Inclusione

Plusdotazione: un talento da Scoprire e Valorizzare

19 Febbraio 2025

Tuo figlio è super curioso, impara argomenti che sono difficili per gli altri con estrema facilità rispetto ai suoi coetanei ma poi ha difficoltà a scuola?


Hai mai sentito parlare di "plusdotazione" o "giftedness" ?


Questi termini si riferiscono a bambini con capacità cognitive superiori alla media. Ma cosa significa esattamente? E quali sono i rischi di una mancata identificazione?


Cos'è la Plusdotazione?




L’intelligenza non ha una definizione univoca e quella cognitiva si misura con i test che danno come risultato un Quoziente intellettivo (QI o IQ). Una intelligenza nella norma è indicata da un QI compreso tra 85 e 115.


Sopra il 115 abbiamo l’Alto Potenziale Cognitivo (APC)


Sopra il 130 si parla di APC di livello 2, 3 o 4, ossia di Plusdotazione/Giftedness.


Va specificato che il solo valore del QI spesso non basta: è come sapere il peso di una persona senza considerare il sesso, l’età, quanto è alta, l’indice di massa grassa, magra e muscolare.


Il clinico dovrebbe analizzare gli indici che compongono il QI e immergere tali valori nell’unicità di funzionamento mentale complessivo di quella persona, in modo da trasformare i date bidimensionali numerici, in una visione 3D.


La velocità neuronale quasi doppia rispetto ai normotipici e le capacità maggiori in alcuni ambiti rispetto ai coetanei, non sono sufficienti a descrivere l’intelligenza di un bambino plusdotato.


Oltre alla dimensione quantitativa (sintetizzabile con la misurazione QI, si devono considerare anche gli aspetti qualitativi. Siamo di fronte a sensibilità diverse che hanno come conseguenza una diversa rappresentazione del mondo.



Diversi modelli teorici hanno cercato di definire la plusdotazione.


Uno dei più influenti è il modello dei tre anelli di Renzulli (1978), che identifica tre caratteristiche interconnesse nella plusdotazione: abilità intellettuale superiore alla media, creatività e impegno nel compito.

Renzulli, J. S. (1978). What makes giftedness? Reexamining a definition. Phi Delta Kappan, 60(3), 180-184.


Come riconoscere un bambino plusdotato?



Non esiste un unico identikit che ci possa far riconoscere un bambino plusdotato.


La plusdotazione non equivale quasi mai ad “andare bene a scuola”.


Il bambino plusdotato ha le abilità cognitive per andare bene, ma non sempre le applica. Perché? Molteplici sono le variabili in gioco.


Alcuni elementi osservativi che possono aiutarci ad intercettare la plusdotazione sono:


- un vocabolario ampio ed un linguaggio molto sviluppato;


- processi di ragionamento precoci ed avanzati;


- una memoria eccellente (elephant memory);


- ampi interessi e forte curiosità;


- pensiero creativo e fuori dagli schemi (definito “pensiero arborescente”)


- forte empatia;


- tendenza alla leadership;


- capacità di elaborazione visiva elevate,


- forte impegno in situazioni sfidanti


- elevato senso della giustizia


È importante sottolineare che questi segnali non sono sempre presenti in tutti i bambini plusdotati e che la plusdotazione può manifestarsi in modi diversi.


Il Plusdotato in classe



In classe esite una vasta gamma di personaggi dietro ai quali può nascondersi una plusdotazione:


- lo specialista, lo specialista che fa bene solo ciò che gli interessa. Può essere descritto da frasi come “È bravo ma non si impegna!” “È intelligente ma potrebbe fare di più”.


- il famelico di conoscenza con una insaziabile sete di curiosità: “Alza sempre la mano, vuole sempre dire la sua e non lascia spazio ai compagni”


- il collezionista di note: “Fa bene gli esercizi, ma poi disturba, si alza, e parla”


- la “bambina sulle nuvole” (tendenzialmente sono femmine), con il corpo in classe ma la mente altrove


- il “polemico” che contrasta le ingiustizie percepite e/o si imbatte in sfide di “braccio di ferro cognitivo” con gli insegnanti.

