggio inclusivo, essenziale per promuovere il rispetto e l’uguaglianza nelle tue classi. Analizzare e comprendere il peso degli stereotipi di genere nei media, aiutando gli studenti a sviluppare uno sguardo critico sulle rappresentazioni femminili. Confrontarti con altri/e docenti e con esperte nel settore, arricchendo il tuo bagaglio di conoscenze attraverso un percorso formativo stimolante e innovativo e altamente pratico. Come si svolge il laboratorio? Il laboratorio prevede due incontri online di due ore ciascuno: Venerdì 14 febbraio, ore 15:00 – 17:00 Approfondiremo il linguaggio inclusivo e il suo impatto nella comunicazione didattica. Giovedì 20 febbraio, ore 15:00 – 17:00 Analizzeremo la rappresentazione delle donne nei media e il suo impatto sulla società e sui giovani. Chi guiderà gli incontri? Le formatrici del progetto sono esperte nel campo della parità di genere e dell’educazione all’immagine: Dott.ssa Antonella Barillà – Esperta di Pari Opportunità, Politiche di Genere, Diversità e Inclusione. Dott.ssa Alessia Gasparella – Esperta di Educazione all’Immagine. Chi può partecipare e come iscriversi? Al Laboratorio potranno partecipare tutti gli Insegnanti della Scuola Secondaria di Secondo Grado. Il Laboratorio è gratuito e finanziato dalla regione Valle D'Aosta ma possono partecipare insegnanti anche di altre regioni. Iscriversi è semplice! Basta inviare una mail a antobari62@gmail.com indicando: Nome e cognome Numero di telefono Istituto di provenienza, o ultimo Istituto in cui si è stato prestato servizio Riceverai il link per il collegamento online e tutte le informazioni necessarie. Non perdere questa occasione! Unisciti a noi per contribuire alla costruzione di una società più equa e inclusiva, partendo proprio dalla scuola. Iscriviti subito e fai la differenza Antonella Giostra

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6 Feb
2023
Giornata Mondiale contro il Bullismo

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Giornata Mondiale contro il Bullismo

La Giornata Mondiale contro il Bullismo e il Cyberbullismo: 7 Febbraio Il 7 febbraio è un appuntamento che tante scuole e istituzioni aspettano per promuovere iniziative che possano contrastare i fenomeni di Bullismo e il Cyberbullismo, sempre più diffusi. Abbiamo chiesto alla Dott.ssa Silvia Spinelli, Psicoterapeuta specializzata nell’età dello sviluppo, alcuni consigli per i genitori. Quando abbiamo chiesto la collaborazione della Dottoressa pensavamo di sentire il parere e l'esperienza di una Psicoterapeuta e, invece, abbiamo ascoltato oltre alla voce di un' Esperta anche la voce di una bambina bullizzata. Nelle parole che seguono, pertanto, i consigli per i genitori saranno accompagnati dal racconto di un'esperienza diretta. Primo consiglio per i genitori: guardare la serie Stranger Things. Perchè dovresti proprio guardare Stranger Things? Anche se non è una delle serie che ti appassiona di più, se sei genitore o insegnante dovresti davvero guardarla. Il mio consiglio nasce dalla mia personale esperienza: perché l'ho provato. Mi è successo. Ho subìto quella forma di bullismo terribile che è quella del sentirsi invisibile. Non ero tanto presa di mira (in realtà un po' sì per il mio aspetto fisico. Ero di un anno più piccola degli altri avendo iniziato la scuola a cinque anni anziché sei) quindi non mi ero ancora sviluppata fisicamente, non avevo quelle forme femminili che magari le mie compagne già avevano. In più questi capelli che vedete, per i quali oggi tante persone mi fanno i complimenti, crescevano in verticale, "a fratta di lampone", e mi garantivano una serie di soprannomi piuttosto spiacevoli: Maradona, Pelè, Willis. Ma sapete che non era questo, il peggio? E allora cos'era? Occhio al bullismo inconsapevole La cosa peggiore per me era il bullismo, chiamiamolo inconsapevole. Cioè quello che proveniva dai ragazzini di buona famiglia, da quelli popolari, dai più bravi della classe, che nemmeno quasi si accorgevano di metterlo in atto. Venivo esclusa dalle feste, dalle uscite, dalle chiacchiere all'intervallo. L'assenza di relazione era terribile. Anche