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Scuole della Felicità in Italia: intervista al fondatore
Sempre più persone si trovano a confrontarsi con il desiderio di raggiungere una felicità autentica e duratura, non solo a livello personale ma anche nel contesto delle comunità e delle scuole.
In risposta a questa esigenza, è nato un movimento che sta guadagnando sempre più popolarità in Italia: le "Scuole della Felicità".
Queste scuole innovative si propongono di insegnare e coltivare il benessere psicologico e sociale tra gli studenti, creando un ambiente educativo che valorizza la felicità come fondamento per il successo scolastico e la realizzazione personale.
Esploreremo l'evoluzione delle Scuole della Felicità in Italia, analizzando il loro approccio e i risultati ottenuti finora attraverso un'intervista che ci ha rilasciato il Prof. Mariano Laudisi ideatore del progetto “Le scuole della felicità”.
Professor Laudisi come è nata l'idea di creare le Scuole della Felicità?
C'è un evento o una motivazione particolare che l'ha ispirata?
Non ho mai creduto al caso. Credo fortemente che la vita di ciascuno di noi sia guidata da un disegno che bisogna saper cogliere e interpretare.
L’idea di questo progetto è la risultante di due fattori: uno professionale ed uno personale.
Nel 2018, convinto che non potesse più bastare la semplice lezione frontale o tutto l’entusiasmo che mettevo nelle mie ore di insegnamento, cercavo un qualcosa per cui rendere davvero la scuola un percorso personale, utile all’alunno.
Un cammino nel quale gli studenti potessero crederci davvero e attraverso il quale trovare il vero interesse per la realizzazione dei propri sogni. Così, professionalmente iniziai a muovere i primi passi interessandomi al “metodo danese” e, nel contempo, poiché stavo attraversando un periodo particolare della mia vita, mi avvicinai alla Psicologia Positiva e alla PNL (Programmazione Neuro Linguistica).
Unendo queste due esigenze, capii che era, inizialmente un’intuizione, ma poi, a seguito delle conseguenze del Covid, una necessità improcrastinabile, creare un progetto in cui le tecniche della PNL e della Psicologia Positiva venissero declinate nella didattica italiana.
Quali sono i principali pilastri su cui si basa il vostro metodo educativo?
Sono partito dal comandamento biblico dell’ “ama il prossimo tuo come te stesso”, soffermandomi sulla seconda parte, “come te stesso”, forse poco attenzionata.
Quanto mi amo? Quanto tempo dedico a me stesso? Cosa faccio per una mia crescita personale e per il mio benessere?
Si può amare l’altro, ci si può prendere cura dell’altro solo nel momento in cui sono ben piantato e centrato su me stesso.
Per arrivare a tutto ciò, è necessario un cammino consapevole, fatto di scelte e azioni mirate.
È un percorso che deve tendere alla creazione di una leadership personale. Sono profondamente convinto che tutte le competenze non cognitive (dalle soft skills alle life skills) siano condensate in un unico obiettivo: la costruzione e l’implementazione di una leadership personale.
La vision della nuova scuola che questo metodo suggerisce si fonda su alcuni principi:
non identificare l’alunno con il voto,
valorizzarlo per il sol fatto che esiste,
non stigmatizzare i suoi errori,
dare massimo spazio alle sue emozioni,
aiutarlo nella creazione di un pensiero positivo per un più proficuo apprendimento,
eliminare le sue credenze tossiche,
educarlo a nuove mappe mentali,
educarlo alla vocazione,
far venire fuori tutto il suo potenziale.
In che modo la felicità si integra con l'apprendimento e lo sviluppo degli studenti ?
Il rischio, sempre maggiore, è che gli studenti terminino il ciclo scolastico con il solo impianto cognitivo (fondamentale e propedeutico alla realizzazione di ogni alunno) che, in molte circostanze (ed in merito ci sono i dati allarmanti provenienti da ambienti medico-scientifici che ci danno un quadro drammatico della situazione dei nostri ragazzi in fascia pediatrica. In forte aumento i disturbi legati alla psiche, l’uso di ansiolitici e psicofarmaci, il ricorso a droghe ed alcool e il sempre crescente fenomeno dell’autolesionismo) non è bastevole o è offuscato e invalidato da una mancanza di gestione del sé.