Ecc.


Quali sono i rischi di una mancata identificazione della Plusdotazione?



La mancata identificazione della plusdotazione può comportare diverse problematiche per il bambino, sia a scuola che nella vita sociale:


- Noia e demotivazione a scuola: Se il bambino non trova stimoli adeguati, può annoiarsi e perdere interesse per l'apprendimento.


- Difficoltà relazionali: Il bambino può sentirsi diverso dai coetanei e avere difficoltà a socializzare.


- Bassa autostima: Se il bambino non si sente compreso e valorizzato, può sviluppare una bassa autostima


- Abbandono scolastico: In alcuni casi, la frustrazione e la mancanza di supporto possono portare all'abbandono scolastico.


La plsudotazione può essere una cornice che restituisce nuovi significati al “quadro”: in altre parole permette di rileggere alcuni comportamenti, atteggiamenti, disagi, da un altro punto di vista.


Tale rilettura degli elementi osservativi ci permette di calibrare strumenti di intervento mirati e rispettosi delle peculiarità di funzionamento cognitivo e mentale.


Sappiamo che adulti plusdotati sono stati sicuramente bambini plusdotati, ma non tutti i bambini plusdotati diventano adulti plusdotati.


L’intelligenza è come una pianta: va curata e fatta crescere. Un QI non è per sempre: occorre prendersene cura, alimentarlo in modo nutriente e sano e rispettando la corretta esposizione alla luce.


Uno studio di Winner (1997) ha evidenziato come i bambini plusdotati che non vengono identificati e supportati adeguatamente possono andare incontro a problemi di adattamento sociale ed emotivo.


Riferimento: Winner, E. (1997). Gifted children: Myths and realities. Basic Books.

 

Cosa fare se si sospetta una plusdotazione?


Se si sospetta che il proprio figlio possa essere plusdotato, è consigliabile rivolgersi a un professionista qualificato per una valutazione cognitiva.


Da un punto di vista clinico si evidenzia che la plusdotazione non è una diagnosi (non trattandosi di un disturbo), ma una valutazione cognitiva. In quanto tale non richiede il “timbro ’ASL” (ossia non deve essere rilasciata esclusivamente da una NPI - NeuroPsichiatria Infantile) e può essere rilasciata da professionisti privati e consegnata alla Scuola.


Questa valutazione può fornire informazioni preziose sul profilo cognitivo del bambino e aiutare a individuare le strategie più adeguate per supportarlo nel suo percorso di crescita; come per esempio chiedere alla scuola di attivare Piani Didattici Personalizzati che possano aiutare l’alunno.


Plusdotazione e neurodiversità


È importante sottolineare che la plusdotazione rientra nel concetto di neurodiversità.


In sintesi: siamo tutti neurodiversi, ogni cervello funziona in modo diverso, ma l’80% circa dei cervelli funziona in modo simile e determina la “norma”.


La norma è un concetto statistico che indica il comportamento a maggior frequenza (non sempre il migliore possibile).


La plusdotazione si colloca fuori dalla norma, diverge rispetto ad essa, ossia rientra in quelle che sono definite “neurodivergenze”. Essa non è una categoria diagnostica e vuole essere un invito a non accontentarci del potere semplificatorio delle etichette, ma a sforzarsi di abbracciare il paradigma della complessità e  valorizzare le differenze individuali, le soggettive unicità di ogni singola persona.


Questo ci permette di non "normalizzare" il bambino plusdotato e, nel rispetto delle sue specificità, di aiutarlo a sviluppare il suo pieno potenziale.


Conclusioni



La plusdotazione è un talento prezioso che va scoperto e valorizzato.


Riconoscere i segnali, supportare il bambino nel suo percorso di crescita e promuovere una cultura dell'inclusione sono passi fondamentali per garantire che questi bambini possano esprimere il loro pieno potenziale e contribuire alla società in modo significativo.


Occorre imprimere nella nostra mente che i bambini plusdotati non sono esattamente come gli altri, ma come gli altri sono bambini.


Dott. Stefano Bellizzi Psicologo specializzato in Plusdotazione


Per informazioni: stefano_bellizzi@hotmail.com