oggi, quando svolgo interventi nelle scuole, spesso i ragazzini mi raccontano di aver fatto degli interventi sul bullismo, mi dicono che è una cosa che non va fatta e sono tutti fermamente convinti che sia una cosa sbagliata, poi io magari chiedo "ma secondo te escludere la tua compagna o il tuo compagno dalla chat di classe o apostrofarla con nomignoli è bullismo" ? E mi rispondono di no, che loro scherzano e basta. Quindi sappiate che non sempre è facile calarsi nella pratica e capire REALMENTE cos'è il bullismo. I vostri figli stessi, specie se popolari, potrebbero inconsapevolmente fare male a qualcuno. Se avete bambini o ragazzi aiutateli a ragionare su che cosa è veramente il bullismo, che non è un fenomeno astratto, che condanni e poi non ti rendi conto magari di metterlo in atto nelle piccole cose, nei piccoli atteggiamenti, nelle dimenticanze, in un intervallo in cui non rivolgi la parola a quel compagno specifico e non pensi di stare facendo nulla di male, ma quando nessuno della classe rivolge la parola a quella persona specifica, quella persona specifica si sente morire, si sente male, si sente invisibile e isolata. Insegniamo ai bambini che tutti meritano di essere 'visti' Ve lo dico molto sinceramente: all'epoca in cui venivo esclusa, ignorata, io avevo dei talenti. Non lo dico per vantarmi, lo dico perché tutti li abbiamo. I miei talenti allora erano gli stessi di oggi, ma erano chiusi dentro di me come un nodo, come un groviglio, un gomitolo in un cassetto, e io da qualche parte sentivo che poteva essere preziosa questa cosa, però non interessava a nessuno, sembrava che nessuno la vedesse, la scorgesse o che comunque nessuno fosse interessato. Ero immersa in un ambiente rifiutante. Facciamo capire ai nostri bambini, che tutti possono avere qualcosa di interessante da esprimere. Ed è qui che arrivo alla mia serie preferita. Guarda con i tuoi figli Stranger Things Guardare insieme ai vostri figli questa serie, vi apre alla possibilità di dialogare su tutte queste cose. Questo perchè gli episodi mettono in scena fenomeni di bullismo, e quindi offrono continui di riflessione e dialogo. E' una serie fantastica che fa sentire bene chi lo guarda, se chi lo guarda è un ex vittima come me, perché finalmente i nerd sono gli eroi, è la rivincita degli sfigati che alla fine salvano il mondo o quasi e trovano la loro rivalsa attraverso il trovarsi simili tra di loro, attraverso l'amicizia, l'ironia, attraverso il potere della musica. Quello della rivalsa è un luogo comune che però ha un fondo enorme di verità. Io ad esempio da quella brutta esperienza ho tratto una forza pazzesca, ho voluto aiutare le persone a percorrere quella strada che porta alla rivalsa. Se ci pensate ogni psicoterapia, ogni percorso psicologico è una storia di rivalsa. È una storia nella quale uno si riprende pezzi di sé e finalmente si dà il permesso di esprimere e di esprimersi anche se l'ambiente non è così convalidante o supportivo. Quindi TI FA BENE guardare questa serie, anche se non eri tra gli sfigati, perché ti può far accendere una lampadina su che cos'è il mondo visto dall'altra parte, ti può far accendere una lampadina su come a volte inconsapevolmente possiamo fare male ad altre persone, e ti può aiutare ad ampliare la tua prospettiva e ad accorgerti che alla fine popolari e sfigati sono uguali cioè sono tutti ragazzi e ragazze con sogni, desideri, con un mondo con dei talenti, con delle cose da esprimere. Storie di rivalsa Quella della Dott.ssa Spinelli non è certamente l’unica storia che mostra come va vita ci riservi la possibilità di una rivalsa. Se i vostri ragazzi sono tra coloro che subiscono prepotenze potrete leggere loro quest’altra bellissima storia ........... Stefania non ama andare a scuola. Cioè, lei amerebbe pure imparare, è molto curiosa, intelligente più della media, creativa; ma a scuola è un disastro. I suoi genitori si sono trasferiti per lavoro in un paese in cui sono tutti biondi, alti, e lei invece è meridionale, un po' tracagnotta, coi capelli neri. In più, ha velleità artistiche: le piace cantare, partecipa a piccoli concorsi