11 Novembre 2022
A chi per la prima volta s’imbatte in una realtà scolastica Senza Zaino, la domanda sorge spontanea: è possibile mandare i bambini a scuola senza le loro ingombranti conchiglie di stoffa?
A queste perplessità risponderemo che sì, è possibile!
Certo, non basta spogliare gli studenti del loro amato fardello per stravolgere il modello educativo di una scuola, ma da questo gesto apparentemente innocuo si può partire per cambiare in meglio un sacco di cose.
L'approccio Senza Zaino è una rivoluzione pedagogica e didattica che si prefigge non solo di “fare scuola”, ma di “essere scuola” in un modo diverso. In particolare, scardina lo stereotipo degli spazi, attività e abitudini a cui siamo abituati per promuovere una modalità più inclusiva di vivere lo spazio educativo, affinché i bambini possano sentirsi protagonisti e membri di una comunità di cui prendersi cura.
Vediamo che cosa le rende speciali, e perché hanno scelto di chiamarsi in questo modo.
E’ dalla riflessione sugli oggetti - intesi come arredi, strumenti e ambienti - che ha preso vita la pedagogia Senza Zaino.
“Noi siamo partiti da un oggetto apparentemente banale, feriale, quotidiano: lo zaino che utilizzano i nostri bambini e i nostri ragazzi per andare a scuola. Perché, ci siamo chiesti, viene impiegato solo nelle scuole? Perché gli adulti per andare a lavoro tutt’al più portano con sé cartelle o borse leggere? [...] Il dizionario ne dà questa definizione: «Sacco di tela robusta rinforzato e munito di cinghie per essere portato a spalla, sia da soldati, che alpinisti e gitanti.››
Dunque l’utilizzo dello zaino non è un fatto neutrale, indifferente: mette in rilievo, da subito, un’immagine di ambiente perlomeno inospitale.
E’ stato inventato per affrontare situazioni disagevoli, se non impervie. Siamo di fronte allora a un’organizzazione che struttura un ambiente (formativo) in modo tale che per essere vissuto necessita che gli alunni si impegnino in un trasporto quotidiano di cose che servono ad attrezzare un luogo altrimenti spoglio, senza dotazioni, privo degli equipaggiamenti di base.”
Così Marco Orsi, fondatore del progetto Senza Zaino, racconta la genesi del progetto nel suo libro
“A scuola senza zaino. Il metodo del curricolo globale per una didattica innovativa” :
- se gli oggetti e gli spazi condizionano il modo in cui si fa scuola, così come il rapporto fra insegnanti e bambini, ristrutturarli è il punto d partenza per lavorare a un modello educativo più accogliente e funzionale all’ apprendimento.
La scelta di liberarsi dell’ingombrante compagnia dello zaino, dunque, non è la mera stravaganza di un Dirigente un po’ naïf, ma la parte ultima di una revisione profonda che sceglie di fare della Scuola un luogo a misura di bambino, dove il necessario è a disposizione di tutti perché possano sentirsi liberi di creare e al contempo prendersi cura di spazi e persone.
1) Non ci sono banchi singoli, cattedre e i materiali restano in classe.
Stop alle trincee di banchi schierate di fronte alla maestre; i banchi sono disposti per favorire l'interazione, la cooperazione e i lavori di gruppo rivoluzionando la geografia dell’aula, la pedagogia Senza Zaino trasforma la classe in una micro comunità, dove ognuno sente come propri gli oggetti di tutti e percepisce come necessario e vitale il suo contributo alla vita del gruppo.
L’idea complessiva è quella di un’aula-bottega, dove gli attrezzi del pensare e del fare sono a disposizione di tutti e i bambini sono chiamati, come piccoli artigiani, a osservare, progettare, creare per risolvere quelle che sono piccole sfide quotidiane.
Le classi diventano spazi aperti e gli arredi isole di lavoro mobili per agevolare il momento dell’apprendimento, sia esso un laboratorio, il confronto di gruppo o un disegno da soli. Per la prima volta compare in aula l’ “Agorà”, un’area soffice dove i bambini si radunano ogni mattina per condividere stati d’animo e discutere il da farsi, come una piccola assemblea di cittadini nell’antica Grecia che definisce insieme la direzione della comunità.
2) Mette al centro la comunità.
Riordinare l’aula insieme, personalizzarla, ridipingere insieme quel muro un po’ triste: attraverso la suddivisione dei lavori e la partecipazione diretta alle faccende di ogni giorno, i bambini vengono coinvolti attivamente nel processo e abituati a pensarsi non come comparse di una commedia, ma registi e protagonisti di tutto ciò che va in onda in classe.
