29 Maggio 2023
Personaggio
Don Lorenzo Milani
Vita
27 maggio 1923 Firenze - 26 giugno 1967 Firenze
Pensiero
Promotore dell’educazione dei giovani appartenenti ai ceti più disagiati
Titolo
Sacerdote della chiesa cattolica e insegnante
Per capire come mai la figura di Don Milani richiami, ancora oggi, tanta attenzione, e perché viene citato spesso in riferimento all'educazione e alla scuola, riportiamo brevemente la sua vita da educatore e da prete e come, nel vivere questi due ruoli, fu assolutamente controcorrente.
Durante il suo primo incarico di cappellano, nel 1947, Don Milani creò una scuola popolare e gratuita per gli operai e i contadini.
Le sue riflessioni sull’emancipazione e l’insegnamento fecero maturare in lui il chiaro pensiero secondo cui alla base dell’emancipazione, al superamento delle ingiustizie sociali, e alla realizzazione dell’uguaglianza, ci fosse la capacità di padroneggiare la lingua.
Per questo motivo la sua missione divenne fin da subito quella di istruire le classi disagiate: l’istruzione era per Don Lorenzo Milani un vero e proprio strumento politico necessario per l’emancipazione e il raggiungimento dell’ideale di uguaglianza tra gli individui.
Questa posizione politica chiara e forte non fu l’unica a farlo risultare una figura scomoda.
Durante le elezioni amministrative del 1951 e poi delle politiche nel 1953, una direttiva vaticana chiese esplicitamente ai cristiani di votare in senso ‘’non contrario alla chiesa’’ ma Don Milani, non soltanto non rispettò tale direttiva, ma, addirittura, ricordava ai cittadini l’importanza della libertà del voto e dell’ascolto della propria coscienza.
Per questo atto, considerato di ribellione, venne trasferito a Barbiana: una borgata isolata dell’appennino abitata da sole 120 anime senza corrente e strade.
Anche a Barbiana Don Milani perseguì la sua Missione di insegnante realizzando una scuola per i figli dei contadini e dei poveri che non avevano strumenti per emanciparsi.
La sua scuola fu rivoluzionaria per due motivi: in primis per l’obiettivo chiaro volto a portare l’emancipazione delle classi disagiate, in secondo luogo per il suo metodo che metteva al centro dell’istruzione lo sviluppo di un pensiero critico che si fonda sulla padronanza della lingua.
La scuola era aperta anche dodici ore al giorno e tutti i giorni dell'anno.
Il tempo era per Don Milani un grande dono di dio e non poteva essere sprecato.
Per Don Milani un uomo è libero, e capace di emanciparsi, solo se padroneggia la lingua necessaria a costruire il proprio pensiero critico, utile anche ad esercitare i propri diritti.
Don Milani portò in classe come pratica la scrittura collettiva: tutti i giorni dopo la lettura dei quotidiani si rifletteva insieme per poi redigere un commento condiviso per iscritto.
Oltre alla didattica vera e propria, la scuola consisteva anche di incontri con intellettuali e uomini attivi della politica.
Per assicurare un lavoro di crescita personale, e l’acquisizione di competenze linguistiche, durante gli incontri la precedenza alla parola era sempre data a chi aveva titolo di studio inferiore.
L’obiettivo di questo vero e proprio progetto educativo era l’emancipazione e il riscatto.
Quella di Barbiana non era una scuola volta a creare fedeli, infatti Don Milani non volle neppure la croce in aula, ma era una scuola volta alla libertà dell’individuo e alla costruzione di un senso critico e civile per assicurarne la sovranità.
Nel 1965 Don Milani scrisse una Lettera ai cappellani militari in cui difendeva apertamente l’obiezione di coscienza al servizio militare.
La lettera venne pubblicata da una testata giornalistica e Don Lorenzo venne accusato e processato per apologia di reato.
Durante il periodo a Barbiana vennero pubblicati tre testi: Esperienze pastorali, L’obbedienza non è più una virtù, Lettera a una professoressa.
Le opere di Don Milani accesero grandi dibattiti sulla scuola e sulla necessità di un suo rinnovamento alla luce dell’importanza sociale di questa.
Don Milani morì di leucemia il 26 giugno del 1967.
“Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora io reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri.”
“L’arte dello scrivere è la religione. Il desiderio di esprimere il nostro pensiero e di capire il pensiero altrui è l’amore. E il tentativo di esprimere le verità che solo si intuiscono e le fa trovare a noi e agli altri.
Per cui essere maestro, essere sacerdote, essere cristiano, essere artista e essere amante e essere amato sono in pratica la stessa cosa.”
“Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto.
“Se si perde loro (i ragazzi più difficili) la scuola non è più scuola. É un ospedale che cura i sani e respinge i malati.”
Sito della Fondazione Don Milani
Film su RaiPlay Don Milani il priore di Barbania
Speciale su TG1
Antonella Giostra
Condividi questo articolo