canori, e questo le scatena addosso ancora di più le prese in giro dei compagni. Lei cerca di resistere, ha alcune amiche (almeno crede!), e un carattere forte. Ma un giorno, a 14 anni, le cose peggiorano; dopo una accesa discussione con alcuni compagni a causa di un post su Facebook, nel quale dopo una sua esibizione canora le avevano scritto "fai schifo! Non diventerai mai famosa!", all'uscita tre di loro la spingono in un bidone dell'immondizia, urlandole "questo è il tuo posto! Tu sei spazzatura!" Le sue 'amiche' sono presenti alla scena, ma invece di aiutarla, ridono. Lei non riesce a fare niente, non riesce a reagire, si sente pietrificata. Il periodo successivo è un disastro, connotato da insicurezza totale, umiliazione, isolamento. Per fortuna, grazie all'aiuto della sua famiglia, alla musica e al suo carattere determinato, Stefania supera tutto questo, e ne fa la sua forza. Stefani(a) di cognome fa Germanotta, alias Lady Gaga, e nel 2020 è stata menzionata nel Guinness Word record come la prima donna ad avere 4 singoli che hanno venduto più di 10 milioni di copie ciascuno. Non solo: è stata la prima persona nella storia a conquistare Oscar, Grammy, Bafta e Golden Globe nello stesso anno (2019), ed è la cantante più pagata al mondo, con un patrimonio netto stimato di 145 milioni di dollari. Nel 2016 ha ricevuto un altro Guinness World Record in quanto la sua pagina Wikipedia risulta essere la più visualizzata di sempre tra le pagine femminili (circa 80 milioni di visualizzazioni) e in generale è preceduta solo da Barack Obama e Michael Jackson. Non male per una 'spazzatura'...no? Dott.ssa Silvia Spinelli Segue un video riassuntivo

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22 Mag
2022
Per scrivere bene e senza fatica: una corretta impugnatura.

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Per scrivere bene e senza fatica: una corretta impugnatura.

Per scrivere bene e senza fatica: una corretta impugnatura. Una corretta impugnatura della matita o della penna è fondamentale per scrivere bene, senza fatica e per tempi prolungati. Molto spesso genitori ed insegnanti rilevano diverse difficoltà di scrittura nel bambino osservando alcuni segnali tra cui la scorretta impugnatura dello strumento grafico. Le domande più comuni sono: “Come si può intervenire?”, ” È giusto intervenire”, ” quando intervenire?”. È un argomento molto ampio per cui risulta importante fare chiarezza su alcuni principi fondamentali.  L’impugnatura nel tempo Negli ultimi decenni l’insegnamento delle modalità di impugnare e scrivere si è trasformato influenzando in maniera negativa la postura e la visione. Coloro che oggi sono adulti, hanno ricevuto istruzioni per una impostazione conforme dall’uso del pennino, che induceva ad impugnare lo strumento ad una distanza corretta, calibrando la pressione sul foglio. Con l’avvento della penna a sfera è risultato possibile avvicinare sempre di più le dita alla punta e spesso i bambini sono stati lasciati liberi di scegliere l’impugnatura migliore per loro, senza alcuna indicazione di correttezza. Tale libertà ha generato impugnature considerate normali, ma che spesso nascondono delle difficoltà posturali o visive. Tipi di impugnature Le impugnature sono state classificate dal responsabile nazionale di P.E.A.V. (Proteggi Educa Allena la tua Visione) e le tipologie non conformi più ricorrenti sono: l’impugnatura pollice in avanti, l’impugnatura a morso, l’impugnatura a pollice interno, l’impugnatura del fumatore e l’impugnatura a mantide religiosa. Impugnatura pollice in avanti: è l’impugnatura più diffusa tra i ragazzi (circa il 60%) e comporta una difficoltà a livello della motricità fine. La presa crea un blocco compatto in cui tutte le dita della mano sono piegate verso il palmo, bloccando la penna con i polpastrelli dell’indice e del medio. Il pollice è escluso dal blocco, per cui rimane esterno e proteso in avanti, spesso con la funzione di contenere la presa. Tale impugnatura fa assumere alla penna un’inclinazione verticale o inclinata verso l’esterno, dovuta alla spinta dei polpastrelli e al punto