A partire dalla semplice introduzione dell’Agorà, poi, crescono sperimentando una scuola democratica, dove si impara a discutere insieme e a fare scelte come risultato di una volontà condivisa che non ha bisogno di imporsi dall’alto. E' il momento in cui gli insegnanti trasmettono il valore e l'importanza dell'ascolto reciproco, in cui ciascun bambino porta all'attenzione dei compagni il proprio quotidiano raccontando avvenimenti importanti del giorno prima, è l'occasione per parlare delle novità belle e brutte e di ciò che accade nel mondo fuori dalla scuola.
In questo contesto - che riesce ad essere autorevole pur rispettando le individualità di ognuno -, la voce e la presenza dell’insegnante diventano una guida che accompagna il gruppo alla scoperta di sé, degli altri e del mondo.
3) Promuove valori più sani.
La pedagogia Senza Zaino raccoglie le sfide attuali, come l’indifferenza, il consumismo e la competizione per coltivare un legame profondo e autentico fra l’individuo e il mondo. Basta vantarsi per ciò che si possiede, gareggiare con gli altri per portare a casa il risultato migliore: a inizio anno, con una piccola cerimonia che stimola il senso di comunità, ognuno riceve una cartella uguale a quella degli altri e impara a guardare i compagni come alleati che giocano nella stessa squadra. La valutazione si fa mite - passando dai voti-etichette a descrizioni gentili -, mentre alle regole imposte e alle punizioni si preferiscono l’ascolto empatico e il perché delle cose, affinché ognuno diventi capace di essere se stesso senza calpestare i bisogni degli altri.
Una delle cose che rende speciali le scuole Senza Zaino è l'abitudine di darsi ogni mattina il tempo
per "salutarsi".
Ad attendere i bambini non c’è alcun "Aprite le cartelle, ora cominciamo!", ma uno spazio confortevole per connettersi e ritrovarsi.
Nella filosofia Senza Zaino, infatti, è difficile essere pronti per la prossima gara, se prima non si è celebrato come si deve il piacere di essere una Squadra!
Gli spunti per farlo possono essere tanti: una storia da leggere, un gioco per raccontarsi il weekend o una semplice domanda rimasta in sospeso nell'aria: seduti insieme nell'Agorá, i bambini si raccontano, ridono, imparano, ed esplorano l’essere se stessi.
Se è vero che in ogni scuola c'è l'abitudine di darsi il buongiorno, nelle Senza Zaino questo gesto diventa un momento istituzionale, un rituale mattutino cui è affidato il compito di introdurre i bambini nello spazio scolastico affinché possano abitarlo con gioia.
Scegliere di stare in un luogo e prendere parte a ciò che in esso accade, infatti, è un premessa indispensabile - e troppo spesso trascurata - quando si parla di apprendimento.
Ecco che offrire quotidianamente ai bambini uno spazio di espressione e connessione col gruppo - lungi dall’essere un “tempo sottratto all’apprendimento” - è un booster di motivazione per massimizzare e consolidare gli apprendimenti.
Ma c’è di più!
Quello dell’Accoglienza è un momento creativo e mai uguale a se stesso, che si presta a tutto ciò di cui c’è bisogno: ecco che nei giorni che precedono il Natale, allora, può trasformarmi in un Calendario dell'Avvento vivente, dove i genitori portano in dono qualcosa di utile o i propri talenti, improvvisandosi maestri di creatività e spensieratezza per i propri bambini.
Quella Senza Zaino è dunque una pedagogia dai “piedi per terra”, che mira a ridurre la distanza della Scuola dal Mondo - come fra il Sé e l’Altro - affinché crescervi non sia un passaggio forzato, ma un’opportunità per prepararsi al Dopo conservando il coraggio di cambiarlo. Lavora perché l’apprendimento non sia “tutta Testa”, ma coinvolga attivamente il Corpo e le Mani, ricomponendo quella frattura fra un Sapere puramente astratto e un non meno valevole Saper Fare. Così, accanto allo scrivere, parlare, ascoltare compaiono il fare, lo spostare, l’esplorare; si passa dall’obbedire, l’adeguarsi, il rinunciare all’esprimersi, discutere e cambiare.
Accanto a tutto questo, non dimentica il Cuore, e si impegna a rendere la Scuola un luogo accogliente, fatto di Collaborazione, Scoperta e Libertà, perché i bambini possano desiderare di farvi ritorno con la stessa gioiosa impazienza con cui ogni sera varchiamo la soglia di Casa.
Ad oggi sono più di 290 gli istituti e 630 i plessi che partecipano al Progetto Senza Zaino, scuole pubbliche e paritarie, con una pluralità di
soluzioni educative che accompagna i bambini dalla fascia 0-3 anni fino alla Secondaria di Secondo Grado.
Se sei di Torino puoi trovare le Scuole senza Zaino del territorio grazie al motore di Ricerca di Che Scuola selezionando nel filtro avanzato il metodo educativo "Senza Zaino" oppure puoi scrivere il nome dell’Istituto, o muoverti grazie alla mappa interattiva.
E se vuoi saperne di più su come come aderire alla rete ecco un articolo dedicato.
Raffaella Gagliardi
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