C’è bisogno, dunque, che l’apprendimento cognitivo sia preceduto e poggi su un saldo impianto non cognitivo. È da questa certezza che nasce la mia massima “meglio sto e più so”.
Il metodo Le Scuole della Felicità, con la creazione di una leadership personale, tende ad incarnare davvero la sperata didattica personalizzata.
Infatti, i ragazzi imparando a padroneggiare le cinque aree di miglioramento personale (gestione delle emozioni, gestione delle relazioni, gestione e conoscenza della comunicazione, gestione del tempo e degli obiettivi, benessere psicofisico) potranno da un lato accrescere e moltiplicare esponenzialmente il loro potenziale cognitivo, dall’altro, i più indecisi, i più fragili, quelli che ancora non hanno sviluppato un’identità o un progetto di vita, avranno gli strumenti per avere fiducia in sé stessi.
Ciò consentirà loro di porsi al centro del proprio cammino di crescita, di non essere in balìa del caso e di evitare il fenomeno della dispersione scolastica quale soluzione adottata da molti studenti poiché vista come l’unica alternativa al dolore provocato dai continui fallimenti che essi percepiscono e interiorizzano.
È un intervento che va a prevenire ciò che Seligman, padre della psicologia positiva, chiama “impotenza appresa”, anticamera di depressione e di quasi sicuro insuccesso nella vita e nel percorso scolastico. Quando parlo di successo, è giusto sottolinearlo, non mi riferisco ai risultati che ognuno può ottenere in campo lavorativo, ma il successo a cui punto è il benessere dell’individuo, il sapersi approcciare alla vita, il saper sviluppare resilienza, il sapersi rapportare all’altro, il saper amare il prossimo, il saper gestire le emozioni traducendo e trasformando gli eventi della vita da improduttivi a produttivi.
Le Scuole della Felicità stanno guadagnando sempre più attenzione e partecipazione. Quali sono state e sono le sfide principali nel promuovere questo approccio all'interno del sistema educativo tradizionale?
Ad oggi hanno aderito ben 31 istituti scolastici da tutta Italia. Collaborano con noi anche associazioni del terzo settore. Non ho avuto particolari difficoltà nel diffondere questa idea. Sono profondamente convinto che il cambiamento non si debba presentare con la forza o a suon di pubblicità.
Al momento, non ho investito denaro per divulgare questa idea.
Mi sono solo affidato alla mia incrollabile voglia di lavorare seriamente per dare il massimo della qualità a docenti e alunni.
Per far ciò ho investito (e sto investendo) tanto, in studio e in denaro, per formarmi alle migliori scuole di formazione e crescita personale.
Mi sono iscritto alle scuole di formazione di Roberto Re, a mio avviso il numero uno in Italia in questo campo, e ho avuto l’onore di incrociare i passi di un fantastico coach, Gianfranco Secondo, direttore dell’area sud Italia delle scuole di Roberto Re, con il quale collaboro per offrire il top della formazione ai docenti.
Per questo tipo di approccio, creando un rapporto cha va al di là della semplice dinamica formatore-corsista, resto nel tempo legato a ciascuno di loro.
Sono, poi, questi fantastici docenti, che con il loro entusiasmo e la gran voglia di cambiamento, invogliano e invitano altri insegnanti ad unirsi a questa grande famiglia. Sì, la chiamo famiglia perché si crea un ambiente intimo e di grande condivisione tra noi.
Quali cambiamenti positivi avete osservato tra gli studenti che hanno partecipato a queste scuole?
I risultati tangibili sono sotto gli occhi di tutti noi docenti quotidianamente.
Personalmente ho assistito alla cancellazione totale di quegli schemi tossici con cui i ragazzi leggevano la loro vita andando ad impattare negativamente anche sul rendimento scolastico.