di appoggio più alto nello spazio tra pollice e indice. Il movimento della scrittura avviene prevalentemente con movimenti del polso o scomposto in movimenti delle altre articolazioni superiori al polso, a volte anche della spalla. Tale impugnatura provoca problemi visivi, quali scarsa capacità di vedere ciò che si scrive perché il pollice copre lo scritto, per cui il bambino ha la tendenza ad avvicinarsi con il viso sul piano di lavoro. L’avvicinamento può avvenire in maniera frontale allontanando il foglio di scrittura o in maniera laterale inclinando il corpo dalla parte opposta della mano in cui scrive. In questa maniera si ha un affaticamento visivo che si evidenzierà a lungo andare con difficoltà di messa a fuoco nei passaggi vicino/lontano. Questa impugnatura errata può indurre problemi all’apparato muscolo-scheletrico quali affaticamento delle dita e del polso, dolori e ipertensione ai muscoli del collo e delle spalle oltre alla possibilità che a lungo termine si sviluppino delle modifiche alle curve normali della colonna vertebrale. Impugnatura a pollice interno: è la presa più comune nei bambini mancini. La presa è caratterizzata dal pollice che viene chiuso all’interno, sotto l’indice (a volte anche il medio) che lo sovrasta sull’unghia. In questa maniera la penna viene spinta ed appoggiata sulla parte alta dell’indice (vicino alla nocca). Questo punto agisce da perno per i movimenti della scrittura. L’indice e il medio si distendono fino a spingere la penna con i polpastrelli e toccando la punta dell’anulare. Le ultime due dita, quindi anulare e mignolo bloccano la penna vicino alla punta e fungono da unico blocco nei movimenti della scrittura. Tale impugnatura fa assumere alla penna una posizione inclinata all’esterno in avanti, con la punta ben visibile a chi scrive. Nei mancini spesso il polso assume una posizione maggiormente inclinata per permettere la visione delle parole scritte. Tale impugnatura provoca problemi visivi quali un avvicinamento al piano di lavoro, nel caso in cui i polpastrelli scivolassero troppo verso la punta della penna per stanchezza o per le mani sudate. L’avvicinamento produrrà una compressione di tutto l’organismo producendo affaticamento visivo che si evidenzierà a lungo andare con difficoltà di messa a fuoco nei passaggi vicino/lontano. Infine si possono riscontrare problemi all’apparato muscolo-scheletrico quali affaticamento del polso per eccessiva tensione ai tendini del polso (nel caso in cui il bambino mancino pieghi eccessivamente il polso), dolori e ipertensione ai muscoli del collo e delle spalle oltre alla possibilità che a lungo andare si sviluppino delle modifiche alle curve normali della colonna vertebrale. Impugnatura del fumatore: la presa è chiamata in questa maniera perché la penna è posizionata come se fosse una sigaretta tra l’indice e il medio. I bambini che utilizzano questo tipo di impugnatura premono la punta della penna contro il polpastrello del pollice, che a sua volta, modula i piegamenti opponendosi alle spinte date dall’indice e dal medio. Il polso si piega verso il dorso della mano, contraendo i muscoli dell’avambraccio. Pertanto la scrittura è data da piegamenti delle dita (indice, medio e pollice) per i movimenti verticali, mentre i movimenti del polso permettono di effettuare tratti orizzontali. L’impugnatura in punta determina la copertura inevitabile di ciò che si scrive, inducendo un avvicinamento al foglio. Tale avvicinamento produce affaticamento visivo, che a lungo andare può evidenziare difficoltà di messa a fuoco nei passaggi vicino/lontano. Infine si possono riscontrare problemi all’apparato muscolo-scheletrico quali problemi ai legamenti del polso (per l’estensione all’indietro del polso e movimenti orizzontali), dolori e ipertensione ai muscoli del collo e delle spalle oltre alla possibilità che a lungo andare si sviluppino delle modifiche alle curve normali della colonna vertebrale. Impugnatura a mantide religiosa: La presa è caratterizzata dalla posizione della penna tenuta con diversi punti di aggancio, simile all’insetto da cui prende il nome. Tale