Benessere e Attività Extra

Estate. Il Tempo dei Bambini

3 Luglio 2025

Estate. Il tempo ai Bambini



Riflessioni sull’Infanzia, la Pausa e il Diritto al Vuoto


Nel periodo delle vacanze estive, soprattutto per i bambini della scuola primaria, le elementari— si ripresenta, puntuale, la questione dei compiti. Libri da completare, eserciziari da portare in viaggio, pagine da colorare con pennarelli senza sbavature. È questo il modo migliore per accompagnare i bambini in una pausa tanto attesa?


Forse dovremmo fermarci un attimo e domandarci: cosa serve davvero ai bambini in questo periodo dell'anno?


Il Tempo Sospeso


L’estate, da sempre, è un tempo altro. Un tempo che sfugge al calendario scolastico e al registro delle competenze. È il tempo in cui ciò che si è appreso durante l’anno può finalmente sedimentare, trasformarsi in immagine, gesto, suono, racconto.


Ma oggi sembra che anche l’estate debba “servire a qualcosa”. Che ogni momento libero debba essere riempito. Così, anche i famosi “compiti delle vacanze” finiscono per riflettere la stessa logica che governa l’anno scolastico: esercizio, correzione, prestazione.


Eppure, sfogliando quei sussidiari, ci accorgiamo di un paradosso: anche nel momento della libertà, si propongono ai bambini attività che impongono confini netti. Contorni da rispettare, linee nere da non oltrepassare. Non disegnare, ma colorare. Non creare, ma compilare. (leggi il nostro articolo)


Il Diritto al Vuoto


Forse ciò che manca, più di tutto, è la fiducia. La fiducia che il bambino — anche da solo — sappia stare nel tempo, nel proprio tempo.

Che sappia abitare il vuoto, quel tempo non programmato, senza tabelle di marcia né attività preordinate.

E che proprio lì, nello spazio lasciato libero, avvenga qualcosa di prezioso: l’invenzione, l’ascolto, la trasformazione.


L’estate può e deve essere il tempo della sperimentazione naturale, del contatto con la terra, con l’acqua, con il vento.

Un tempo per camminare a piedi scalzi, per fare castelli di sabbia e intrecciare fili d’erba. Un tempo per guardare le nuvole, ascoltare i suoni, raccogliere legnetti e costruire giochi immaginari.


Perché anche nei gesti più semplici, un bambino può raccontare il mondo. Può costruire le fondamenta del proprio pensiero, della propria sensibilità, del proprio linguaggio. Senza ansia da prestazione, senza il bisogno di “produrre” qualcosa da valutare.




Il Ritmo che Nasce da Dentro


Nella nostra società, il vuoto fa paura. È qualcosa da evitare, da riempire subito. Ma per i bambini, il vuoto è spazio fertile. È da lì che nascono la fantasia, la concentrazione, la capacità di stare con se stessi e di costruire relazioni autentiche.


Invece di colmare ogni ora con mille attività, potremmo offrire ai nostri figli la possibilità di ascoltarsi, annoiarsi, rallentare. Di abitare un tempo non scandito da obiettivi, ma da un ritmo interiore, personale.

Un ritmo che li aiuta a crescere, non perché li prepara a un futuro lontano, ma perché li ancora saldamente al loro presente.


Uno Sguardo Adulto che Fa Spazio


L’estate può diventare, allora, un tempo educativo potente, ma non nel senso tradizionale del termine. Non insegnare, ma accompagnare. Non proporre, ma osservare. Lasciare spazio perché i bambini possano occuparlo con il proprio mondo.


E questo spazio non è solo fisico: è anche simbolico, relazionale. È lo spazio che un genitore può scegliere di non riempire, ma di custodire.

Perché ogni bambino, per crescere, ha bisogno di una casa del tempo, non solo di compiti ben fatti.



Il Tempo che Insegna a Essere


In questo varco estivo, l’infanzia può ritrovare la sua voce. Può riconnettersi alla natura, alla lentezza, alla spontaneità. E gli adulti possono riscoprire che il vero compito delle vacanze non è “mantenere il ritmo scolastico”, ma offrire un tempo autentico, dove immaginare, ricordare, scoprire, essere.


Perché l’educazione non è solo ciò che si insegna. È ciò che si concede.

E concedere tempo, oggi, è forse il dono più grande che possiamo fare.


Francesca Merlo