Innalzamento dei voti, nuovo approccio alle interrogazioni e alle prove scritte, nuovo modo di interpretare la vita scolastica e il rapporto docente-alunno, rinnovata fiducia in una scuola per l’alunno e non per il “programma”.
La vera novità è che gli studenti si sentono davvero protagonisti e al centro di un percorso cucito sulle loro necessità di vita e di scuola.
Oltre agli studenti, in che modo coinvolgete gli insegnanti e il personale scolastico nel vostro programma?
Oltre agli studenti, che beneficiano di questo metodo durante l’orario curriculare o extracurriculare, anche per i docenti è previsto un percorso di formazione (al momento risultano formati a questo metodo ben 180 docenti).
Infatti, ritengo fondamentale che ogni docente, prima di divulgare idee e proposte agli alunni, debba sperimentare questo fattivo cambiamento su di sé. Come diceva l’adagio latino “nemo dat quod non habet”
Quali benefici hanno riscontrato a seguito di questa nuova prospettiva sull'educazione?
I docenti che hanno partecipato ai nostri corsi affermano che finalmente si è strutturata una formazione che tenga presente prima la persona e poi la figura del docente.
Sono entusiasti nell’apprendere che davvero un cambiamento radicale e fattivo sia realmente possibile per la vita di ciascuno. Molti ci confessano che è un corso davvero innovativo dove non si diffondono nozioni sterili, ma suggerimenti e tecniche per il ben vivere e per il ben insegnare.
Le scuole della rete vedono coinvolto tutto il personale didattico o è a discrezione dell'insegnante la partecipazione o meno al progetto?
Per partecipare è essenziale che partecipi la scuola intera o l'approccio può essere portato anche nelle singole classi grazie al singolo insegnante?
Per aderire al progetto abbiamo creato un modello molto “sburocratizzato”.
Basta solamente la firma del dirigente scolastico e, liberamente, ogni docente può parteciparvi.
Ci sono realtà che aderiscono con classi parallele, chi per moduli, chi, invece, ha iniziato la sperimentazione come singolo docente. Il mio sogno è quello di non creare gabbie affinchè ogni docente possa sentirsi libero di mettere in campo tutta la sua creatività al servizio della sua felicità e di quella dei suoi alunni.
Come rete di scuole, quali obiettivi sperate di raggiungere in futuro?
Il mio sogno è quello di arrivare ad un riconoscimento del metodo a cui, insieme ai tanti colleghi, stiamo lavorando. Sono convinto che, nei fatti, il metodo abbia una validità già assodata. Dico ciò perché le tecniche messe in campo sono quelle già rodate e misurate nel campo della psicologia positiva e nella PNL. Nulla è inventato: è una traduzione di quanto già esistente curvato sulla didattica italiana. Questa è la vera rivoluzione. Bisogna solo lavorare seriamente, con pazienza e con amore affinché sempre più dirigenti e docenti possano essere persuasi da questa nuova vision.
Quali sono i prossimi appuntamenti e i corsi di formazione che proponete?
I mesi che vanno da Settembre a Novembre saranno ricchi di novità.
A fine Agosto ci sarà un’esperienza di formazione fantastica con 30 docenti. Sarà una full immersion di due giorni, in una struttura di Cerignola (Fg), in cui, con il coach Gianfranco Secondo, parleremo di Felicità e benessere.
L’11 Settembre sarò ospite nella trasmissione GEO di Sveva Sagramola, su Rai 3, per parlare del nostro progetto.
Il 21 dello stesso mese ritireremo un premio per quanto fatto in tema di benessere per gli alunni.
A fine Settembre uscirà il libro “La Scuola della Felicità” edito da Sanoma Italia con prefazione di Robero Re.
Nel mese di Novembre parteciperò al BookCity Milano 2023 per presentare il mio libro.
Nei primi mesi del nuovo anno scolastico, poi, tre scuole della provincia di Cuneo verranno in Puglia per un week end formativo sempre con me e con Gianfranco.
Questo al momento il fitto calendario di appuntamenti già fissati.
Per quanto concerne altri cicli di formazione renderemo note le date attraverso i social o il sito internet www.lescuoledellafelicita.it
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