presa ricerca una stabilità e il massimo controllo visivo durante la scrittura. Il punto di aggancio tra pollice ed anulare/medio è il perno portante dei movimenti per la scrittura. L’indice, piegandosi in alto sulla penna crea il fulcro dei movimenti fini gestiti dall’opposizione delle altre dita, mentre il pollice spinge e modula il movimento della penna opponendosi alle spinte dell’indice e dell’anulare/medio. Il polso si piega verso il dorso della mano, contraendo i muscoli dell’avambraccio. Pertanto la scrittura è data da piegamenti delle dita (indice, medio e pollice) per i movimenti verticali, mentre i movimenti del polso permettono di effettuare tratti orizzontali. Quale è l’impugnatura corretta? L’impugnatura corretta per una buona visione è facilitata da penne e matite a fusto triangolare-prismatico. La presa risulta essere a tre dita dinamiche. In particolare la presa dei tre polpastrelli delle dita indice medio e pollice è posta a circa 2 cm dalla punta della penna e si trovano ciascuno su un lato diverso della penna, formando una figura a triangolo equilatero. La penna si appoggia al centro dello spazio tra pollice e indice. I movimenti propri della scrittura sono localizzate sui movimenti fini delle dita, che piegandosi fanno scivolare la penna sullo spazio pollice-indice (simile al movimento di una stecca da biliardo), mentre i movimenti ampi sono localizzati dai movimenti del polso. Il medio e l’anulare, piegate all’interno del palmo della mano creano un appoggio morbido e stabile sul foglio, senza ostacolare i movimenti delle altre dita. Per rendere la scrittura più corretta, bisognerebbe fornire al bambino un piano inclinato di circa 15°-20° per favorire una maggiore scorrevolezza dello scritto. Nonostante l’impugnatura sia corretta, possono presentarsi dei problemi visivi, quali un avvicinamento frontale-laterale che porterà ad affaticamento visivo, problemi all’apparato muscolo-scheletrico dovute da posizioni arcuate in avanti, le quali portano ipertensione ai muscoli del collo e delle spalle, modifiche alle curve normali della colonna vertebrale, oltre ad affaticamento tendineo-articolare del polso nei movimenti ampi della scrittura. Elena Marro Terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva

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8 Mag
2022
Difficoltà di scrittura: cosa fare

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Difficoltà di scrittura: cosa fare

Molto spesso genitori ed insegnanti rilevano difficoltà di scrittura nel bambino osservando alcuni segnali quali: eccessiva lentezza, scarsa chiarezza, mancato rispetto degli spazi, disegno immaturo, traccia calcata, dolore... potrebbe trattarsi di disgrafia? O di una difficoltà temporanea? È indubbiamente un tema molto ampio per cui è bene fare subito chiarezza su alcuni punti. DSA e disgrafia Il termine DSA indica i disturbi specifici di apprendimento che riguardano la capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo corretto; questi si manifestano con l’inizio della scolarizzazione e sono definiti disturbi del neurosviluppo in quanto dipendono dalle diverse modalità di funzionamento delle reti neurali coinvolte in questi processi e la loro causa, quindi, non è assolutamente da attribuirsi ad un deficit di intelligenza né a deficit sensoriali. Una panoramica dei DSA potete trovarla in un precedente articolo: DSA .  In particolare, la disgrafia riguarda il controllo degli aspetti grafici della scrittura manuale, ed è collegata al momento motorio-esecutivo della prestazione; pertanto si manifesta in una minore fluenza e qualità dell’aspetto grafico della scrittura. Le competenze del processo di scrittura Adesso facciamo un piccolo passo indietro... quali sono le abilità legate alla grafomotricità? È importante conoscerle perché eventuali lacune, anche in una sola di queste aree, potrebbero interferire con l’abilità di scrivere! • Controllo posturale e capacità di lateralizzazione; • Coordinazione dinamica dell’arto superiore, necessario per poter controllare i movimenti del braccio; • Coordinazione occhio-mano, ovvero l’abilità che permette un lavoro simultaneo e coordinato fra i movimenti degli occhi e quelli dell’arto superiore scrivente; • Motricità fine, quindi il prodotto di movimenti minuziosi e precisi a carico della mano e delle dita; • Abilità visuo-spaziali, ovvero la capacità dell’individuo di percepire, agire ed operare sulle rappresentazioni mentali in funzione di coordinate spaziali; • Percezione ed analisi visiva, ossia l'abilità di discriminare le forme, associarle, apprezzarne le caratteristiche e individuarne le differenze; • Orientamento ed organizzazione spazio-temporale, cioè la capacità di percepire la posizione del proprio corpo in relazione agli oggetti e alle persone nello spazio e nel tempo. Sono necessarie per consentirci di orientarci nello spazio grafico del foglio, capire dove iniziare a scrivere e dove interrompersi, seguire un andamento lineare, mantenere una grandezza regolare delle lettere, orientarle correttamente, sapere cosa viene prima e cosa dopo, mantenere un ritmo. • Memoria a breve e lungo termine • Attenzione sostenuta • Abilità fonologiche, metafonologiche e linguistiche Le difficoltà di scrittura nel bambino: i campanelli d'allarme Possono essere molteplici, i più frequenti sono: • scrittura scarsamente leggibile; • lentezza nello scrivere; • dolore alle dita e/o al polso e/o al braccio scrivente; • traccia molto calcata e buchi nel foglio; • ritocchi di segni già tracciati; • discontinuità del tratto e numerose interruzioni; • lettere di differente grandezza; • non rispetto dei margini; • lettere tremolanti; • impugnatura della penna/matita inusuale; • evitamento e rifiuto nei confronti di attività grafomotorie etc... In presenza di sintomi come procedere? I sintomi non sono rari, soprattutto nei piccoli che per la prima volta si approcciano alla scrittura e, ancor di più, nei casi in cui i bambini non siano stati esposti ad attività di pre-scrittura durante la scuola dell'infanzia. Spesso le difficoltà sono già rilevabili nella scuola dell’infanzia, in particolare verso i 5 anni e, nonostante la diagnosi di disgrafia possa essere effettuata a partire dalla fine del II anno della scuola primaria, è di primaria importanza agire tempestivamente. Prima di tutto sarà fondamentale comprendere a quali di queste componenti sono dovute le difficoltà del bambino. Per questo motivo risulta necessario effettuare una valutazione neuropsicomotoria in modo da identificare le problematiche specifiche e poter, eventualmente, iniziare un percorso riabilitativo per potenziare, recuperare o vicariare tali difficoltà. La precocità è con cui si interviene può cambiare notevolmente l’esito di un trattamento. Infatti, secondo la letteratura scientifica, l’efficacia di un trattamento per le difficoltà grafomotorie è inversamente proporzionale all’età in cui viene effettuato e dal III anno della scuola primaria le possibilità di modificabilità sono ridotte, al contrario a 4-5-6 anni si possono avere miglioramenti notevoli. La diagnosi può ma consiglio è di rivolgersi al servizio di neuropsichiatria infantile del territorio oppure ad un centro specializzato privato e/o convenzionato per iniziare, il prima possibile, l’iter valutativo. Le tempistiche possono variare, nel contesto pubblico di solito vi è una lista d’attesa mentre nel privato il processo è più rapido.   La scuola come può intervenire? La segnalazione tempestiva delle difficoltà da parte delle insegnanti è un tassello essenziale. La scuola può davvero fare la differenza. Di fronte ad un dubbio bisogna procedere senza procrastinare ed evitando di minimizzare le problematiche perché, con il tempo e con l’aumentare delle richieste scolastiche, le difficoltà tendono ad aumentare con risvolti negativi anche sul fronte emotivo. Secondo la Direttiva Ministeriale del 27/12/2012 la scuola ha la possibilità di redigere un Piano Didattico Personalizzato (PDP) in modo da fornire gli adeguati strumenti di supporto per raggiungere gli obiettivi scolastici previsti.   Mereu Cristina – Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva  

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